A ragazze e ragazzi servono adulti capaci di stare in relazione. Se non lo facciamo noi, lo chiederanno all’AI. È questa la consapevolezza che emerge dalla terza edizione di «Parole a scuola», una giornata di formazione gratuita organizzata da Parole O_Stili (associazione che da anni si impegna a contrastare il fenomeno della violenza delle parole off e online), Università Cattolica del Sacro Cuore e Istituto Giuseppe Toniolo.
Nel corso della giornata, a cui hanno preso parte oltre duemila persone, si sono alternati più di quaranta momenti di formazione tra panel, lezioni e laboratori, che hanno esplorato temi fondamentali per la scuola e la società di oggi: il rapporto tra intelligenza artificiale ed educazione, la collaborazione tra scuola e famiglia, l’uso consapevole dei social media e l’orientamento dei giovani nelle scelte per il futuro.
Beccalli: «Guidare gli studenti a sviluppare un senso critico»
«L’Università Cattolica del Sacro Cuore – ha dichiarato la rettrice Elena Beccalli all’apertura del convegno – è impegnata costantemente a ribadire la forza dell’education power, ossia del ruolo dell’educazione come motore per una crescita inclusiva e solidale. Il legame tra studio, benessere psicologico, canali digitali, intelligenza artificiale è il tema sul quale riflettere quando pensiamo la didattica di domani. E un ponte tra le scuole primarie e secondarie e l’università può aiutare molto nel ripensare la didattica. Queste sono le ragioni che mi hanno portato a proporre un Patto educativo per le nuove tecnologie e l’intelligenza artificiale. Il presupposto del Patto è che l’educazione può trarre benefici dalle nuove tecnologie quando queste fungono da mediatrici, senza che esse diventino un fine in sé».

«L’idea che l’AI – ha proseguito la Rettrice – possa essere considerata un sostituto del parere degli esperti chiama in causa il tema dell’autorevolezza delle autorità epistemiche, dei luoghi di formazione come le università e le scuole. Sappiamo bene quali sono i rischi che una propensione del genere comporta, primo tra tutti la perdita progressiva di fiducia nei confronti degli insegnanti, che potrebbero essere visti come mediatori di conoscenza ormai obsoleti (anche perché ritenuti fallibili, essendo esseri umani, al contrario della AI illusoriamente infallibile). È un tema, questo, che tocca la radice profonda dell’educazione. Il compito arduo degli educatori è, dunque, quello di assumersi l’onere di “guidare” e di aiutare le studentesse e gli studenti a sviluppare un senso critico e un’apertura mentale capaci di renderle cittadine e cittadini consapevoli».
Più del 90% dei giovani utilizza l’IA per schemi e approfondimenti
Secondo l’indagine illustrata nell’approfondimento «AI: tra informazione e formazione», curata dell’Osservatorio Opinion Leader 4 Future, in collaborazione con il dipartimento di Alta scuola in media comunicazione e spettacolo dell’Università Cattolica e Credem e condotta su un campione rappresentativo della popolazione italiana, oltre il 90% dei giovani tra i 18 e i 25 anni utilizza strumenti di intelligenza artificiale in modo attivo, creativo e multifunzionale, ben oltre la semplice ricerca tematica.

A differenza delle generazioni più mature, che tendono a servirsi dell’AI come di un motore di ricerca avanzato, i più giovani la impiegano anche per schematizzare contenuti complessi (50%) e approfondire argomenti specifici (45%), rivelando un potenziale innovativo non ancora pienamente valorizzato nel contesto scolastico.
«Le ragazze, i ragazzi e il grande utilizzo delle chat di AI lo dimostrano: fanno lì le domande che non riescono a fare a noi – ha spiegato Rosy Russo, fondatrice e presidente di Parole O_Stili -. Parlano di amicizia, sessualità, futuro, visioni del mondo. Cercano ascolto e risposte perché spesso noi adulti non abbiamo tempo, abbiamo pregiudizi o semplicemente non sappiamo cosa dire. Quando forse basterebbe semplicemente “stare”. “Parole a scuola” è nato proprio per questo: per offrire agli insegnanti e ai genitori strumenti concreti per entrare in dialogo con loro. Oggi, con oltre 2000 partecipanti, 40 panel e 130 speaker, il nostro impegno è un gesto di bene verso i più giovani e verso noi adulti, perché possiamo imparare ad aiutarli davvero».




