«Adesso dobbiamo impegnarci al massimo per fare tesoro della sua eredità sui temi dell’ecologia e per continuare a diffondere il messaggio della Laudato si’». È questa la reazione di Gloria Mari, che abbiamo raggiunto all’indomani della morte di papa Francesco.
Mari è responsabile del Centro Nocetum, la storica associazione ambrosiana di fedeli, con sede nel Parco agricolo sud Milano, che ha come carismi la spiritualità, l’accoglienza delle persone in difficoltà e la cura del creato. Inoltre Mari, di formazione geologa, rappresenta la Diocesi all’interno del Tavolo di studio «Custodia del creato», il panel di esperti voluto dalla Cei già nel 2001, ben prima dell’enciclica Laudato si’, con l’idea di supportare l’azione dei vescovi e delle comunità pastorali per affrontare i temi legati all’ambiente: «Da anni – racconta Mari – noi del Tavolo sulla custodia del creato attendevamo un documento come l’enciclica Laudato si’. Quando è uscita l’abbiamo accolta come una boccata di aria fresca. Ma il successo di quel testo, come sappiamo, è andato ben al di là del mondo ecclesiale: l’enciclica ha conquistato tutto il mondo».

Secondo Mari uno dei punti di forza del documento sta nell’aver coinvolto diversi esperti del settore: «Papa Francesco sentiva l’urgenza di affrontare l’argomento, ma sapeva di aver bisogno di una solida base scientifica per trattarlo». Tuttavia, la vera novità dell’enciclica sta nell’aver promosso una visione di ecologia strettamente intrecciata anche alla dimensione sociale. Quella che è stata definita “ecologia integrale”: «Francesco – sottolinea Mari – ha accolto il grido della Terra ferita, ma anche il grido dei poveri».
Una visione rivoluzionaria e al tempo stesso imprescindibile, in un mondo in cui tutto è connesso. Francesco lo ha ribadito anche nella Laudate Deum, l’esortazione apostolica con la quale, a 8 anni dalla Laudato si’, lanciava un nuovo appello «alle persone di buona volontà» e alle forze politiche a partire dalla constatazione che contro il cambiamento climatico non si stava (e non si sta) facendo abbastanza: «Francesco ci ha mostrato – sottolinea ancora Mari – come lo sviluppo economico non può più essere pensato come slegato dalla dimensione ambientale. È una visione troppo ristretta e di corto respiro. In gioco c’è la sopravvivenza stessa del genere umano».
Infine, tra le ricchezze della Laudato si’, Mari ricorda le ricadute sulle comunità che l’enciclica ha sputo generare: da una parte c’è il Movimento Laudato si’ che raccoglie gli omonimi Circoli, dall’altra c’è la rete delle Comunità Laudato si’, nate da un’iniziativa del Vescovo Domenico Pompili e della diocesi di Rieti e di Carlo Petrini, fondatore di Slowfood a seguito del terremoto di Amatrice. Attorno alla Laudato si’, sono sorte anche tante realtà meno strutturate, legate alle parrocchie e al territorio oppure a movimenti ecclesiali e a comunità religiose. Una ricchezza di presenze che è molto rappresentata anche nella nostra Diocesi: «Noi di Nocetum ci auguriamo che Diocesi si senta incoraggiata ad andare avanti sulla strada della custodia del creato tracciata dalla Laudato si’ – ha concluso Mari -. Un percorso verso il quale anche il nostro arcivescovo, mons. Delpini, ha mostrato grande interesse, come emerge anche nel suo ultimo discorso alla città, in occasione della solennità di sant’Ambrogio».




