Siamo entrati con i nostri preadolescenti nella Basilica di Santa Maria degli angeli ad Assisi e ci siamo ritrovati davanti alla Porziuncola. Lì abbiamo incontrato i Frati Minori che abitano nelle terre di san Francesco e che ne incarnano la vita. E' stato un bellissimo momento, un pellegrinaggio vero anche se virtuale. Ora si possono invitare i preado che hanno partecipato, ma anche gli altri gruppi, a vivere il Perdono di Assisi, con il desiderio di confessarsi e di attraversare un giorno la porta della Porziucola.


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La diretta dei Frati minori di Assisi comincia proprio dalla soglia della Porziuncola, custodita nella Basilica di Santa Maria degli Angeli. Siamo nella sera di domenica 3 maggio, ancora in casa ma spiritualmente nella terra di san Francesco.

Non ci siamo arrivati a piedi, insieme al proprio gruppo, con lo zaino sulle spalle e tutto il nostro entusiasmo, come abbiam fatto tutti gli anni scorsi, durante il Pellegrinaggio preadolescenti sulle orme della spiritualità francescana.

Ma ci siamo lo stesso, e non meno intensamente, con il “peso” della situazione inedita che stiamo vivendo ma anche con tanta speranza e il desiderio di “camminare” ancora insieme.

Abbiamo coinvolto i preado dei nostri oratori in tanti modi, invitandoli a questo momento dedicato a loro: con i simpatici monologhi sulle curiosità della vita del santo, proponendo di colorare l’immagine della “sciarpa” del Pellegrinaggio, consegnando “la preghiera del Perdono” (per pregare singolarmente o in gruppo, esprimendo il proprio desiderio di penitenza e ottenere così il Perdono e l’Indulgenza, con la promessa di andare a confessarsi non appena sarà possibile), rendendo disponibili i canti e lo schema di preghiera per seguire meglio l’incontro, condividendo le immagini da casa con l’#preadoassisi.

Così un frate saluta i ragazzi all’inizio dell’incontro: «Da questo luogo ancora una volta frate Francesco lancia il suo messaggio di pace, una pace che nasce in lui e può nascere in noi, dall’incontro con Gesù. È un incontro rivoluzionario, che ci rende protagonisti nell’amore, creativi nel bene! Tutti siamo chiamati questa sera a guardare a lui e alla sua esperienza di fede, perché tutti siamo chiamati dal Signore, in questi momenti non facili, ad essere protagonisti nella costruzione di un mondo migliore, a non aver paura, a costruire ponti perché Gesù ha vinto la morte».

 

È il Pellegrinaggio virtuale Assisi 2020 di domenica 3 maggio, e introduce i ragazzi (che interagiscono con YouTube durante il collegamento della diretta condotta dai “Frati Minori Assisi”, visualizzata già da più di 7000 persone su Youtube e con quasi 16.000 visualizzazioni su Facebook) il messaggio del Vescovo Ausiliare di Milano, frate minore cappuccino, Mons. Paolo Martinelli, ricordando l’importanza di questo luogo e salutando tutti i ragazzi ambrosiani collegati con le loro famiglie, «per san Francesco, per tutti i francescani ma anche per voi» perché «può essere davvero un luogo decisivo per la vostra vita». «La Porziuncola è un luogo che ci testimonia la gioia del Vangelo… ci testimonia l’incontro con Gesù! È un luogo che ci testimonia la possibilità nella vita di vivere alla grande, di vivere all’altezza dei desideri più belli, che il Signore stesso ha messo dentro di noi».

 

Dalla prospettiva dell’ingresso della Porziuncola assistiamo alla scena di un povero mendicante, vestito miseramente, che avanza, adagio, sorreggendosi a un bastone con le campanelle, perché era qualcuno da tenere lontano, a distanza. Viene proposta quindi ai ragazzi la rappresentazione di quel «primo evento, quel momento iniziale dal quale è nato tutto il cammino bellissimo di Francesco, e ha reso quest’uomo felice, che ha fatto della sua vita un canto, fino alla fine»: l’incontro di Francesco con un lebbroso.

 

«Francesco aveva 18 anni, era poco più grande di voi, ed era dedito alle feste, al divertimento, alla spensieratezza, ai bei vestiti», ci racconta un frate. Tra i suoi tanti sogni ne aveva individuato uno con il quale credeva di poter essere felice: diventare cavaliere.

«Francesco conduceva una vita dove lui era il centro e gli altri non esistevano. Conduceva una vita dove tutto aveva un valore materiale, economico: tutto poteva essere comprato, anche l’affetto, l’amicizia, l’amore… nel vocabolario di Francesco non esisteva la parola “gratis”». Francesco rilegge quell’episodio nei suoi ultimi giorni, dettando il suo testamento e «ripensando a quel momento così Francesco dice di sé: “quando io ero nei peccati”». «Non dice che era semplicemente un peccatore o che faceva i peccati, no, dice molto di più… “quando ero nei peccati”, quando cioè la mia vita era tutta dentro il peccato e avevo sbagliato mira, non avevo colto il centro. Francesco dice che in quel momento, in cui aveva il mondo nelle mani, aveva le tasche piene di soldi ed era il re delle feste, aveva sbagliato la mira per essere veramente felice. E qual è il centro della nostra vita?»

 

«Dentro questa vita non poteva esserci spazio per il lebbroso. Il lebbroso era un uomo inutile, che non dava niente perché di tutto aveva estremo bisogno: era l’emblema del male, della morte, l’emblema di una vita che si sta perdendo. Il Signore porta Francesco davanti al volto di quell’uomo inutile, bisognoso di tutto… soprattutto bisognoso di amore».

 

Abbiamo visto il combattimento di Francesco, la lotta con se stesso per vincere la repulsione. «La lebbra di quel poveretto improvvisamente diventa lo specchio con cui Francesco rilegge la sua vita, e gli restituisce l’immagine di una vita persa, brutta, infelice. Sono sempre i segni del dolore che ci aiutano a rileggere la nostra vita. Francesco vince quel combattimento, si avvicina a quell’uomo, si abbassa al suo livello, tocca quelle ferite, compie un gesto di amore gratuito».

«Francesco al lebbroso rivolge due gesti: dà una moneta e un bacio. Dà una moneta: i soldi che prima erano lo strumento per misurare tutto, per separare gli amici dai nemici, i meritevoli dagli immeritevoli, improvvisamente diventano per Francesco uno strumento per fare condivisione, uno strumento per amare gratis, senza aspettarsi niente in cambio.

E un bacio: il gesto dell’intimità più bella, il gesto dell’amore, dell’amicizia. Francesco non compie semplicemente una buona azione, Francesco con quel gesto diventa uno di quei lebbrosi, un povero come loro, fa sua la loro debolezza, la loro fragilità, la loro paura, il loro smarrimento… e “ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza di anima e di corpo”». Finalmente quel lebbroso era stato amato così com’era… Francesco aveva intercettato quel di più.

 

Improvvisamente cambia il cuore di Francesco e quando cambia il cuore tutto nella nostra vita acquista un altro sapore, tutto diventa più dolce: «Francesco per la prima volta assapora cos’è la felicità. Capisce che non si è mai felici veramente quando si è felici da soli. Capisce che la felicità nasce quando si è capaci di condividere, di donare gratis».

 

«Che cosa ha a che fare Francesco con la nostra vita? Cosa c’entra il lebbroso con la nostra vita? Perché quel fatto accaduto qui ad Assisi 800 anni fa ha ancora senso per la nostra vita?».

«E, soprattutto, questa felicità di cui parliamo tanto… come la troviamo, come la incontriamo?» «È  un desiderio comune, che come un filo rosso riguarda tutti: il desiderio grande di felicità, di una vita piena.

Forse questo tempo di quarantena che stai vivendo – un frate porta i ragazzi a riflettere – forse ti ha fatto capire una cosa importante: in primis che da soli è più complicato essere felici, e la seconda è che tu sei felice quando c’è qualcuno che ti vuole bene, così come sei». Perché “tutti nasciamo originali ma molti muoiono come fotocopie”: questo lo diceva Carlo Acutis, un ragazzo di Milano (morto giovanissimo e presto beato) che veniva spesso ad Assisi e che fa riflettere sulle maschere che ci mettiamo, per sembrare qualcun altro, quando abbiam paura e ci vergogniamo di essere noi stessi. «Tu così come sei vai bene!»

 

«Gesù non rispetta la distanza di sicurezza con te, ti sta talmente vicino che se cadi lui ti riprende subito. Allora ti puoi permettere anche di sbagliare, anche di non essere perfetto… perché quello che ci basta sapere è che questo Dio resta, ci sta vicino e ci ama così come siamo. Ecco il segreto per essere felici. Quando tu sai che esiste qualcuno che ti vuole bene a questa maniera, tu sei felice e la vita cambia».

 

«Nel 2000, diversi anni fa, a Roma, Papa Giovanni Paolo II fece la GMG con tantissimi giovani e disse una frase bellissima: “ È Gesù che cercate quando sognate la felicità”. Quando tu sogni qualcosa che riempie il cuore, che sa di vita buona, di amicizie belle, quello è il desiderio bello che ha anche Gesù per la tua vita». 

«Spesso invece viviamo felicità “a tempo”, che durano poco. Come quando ti impegni tantissimo per un risultato, magari un bel voto o una partita, raggiungi quell’obiettivo e sei felice ma poi finisce… E se invece ci fosse qualcosa che potesse finalmente donarci una felicità che dura, che dura per sempre, che è eterna?  Francesco pian piano questa cosa la stava intuendo. Il per sempre è il marchio del nostro cuore».

 

«Forse capita anche a te di avere delle persone che non sopporti o ti sono proprio antipatiche, che non riesci ad avere vicino o magari ti hanno anche ferito e fai fatica a perdonarle… Con queste persone ti puoi comportare in due modi: il primo modo è continuare ad evitarle, allontanarle, come si fa con i lebbrosi, secondo la solita frase “le cose non cambieranno mai”, oppure puoi disobbedire a tutto questo e fare quello che ha fatto Francesco, che fa qualcosa di nuovo, di alternativo, di originale (come diceva Carlo Acutis: sei unico!). Tu sai chi è il tuo “lebbroso”. Individua tu quella persona, che tu sai, che ha bisogno di un gesto di affetto, di perdono. Vogliamo fare un gesto che ci costa fatica e sacrificio: quel perdono che dobbiamo a quella persona da tanto tempo o magari anche in famiglia o quel gesto nuovo di carità e benevolenza verso quella persona, nei confronti della quale siamo un po’ distanti».

 

«Se anche voi avete posto il vostro lebbroso dentro la Porziuncola, se avete portato dentro di essa il desiderio, la volontà di compiere verso quel fratello lebbroso un gesto di amore gratuito, se è affiorato nel vostro cuore il desiderio di imparare a condividere, il desiderio dell’amicizia profonda, dell’amore…  se tutto questo lo avete portato e messo idealmente in Porziuncola, tutto questo stasera – rassicura concludendo un frate – è diventato amore perché la Porziuncola è il luogo dell’amore, dove il pianto, il lamento, la tristezza, la paura, lo scoraggiamento, diventano amore».

 

Il lebbroso ci insegna che la felicità passa dall’essere amati così come siamo. Francesco insegna che la felicità passa dal voler bene in una maniera nuova, che non guarda alla diversità dell’altro.

«Questo è il contagio della felicità, che il cristiano deve spargere dappertutto: il segreto per una gioia piena è amare e lasciarsi amare».

 

Scoprirai anche tu che quell’amaro si trasforma in qualcosa di dolce…

 


Il Pellegrinaggio spirituale non si chiude con la serata del 3 maggio, può continuare, riprendendo con il gruppo dei preado questi temi e chiedendo loro di vivere entro sabato 10 maggio un momento di richiesta di Perdono e di Indulgenza, non smettendo di pregare per i malati e i sofferenti a causa del Covid-19.

Scarica la Preghiera del Perdono

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