Come il grande vescovo Ambrogio è stato il fondamento della chiesa di Milano, così San Carlo Borromeo ha senza dubbio rappresentato la figura principale della chiesa ambrosiana dell’età moderna.
La sua festa liturgica, che si celebra solennemente il 4 novembre, ci fornisce lo spunto per un “viaggio” nell’Altomilanese alla scoperta di testimonianze artistiche e storiche che lo riguardano.
I più grandi maestri di tutti i tempi, infatti, si sono cimentati con l’immagine di San Carlo e ne hanno puntualmente raccontato gli episodi della vita, lasciandone testimonianza nelle grandi cattedrali, nei santuari, nelle parrocchie e nei più modesti oratori campestri, sempre però con l’intento di celebrarne la figura e l’opera. Sicuramente non esaustivo, il nostro itinerario all’insegna del bello si apre con un grande maestro del primo Seicento: Giulio Cesare Procaccini, che ha realizzato attorno al 1612 una splendida tela raffigurante la Madonna con i Santi Ambrogio, Giacomo e Carlo Borromeo, oggi conservata nella sacrestia del Santuario della Beata Vergine dei Miracoli di Saronno.
Dalla bottega dello stesso autore è uscito anche il dipinto di San Carlo che comunica Paola Cusani Visconti, che si può ammirare nella chiesa dei Santi Cosma e Damiano a Turbigo.
Dopo Saronno è un’altro santuario mariano, quello della Madonna Addolorata di Rho, a proporci un’importante testimonianza borromaica; si tratta della pala d’altare della cappella di San Carlo, che raffigura il santo mentre porge il viatico gli appestati, commissionata nel 1684 ad Andrea Lanzani, precursore di quella svolta barocchetta operata qualche anno più tardi dal Legnanino e dall’Abbiati.
San Carlo in visita agli appestati è un’iconografia piuttosto diffusa e numerosi sono stati gli autori che hanno voluto lasciarne una loro interpretazione.
A Nosate, nella chiesa parrocchiale di San Guniforte, un anonimo pittore della prima metà del XX secolo ha riprodotto la celebre opera ottocentesca di Giuseppe Mancinelli, mentre a Cuggiono all’arcivescovo milanese è stata addirittura dedicata la chiesa-lazzaretto del cimitero.
Spostandoci nel Magentino, non possiamo tralasciare la grande pala seicentesca conservata nell’oratorio cittadino di San Rocco, che raffigura la Sacra Famiglia con San Giovannino e i Santi Francesco, Rocco e Carlo, opera recentemente attribuita dallo storico Mario Comincini al pittore Simone Barabino; sempre a Magenta, ma nella basilica di San Martino, vi è poi una pregevole copia del San Carlo in gloria di Giovanni Battista Crespi detto il Cerano.
A Robecco sul Naviglio, invece, oltre a una preziosa statua in legno policromo, vanno ricordate la tela di Camillo Landriani detto il Duchino conservata nella parrocchiale e due opere di Giovanni Battista de Advocatis che si possono ammirare in San Giovanni Battista e nella chiesa del cimitero.
Dello stesso autore è anche la pala della Crocifissione conservata nella chiesa della Madonna della Neve a Boffalora Ticino.
Dal Magentino all’Abbiatense il passo è breve; nella chiesa di Santa Maria Nuova di Abbiategrasso sono esposte alla devozione il San Carlo in estasi e l’angelo, opera del 1751 di Giovanni Antonio Cucchi e una pregevole copia della Madonna col Bambino e Santi Francesco e Carlo di Daniele Crespi.
Infine, ricordando la scomparsa cappella di San Carlo un tempo esistente nella chiesa di San Magno a Legnano, chiudiamo il nostro itinerario con una visita al santuario della Beata Vergine di Miracoli di Corbetta, dove è conservata la “camera di San Carlo” e un austero ritratto del santo, opera del pittore Lattuada di Pavia.