Tornati dal loro pellegrinaggio a Roma i seimila preadolescenti portano a casa le parole confidenziali del nostro Arcivescovo Mario e l'affetto che Papa Francesco ha dimostrato per i ragazzi ambrosiani, insieme alle esperienze di amicizia e di vita comune che lasceranno certamente un segno indelebile nel loro cammino.


Rappresenta una tappa importante dell’itinerario dei preadolescenti il Pellegrinaggio diocesano a Roma. Una tradizione che, subito dopo Pasqua, diventa l’occasione per vivere un’esperienza intensa di fede e amicizia. Si sono messi in viaggio lunedì 22 aprile più di cento gruppi, provenienti da decanati, comunità pastorali e parrocchie di tutta la nostra Diocesi, per un totale di seimila preadolescenti.

Pensata per i ragazzi delle medie, in particolare di terza, nel cammino della professione di fede, si colloca in un’età di passaggio, preludio all’adolescenza e alla costruzione della propria identità.

Un’età in cui ci si sente già grandi ma, spesso, si è ancora piccoli; un’età di grandi sogni ma anche di confusione, incostanza, incertezze e paure. Ed è il nostro Arcivescovo Mario Delpini, che quest’anno ha voluto partecipare al Pellegrinaggio dei preado, ad indicare la direzione, durante la celebrazione eucaristica nella Basilica di San Pietro in Vaticano martedì 23 aprile.

L’omelia dell’Arcivescovo nella Messa a San Pietro

«Voi siete giovani, siete belli, siete bravi, siete contenti… e mi fa piacere incontrarvi.

Sì, però io qualche volta sono complessato, pensa qualcuno di voi. Io, pensa qualcuno di voi, ho l’impressione di non essere all’altezza, di non essere adatto alla vita, di non essere abbastanza bello/a, intelligente, simpatico, di non essere nella condizione di poter attirare l’attenzione e il bene di qualcuno. C’è però una via per superare questa impressione di non essere abbastanza: io credo. Io credo che potrò far fronte alle difficoltà e alle tribolazioni, non perché ho tutte le doti desiderabili, le condizioni favorevoli, o perché mi immagino di essere capace di fare tutto o che tutto sia facile, ma perché credo nel nome di Gesù Cristo.

Sì, però io qualche volta ho paura di quello che potrà accadere, pensa qualcuno di voi. Gli adulti che conosco si lamentano e mi fanno scappare la voglia di vivere, sono complicati, trovano tutto difficile, o ostile e pericoloso… la società mi mette a disagio con i suoi meccanismi. Conosco una via per vivere. Io vivo la vita come una vocazione. La vita non è un caso, non è un destino, non è una condanna, ma è la risposta alla parola con cui Gesù mi ha chiamato: vieni e seguimi. Io spero, perché vedo la città santa, la Chiesa nuova del Paradiso, il popolo in cammino verso questa nuova Gerusalemme che scende dal cielo splendido come un sposa; io spero perché Gesù ha vinto la morte, è il primogenito dei risorti. Io spero, è così vinco la mia paura.

Sì, ma qualche volta mi sento solo, perché qualcuno, pensa qualcuno di voi, pensa: io sto bene con la compagnia ma ho l’impressione che i rapporti siano superficiali, precari, gli amici nel momento che hai bisogno non li trovi mai, o addirittura ci sono amici che diventano nemici, che ti circondavano sempre di attenzioni e poi scompaiano o diventano ostili, cattivi, bulli. Io mi sento solo… sto bene in famiglia, ma ho l’impressione che i miei genitori siano tra loro così presi dal lavoro, così incasinati nei loro rapporti, che non hanno mai tempo per farmi compagnia, sono attenti al fratellino più piccolo, non hanno voglia di consolare la mia solitudine. A volte sperimento che proprio le persone che mi interessano di più sono le più inaccessibili, non si accorgono di me, anzi, talvolta mi trattano con disprezzo, quasi si prendono gioco dei miei sentimenti. Conosco una via per vincere la solitudine, si chiama “io amo”. Io amo per primo, non pretendo che siano gli altri a servirmi, mi faccio avanti, mi metto a servire, non pretendo che siano gli altri a curarsi di me, offro la mia amicizia. Ho ricevuto la vita come un dono e la vita ha senso se diventa un dono.

In qualche momento della vita tutti noi sperimentiamo queste tre ferite, quella di sentirci inadeguati, quella di aver paura, quella di sentirci soli, ma oggi, convocati qui sulla tomba dell’apostolo Pietro, convocati come popolo in cammino verso la nuova Gerusalemme, noi vogliamo imparare queste tre parole come un programma di vita: io credo, io spero, io amo. E sarà possibile attuare questo programma di vita, anche se noi non siamo migliori degli altri, più generosi, o più buoni di tanti altri… ma abbiamo ricevuto lo Spirito Santo nel giorno del nostro Battesimo e della Cresima e, come Pietro, diamo testimonianza di Gesù Cristo. Siamo qui per invocare lo Spirito Santo che ci aiuti a tornare ai nostri impegni, alla vita ordinaria con questo programma: io credo e perciò supero ogni complesso, io spero e perciò vinco ogni paura, io amo e perciò mi libero da ogni solitudine e stabilisco una fraternità in cui tutti si sentano accolti».

Una Messa molto sentita concelebrata in rito ambrosiano dentro San Pietro, all’Altare papale, dall’Arcivescovo, con accanto il Vicario episcopale per l’Educazione e la Celebrazione della Fede, don Mario Antonelli, naturalmente don Stefano Guidi e da oltre cento sacerdoti che hanno accompagnato i gruppi, insieme ai diaconi transeunti e alle religiose e a centinaia di educatori presenti accanto ai ragazzi. Al termine, dopo aver invitato a ringraziare l’organizzazione diocesana urlando «Grazie FOM», “la mamma e il papà” che hanno consentito ai ragazzi di partecipare al pellegrinaggio e “Papa Francesco” per il dono delle coroncine del Rosario della Giornata Mondiale della Gioventù, proprio lui ha consegnato a dei ragazzi, rappresentanti degli oratori partecipanti, la torcia di Oralimpics, l’evento che, facendo riferimento al Vangelo e alla forza educativa dello sport, coinvolgerà i preadolescenti dal 28 al 30 giugno al Parco Experience presso MIND di Milano.

La Preadocaching

Nel pomeriggio, oltre alla visita alle bellezze e ai luoghi più famosi della città eterna, molti gruppi di preadolescenti si sono messi in gioco con la divertente Preadocaching, proposta per il secondo anno: una speciale caccia al tesoro alla scoperta di alcune curiosità di Roma, attraverso attività e piccole prove da superare insieme.

In seimila all’Udienza con il Papa

È mercoledì 24 aprile che il pellegrinaggio giunge al suo compimento con la partecipazione all’Udienza generale con Papa Francesco.

Seimila sciarpe verdi e azzurre ondeggiano, i ragazzi espongono gli striscioni, tra di essi spicca “Insegnaci ad essere felici”… Papa Francesco, in una bellissima giornata di sole, inizia il percorso dei saluti. Sulla papamobile con lui, a sorpresa, vengono fatti salire quattro preadolescenti ambrosiani, emozionati ed increduli. Con Leonardo, Nicolò, Giorgia e Simone, della comunità pastorale San Cristoforo di Gallarate, il Santo Padre percorre tutta Piazza San Pietro, prima dell’Udienza generale. Al termine del percorso, prima di dare inizio all’Udienza, con semplicità e simpatia li saluta: «Vi siete divertiti?»

Nella catechesi invita a riflettere sull’espressione del Padre nostro: “Come noi li rimettiamo ai nostri debitori”. «È proprio dell’uomo essere debitore. Rimane sempre un debito incolmabile che mai potremo restituire, per quanto ci sforziamo Egli ci ama più di quanto noi amiamo. E ci sarà sempre qualcosa per cui chiedere perdono davanti a Dio, da cui abbiamo ricevuto tutto. In questa settimana di Pasqua pensiamo se siamo capaci di perdonare…».

E poi il saluto ai preadolescenti ambrosiani al termine dell’Udienza a cui è seguito il boato della piazza: «Accolgo con gioia i preadolescenti di Milano, accompagnati dal loro Arcivescovo, monsignor Mario Delpini, dai loro sacerdoti ed educatori. Cari ragazzi, vi incoraggio a crescere nella fede e nella carità, impegnandovi a portare frutti buoni. Il Vangelo sia la vostra regola di vita, come lo fu per i vostri santi, Ambrogio e Carlo, i quali con l’amore cambiarono il loro mondo».

Al termine il Papa si è intrattenuto per un saluto speciale con don Stefano Guidi, il direttore della FOM, alcuni collaboratori e una piccola rappresentanza dei preadolescenti ambrosiani. Sono momenti di grande emozione e il Santo Padre si unisce al nostro gruppo, posando per una “foto ricordo” con la sciarpa del pellegrinaggio preado.

 

Questo pellegrinaggio, dentro un cammino di Chiesa

Don Stefano raccoglie i pensieri e i sentimenti, al termine dell’esperienza appena conclusa del pellegrinaggio diocesano preadolescenti a Roma. «Sicuramente sottolineo il grande valore aggiunto al pellegrinaggio dalla presenza del nostro Arcivescovo. Ancora una volta una conferma dell’affetto dell’Arcivescovo Mario per i ragazzi e i giovanissimi, con cui ha dialogato a lungo prima dell’inizio della celebrazione, passando in gran parte dei gruppi a dare un saluto, fare una foto, firmare un autografo, vedendoli radunati per paesi, per amicizia.
L’intensità con cui i ragazzi hanno celebrato in San Pietro rimanda all’importanza e al valore del percorso che stanno vivendo nel proprio oratorio, alla cura con cui vengono seguiti, all’impegno degli educatori e delle comunità che li accompagnano.
La Preadocaching si è confermata nuovamente una possibilità coinvolgente per i ragazzi di visitare Roma con un percorso insolito, toccando punti significativi della città al di fuori dei soliti percorsi turistici. Quest’anno, ispirandoci al tema del prossimo Oratorio estivo 2019, era legata alle categorie artistiche.
Una delle tappe più significative era rappresentata dalla riflessione sul pellegrinaggio legata al dipinto ‘Madonna dei pellegrini’ di Caravaggio nella Chiesa di S. Agostino.
Il saluto conclusivo che Papa Francesco riserva sempre ai pellegrini ambrosiani lega la nostra Chiesa ambrosiana dentro l’orizzonte più ampio della Chiesa universale».

Moltissime immagini sono state pubblicate sul nostro profilo Instagram fondazioneoratorimilanesi e da diversi gruppi oratoriani sui loro profilo con l’hashtag #preadoroma

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