Mercoledì 3 settembre, alle 14.30, tra i cortili storici e i campi verdi di Cascina Biblioteca (via Casoria 50, Milano), prenderà vita il Giardino della Pace, simbolo concreto del Tempo del Creato 2025 (vedi qui la locandina). Qui, tra spazi recuperati e strutture che raccontano secoli di storia, l’Arcivescovo pianterà un ulivo della pace, gesto semplice, ma profondamente significativo, che intreccia memoria biblica, speranza cristiana e responsabilità verso la Terra.
Questo momento – promosso da Confcooperative Milano e Navigli, Cooperativa Cascina Biblioteca e Anffas Milano in collaborazione con la Diocesi -, accompagna il tradizionale appuntamento con il Tempo del creato, invitando la comunità a riflettere su come la cura del creato sia parte essenziale della costruzione della pace. Il tema di quest’anno, «Pace con il creato», richiama la visione del profeta Isaia, che descrive un mondo ferito dall’ingiustizia e dalla violenza, con città deserte, palazzi e torri in rovina, terre abbandonate e animali che si appropriano di spazi un tempo umani. Sono immagini che parlano di distruzione e disordine, ma allo stesso tempo aprono alla speranza: il deserto può diventare giardino, la giustizia può abitare la terra e da essa nasce la pace, che non è semplice assenza di conflitti, ma frutto di relazioni giuste, cura reciproca e responsabilità condivisa.
Oggi più che mai, queste parole risuonano con forza. Il nostro pianeta è ferito da inquinamento, deforestazione, cambiamenti climatici e sfruttamento intensivo delle risorse. Viviamo un tempo in cui la guerra, in molte forme, sembra estendersi anche al creato. Papa Francesco, nell’enciclica Fratelli tutti, ricorda che la pace non si costruisce solo evitando conflitti, ma promuovendo giustizia, dialogo e cura della vita e della natura. Custodire la Terra significa proteggere la vita stessa, ristabilire equilibri, creare comunità solidali e preparare un futuro sostenibile per le generazioni che verranno.
La piantumazione dell’ulivo assume allora un valore simbolico profondo. L’ulivo, albero resiliente e capace di rigenerarsi, rappresenta la speranza che il deserto possa rifiorire. Le sue radici profonde, i rami che si espandono verso il cielo e i frutti che germogliano narrano la possibilità di crescere e fiorire anche dopo periodi difficili. Piantare l’ulivo a Cascina Biblioteca significa radicare la pace nella terra e affermare che il futuro si costruisce con cura, collaborazione e responsabilità verso il creato.
La scelta di Cascina Biblioteca per il Giardino della Pace non è casuale. Le sue origini risalgono probabilmente al 1200: fu fondata dai Frati Umiliati come comunità agricola e centro di lavoro e preghiera. Nei secoli è stata grangia, villa contemplativa e luogo di produzione agricola. Dopo un periodo di abbandono, la Cascina è stata recuperata e oggi rappresenta un centro di inclusione sociale e culturale di fondamentale importanza per Milano. Qui persone fragili e con disabilità trovano formazione, inserimento lavorativo, ippoterapia e laboratori agricoli; anziani, migranti e studenti ricevono sostegno, orientamento e occasioni di socialità. La Cascina, con i suoi cortili, le stalle e i campi, preserva e valorizza il patrimonio rurale milanese, restituendo alla città un luogo di vita, lavoro e incontro comunitario.
Camminare per i cortili della Cascina significa immergersi in un ecosistema di relazioni e cura: bambini che giocano, ragazzi che si prendono cura degli orti e del verde, operatori e volontari impegnati nelle attività quotidiane, anziani che partecipano alla vita comunitaria. Ogni gesto è esperienza di relazione e solidarietà, ogni spazio racconta secoli di storia e memoria condivisa. Il messaggio del Giardino della Pace si rivolge a tutte le comunità del territorio: come il seme dell’ulivo, la pace può essere piantata in ogni quartiere, in ogni centro educativo, in ogni parrocchia. Ogni comunità è chiamata a custodire la terra, coltivare giardini di pace e far germogliare gesti concreti di giustizia e solidarietà. In questo tempo segnato da conflitti e fragilità ambientali, l’invito è chiaro: ogni realtà può avere il proprio ulivo da piantare, simbolo di speranza, responsabilità condivisa e futuro sostenibile.
Come suggeriva papa Leone nell’invito a partecipare al Tempo del Creato, la custodia del creato e la costruzione della pace sono responsabilità collettive che richiedono impegno concreto, cura reciproca e coraggio nella scelta di sostenere la vita. Il Giardino della Pace diventa così impegno di ogni persona e della comunità ad essere artigiani coraggiosi di fraternità, che i semi piantati nelle nostre terre possano germogliare e portare frutti di vita nuova.




