«Aiutare i ragazzi a ritrovare il senso del viaggio». Così don Claudio Burgio – cappellano dell’Istituto penale minorile Beccaria e fondatore della Comunità Kayros, che accoglie ragazzi all’uscita dal carcere – ha sintetizzato la sua esperienza alla terza giornata della seconda Assemblea sinodale delle Chiese in Italia, in corso in Aula Paolo VI.
«La speranza è un cammino attraversato dal dolore, e accompagnare i ragazzi dal dolore alla speranza è un viaggio anche per me – ha detto -. Questo può aiutare anche la Chiesa a capire che la speranza è fuori dal carcere, e lì c’è tanto spazio per tutti. Solo una comunità che ti aspetta, ti accoglie e ti abbraccia può contribuire a cambiare la vita di tante persone. L’importanza è dare un’accoglienza vera. Non è l’inserimento delle pene che favorisce il cambiamento: quando una persona viene veramente accolta, cambia».

Nessuno è il reato che compie
Per Burgio è fondamentale che il giovane che ha commesso un crimine non sia identificato con il proprio reato, ma il rischio che questo accada è molto concreto. È necessario pertanto guardare tutto «con occhi nuovi», facendosi testimoni credibili e autentici: «Il Vangelo mi ha spinto a non rassegnarmi».
Don Claudio nei ragazzi trova l’umanità, comprende che la sofferenza rimette in corsa e fa ritrovare il senso del viaggio: «La speranza non è un ottimismo fragile, ma è un cammino attraversato dal dolore, accompagnare il loro dolore è un’esperienza anche per me, il Vangelo è davvero reale e non lo avevo capito prima di entrare in carcere».
Un altro insegnamento è arrivato da Daniel, uno dei ragazzi di Kayros, che proprio davanti a papa Francesco ha spiegato che si cresce nella vita e nella fede se non stai sempre con chi ti assomiglia. «Quando impari a guardare l’altro diverso da te come una storia sacra e non sbagliata – ha sottolineato Burgio -, allora entri in un piano diverso, si allarga lo sguardo». Il perdono, come quello di Carolina che scrive all’assassino di suo figlio, è una possibilità nel suo caso di «maternità vera che si apre a qualcosa di grande», ma in carcere il perdono diventa davvero conversione e pentimento.




