Una visita storica quella di martedì 12 giugno. L'Arcivescovo ha condiviso per quattro ore il percorso di Capizzone incontrando gli animatori che hanno frequentato il quarto turno di questo corso della Fom che è capace di lasciare il segno nel cammino dei nostri oratori.


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A Capizzone non ci si ferma mai! Il ritmo del corso animatori per eccellenza è incalzante, dal primo minuto del primo giorno sino ai saluti del terzo, quando alla festa finale si vede scendere sempre qualche lacrima perché si sta andando via.
Quello che succede in quei tre giorni, la bellissima trasformazione che ciascuno prova non si può descrivere. La carica e l’energia sono uno slancio per il futuro, non solo per il servizio che si sta per compiere tornando giù. C’è qualcosa della trasmissione del Vangelo che va oltre le tecniche, le attività, i laboratori, i balli, il divertimento e la gioia di aver incontrato nuovi amici.
Il nostro Arcivescovo Mario voleva condividere qualcosa di questo percorso ed è venuto su a Capizzone, martedì 12 giugno 2018, come un Don dell’Oratorio che vuole fare un po’ di “verifica” con i suoi ragazzi. Mons. Delpini, il “Don della Diocesi“, come lo ha chiamato il nostro Direttore don Stefano, presentandolo agli animatori, è stato accolto dai corsisti in maglietta gialla ufficiale. Quegli 84 animatori provenienti da 35 oratori che hanno concluso il Turno 4 di Capizzone, si sono sentiti “privilegiati”, e hanno capito di vivere un momento straordinario, dentro qualcosa che già di per sé lascia il segno.
All’accoglienza alla piazza del Soggiorno Don Bosco che ospita il corso a Capizzone, dove la Fom è di casa, ormai da tempo immemore, si è passati alla cappellina, il luogo che è il vero cuore del corso animatori.
La preghiera della sera è stata l’occasione per ascoltare l’Arcivescovo: «Io sono venuto per mettervi in guardia dalla sindrome del parcheggio e per dirvi che il Vangelo che ascoltiamo, la presenza di Gesù, viene per dirci che la strada c’è e che ci si può appassionare per andare verso una meta. Per questo ci mettiamo all’opera, non per occupare il tempo, ma perché abbiamo una meta da raggiungere, secondo il progetto di Dio, secondo il suo disegno».
L’Arcivescovo ha spiegato agli animatori che la “sindrome del parcheggio” è il rischio di questa giovane generazione “spinta alle spalle” dal mondo degli adulti, continuamente provocata ad andare avanti, senza che nessuno però indichi chiaramente ai più giovani quale sia la meta. Di conseguenza i ragazzi e gli adolescenti hanno la tentazione di bloccarsi non sapendo dove andare, e si fermano come in un “parcheggio” che trasformano in una sorta di “parco giochi” da cui però non si esce, si rimane in trappola, senza nessuna prospettiva di crescita e di felicità.
«Come si fa ad uscire dal parcheggio. La prima cosa – ha continuato l’Arcivescovo Mario – è che dal parcheggio si esce insieme. Bisogna essere un gruppo, essere amici ed essere uniti. Un’amicizia vera non serve per perdere tempo ma per “andare” insieme e aiuta a guardare ad una meta. La seconda cosa è che ci vuole un “pane del cammino”, un cibo che dà energia ed entusiasmo. Il pane del cammino è l’eucaristia. Per questo vi propongo di essere “ragazzi originali”».
Capizzone è stata la scena della prima consegna della “patacca“, richiesta dall’Arcivescovo in Piazza Duomo all’Incontro diocesano degli animatori del 18 maggio scorso. La Fom ha risposto prontamente e ha preparato il braccialetto che riporta l’editto per gli animatori di Mons. Delpini: «Io sono originale: la domenica vado a Messa». L’Arcivescovo Mario ha consegnato il braccialetto originale dei “ragazzi improbabili” a ciascun animatore e così farà in ogni sua visita agli Oratori estivi, come oggi pomeriggio quando incontrerà i ragazzi alla Brunella di Varese.
Naturalmente anche gli animatori hanno fatto la loro consegna, firmando personalmente e regalando all’Arcivescovo la maglietta “limited edition” della Fom, preparata per chi frequenta i nostri corsi.
È con questa maglietta che, insieme all’Arcivescovo, i corsisti hanno continuato la serata, con la cena. Anche Mons. Delpini, che si è seduto ad un tavolo con gli animatori, si è accorto che ogni pasto a Capizzone è un vero e proprio momento di animazione e di festa. È forse il momento in cui ci si rende conto della bellezza dello stare insieme, nell’informalità ma dentro un progetto comune. Non si può certo raccontare, come non si può raccontare il cerchio di gioia che si è svolto in salone subito dopo. Diciamo solo che l’Arcivescovo si è rivelato un ottimo “cantastorie” prestandosi a fare da animatore ai ragazzi in cerchio.
La serata è passata in fretta. L’Arcivescovo Mario è stato con gli animatori per quattro ore, condividendo le tappe guidate dagli educatori della Fom e vivendo tutto con estrema spontaneità e gioia. Salutando i ragazzi, li ha lasciato al loro ritmo incalzante. Di lì a poco sarebbe iniziata la Veglia notturna, che, questa notte, come in ogni Veglia di Capizzone, ha tracciato ancora una volta un solco indelebile in questi “ragazzi improbabili” che conoscono la meta e sanno di mettersi all’opera per un motivo.

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