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Storia ambrosiana

Torna a risplendere l’urna di san Carlo

Si tratta di un capolavoro dell'arte orafa milanese del Seicento, oggi sottoposto a pulitura dalla Veneranda Fabbrica del Duomo. L'arca d'argento con il corpo del Borromeo sarà esposta fino al 31 luglio presso l'altare di San Giovanni Bono in cattedrale.

di Luca FRIGERIO Redazione

28 Ottobre 2010

Torna oggi a risplendere la preziosa urna che custodisce il corpo di san Carlo Borromeo nel Duomo di Milano. L’opera, infatti, un autentico capolavoro di arte orafa della prima metà del XVII secolo, è stata sottoposta nelle scorse settimane a un accurato intervento di ripulitura da parte della Veneranda Fabbrica, cosicchè sarà ora possibile ammirarne ogni singolo, raffinato dettaglio.

Composta da un telaio d’argento che unisce insieme oltre duecento specchi di cristallo di rocca, l’urna fu disegnata nei mesi immediatamente successivi la canonizzazione del Borromeo da uno dei più grandi artisti dell’epoca, Giovanni Battista Crespi detto il Cerano, e realizzata nel 1638 dalla bottega milanese dei Perego. I cronisti dell’epoca raccontano che i pregiati cristalli furono rinvenuti da alcuni pastori nel Vallese e, nel contempo, miracolosamente sognati da un orafo milanese, che li acquistò e li donò al governatore di Milano, Velasco. Costui, guarito prodigiosamente per intercessione dello stesso san Carlo, convinse l’imperatore Filippo IV di Spagna a offrire alla cattedrale milanese quest’arca d’argento per deporvi i resti mortali del santo vescovo.

L’urna fu pagata sedicimila scudi dell’epoca: una somma ingente, ma giustificata dall’altissima qualità del lavoro. Più di sessanta, infatti, sono le piccole figure a tutto tondo e finemente cesellate collocate sulla cassa (tra personificazioni delle Virtù, angeli e cariatidi), mentre in oro sono gli stemmi reali e nobiliari. Di grande interesse è anche la decorazione presente sulla lastra di copertura, con motivi simbolici e scene che rimandano alla vita del Borromeo: al centro, ad esempio, vi è una rappresentazione di san Carlo in preghiera al Sacro Monte di Varallo.

All’interno dell’arca argentea, il corpo del santo è rivestito con i paramenti pontificali, su cui spicca la croce pettorale di tormaline verdi e diamanti, omaggio dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria. Il volto, invece, appare coperto di una maschera d’argento, voluta dal cardinal Montini e modellata sull’impronta in cera presa alla morte di san Carlo.

Collocata all’interno della cattedrale, nel cosiddetto Scurolo (o Cappella di san Carlo), l’urna con le spoglie del santo vescovo è meta di continua devozione. Ma, per una maggiore fruibilità, proprio in occasione delle celebrazioni per il quarto centenario della canonizzazione del Borromeo essa sarà portata sull’altare di san Giovanni Bono, cioè nel transetto destro del Duomo, dove verrà solennemente scoperta dall’arcivescovo Tettamanzi il 1° novembre, rimanendo così esposta ai fedeli anche nei prossimi mesi, fino al 31 luglio.