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11-15 aprile

Preti giovani a Palermo sulle tracce di Puglisi

Oltre cento presbiteri ordinati tra il 2006 e il 2015 al pellegrinaggio Ismi, guidato dall’Arcivescovo (nei primi tre giorni) col Vicario generale. «Tutto ruoterà attorno alla figura del sacerdote ucciso dalla mafia», spiega don Ivano Tagliabue della Formazione del clero

di Ylenia SPINELLI

9 Aprile 2016

«Dove ha abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia». È preso da un versetto del capitolo quinto della Lettera di Paolo ai Romani il tema del pellegrinaggio per i preti dell’Ismi, l’Istituto sacerdotale Maria Immacolata, e del secondo quinquennio di Messa. La scelta si comprende ancor più se si aggiunge che la meta è la Sicilia, e in particolare il quartiere palermitano di Brancaccio, dove ha vissuto e operato padre Pino Puglisi, sacerdote assassinato dalla mafia il 15 settembre 1993.

Ad accompagnare e guidare gli oltre cento preti ordinati tra il 2006 e il 2015, che partono lunedì 11 aprile dall’aeroporto di Linate (per fare ritorno venerdì 15), sarà l’Arcivescovo, cardinale Angelo Scola, insieme al Vicario generale monsignor Mario Delpini, che è anche responsabile della Formazione del clero e dell’Ismi, ai Vicari episcopali di Zona e a tutta l’équipe della Formazione del clero.

Saranno cinque giorni intensi, ricchi di visite, incontri, testimonianze e anche tanto raccoglimento e preghiera. L’obiettivo del pellegrinaggio, infatti, è da sempre quello di offrire ai giovani preti un’occasione di fraternità, da condividere con il loro Arcivescovo (che sarà con loro fino a mercoledì 13).

«La Polonia, Sarajevo, ogni volta cerchiamo una meta che possa farci confrontare con una determinata Chiesa e con una figura particolarmente significativa di prete», precisa don Ivano Tagliabue, collaboratore del Vicario della Formazione permanente del clero. Anche l’arte – di cui la Sicilia è ricchissima, da Palermo a Cefalù, passando per Monreale -, offrirà numerosi spunti di riflessione e spiritualità.

«Tutto ruoterà attorno alla figura di padre Puglisi e alla sua testimonianza di uomo e di prete ucciso dalla mafia, una cultura a cui il Vangelo era scomodo – spiega don Tagliabue -. Ma anche in una terra piena di contraddizioni e di male può nascere una Chiesa e una figura di vero e proprio testimone del Signore». La meditazione che l’Arcivescovo terrà martedì mattina sarà infatti intitolata «Martirio oggi, uno sguardo ampio», mentre quella di monsignor Delpini, il giorno successivo, sarà sul prete, il martirio e la testimonianza.

Estremamente toccante si rivelerà la visita al Brancaccio, durante la quale la comitiva ambrosiana sarà guidata dai giovani del quartiere nella chiesa di don Pino, nella piazza dove fu ucciso, nel centro di accoglienza «Padre Nostro» da lui voluto e fondato nel 1991 e persino nel quartiere degradato «Stati Uniti». Qui si avrà sotto gli occhi un esempio concreto dell’ambiente in cui il sacerdote inviso alla mafia operava. A questo proposito il teologo don Massimo Naro terrà una riflessione dal titolo «Puglisi e il martirio nella Chiesa inserita in questo territorio», mentre proprio nella chiesa di Brancaccio monsignor Salvatore Di Cristina, arcivescovo emerito di Monreale e compagno di Seminario nonché collaboratore di padre Puglisi, concelebrerà la Messa, raccontando qualche aneddoto sull’amico. Il pellegrinaggio si concluderà venerdì 15 aprile a Palermo con l’incontro con fratel Biagio Conte, un «testimone contemporaneo» che nella comunità «Missione di speranza e carità» accoglie i senza fissa dimora.

«Sappiamo di essere molto attesi da tutto il clero siciliano – anticipa don Tagliabue – e siamo concordi nel non voler puntare troppo sull’impegno sociale di padre Puglisi, che pure c’è stato e di cui ancora oggi si raccolgono i numerosi frutti». L’obiettivo del pellegrinaggio è quello di mettere in luce il suo aspetto più umano, la figura di prete e di credente, la vita vissuta nell’essenzialità. «La quotidianità pastorale è capace di consegnare significati grandi – conclude don Tagliabue – e questo deve essere di esempio per i nostri giovani preti e per tutti noi sacerdoti ambrosiani».