L'Arcivescovo Mario Delpini consegna Tre Parole che determineranno il nostro prossimo futuro. Abbiamo vissuto uno dei culmini della vita degli oratori ambrosiani e del percorso Oratorio 2020, la celebrazione eucaristica in Duomo con oltre 6000 persone, quel popolo degli oratori, pronto a correre per portare Gesù ai più giovani e vivere con loro le opere buone del Vangelo.


L’immagine che ha colpito tutti, al termine della intensa celebrazione in Duomo, è una immagine che, dalla solita prospettiva, non si può percepire. Quella scritta simbolica, a indicare il percorso diocesano in cui siamo coinvolti, “Oratorio 2020”, sul sagrato del Duomo di Milano, composta con la luce dei cellulari di 700 persone di età diverse eppure tutte accomunate dall’aver a cuore l’oratorio, fra loro anche l’Arcivescovo Mario Delpini, il sindaco Beppe Sala, alcuni assessori comunali e regionali, dal basso non si poteva leggere e non si poteva comprendere quanto era bella e grazie a quante persone, unite, si è potuto rappresentarla. Ma da un’altra visuale, dall’alto… che spettacolo!
Capita, a volte, anche nei nostri oratori. Quando sembra, da una prospettiva ravvicinata, che le fatiche prevalgano sui risultati, quando avvertiamo che le situazioni e le difficoltà ci superano, e ogni sforzo, impegno, energia pare debole o irrisorio. Cos’è una piccola luce, nel buio della notte? Quella grande scritta luminosa, “Oratorio 2020”, creata con un flash mob, nello stile caratteristico dell’oratorio, l’animazione, ha un significato potente: ci siamo e vogliamo essere come una scintilla per costruire il futuro, il futuro dei nostri oratori.

Una scintilla evidente sin dall’attesa dell’ingresso al Duomo, nella coda paziente e allegra, nell’entusiasmo e nella gioia delle oltre 6000 persone provenienti dagli oratori ambrosiani. Tantissimi i ragazzi, i preadolescenti, gli animatori, i genitori con i loro figli, i catechisti e gli educatori…  E ancora giovani, educatori, volontari, nonni, catechisti, religiose, seminaristi, preti, consigli dell’oratorio, allenatori e dirigenti sportivi: «le comunità educanti che, ammaestrate da san Giovanni Bosco, sanno che l’educazione è cosa del cuore». Un’occasione unica, a cui non si poteva mancare: la Messa per gli oratori in Duomo, a conclusione della Settimana dell’educazione 2020, venerdì 31 gennaio, nella festa di san Giovanni Bosco e alla vigilia della memoria del beato Andrea Carlo Ferrari. «In questa Eucaristia sentiamo il tuo dolcissimo sguardo di amore, Signore Gesù – ha introdotto la celebrazione don Mario Antonelli, Vicario episcopale per l’educazione e la celebrazione della fede – su questi tuoi oratori antichi e ancora nuovi e preziosi. Per questo non ci basta il cammino, ora corriamo a Te, insieme al nostro Vescovo Mario ad ascoltare la tua Parola che illumina e a ricevere il tuo corpo che dà a noi e a tutti vigore e santità». È il nostro Arcivescovo (che al termine chiederà di unirsi a lui nell’impegno della “preghiera per la pace nel mondo”, alle 6.28 di ogni mattina, durante il tempo di Quaresima) a rievocare l’intuizione geniale che portò alla nascita e alla diffusione dell’oratorio, straordinario e principale strumento di evangelizzazione ed educazione delle giovani generazioni nella Diocesi di Milano.

Il Duomo è pieno della gente degli oratori, che affollano le navate, chiedendo al Signore, nella preghiera e con il canto (animato dal Coro Interparrocchiale di Milano diretto da Dario La Fauci), il sostegno e la forza, per l’intero percorso di Oratorio 2020 che in questi mesi vede gruppi di lavoro, consigli dell’oratorio e comunità impegnate nella stesura dei nuovi progetti educativi di ciascun oratorio, per consegnarli all’Arcivescovo Mario Delpini in una grande festa conclusiva nel mese di ottobre. Affidiamo tutto quanto, in questa S. Messa concelebrata dal Vicario generale mons. Franco Agnesi, dai Vescovi ausiliari Erminio De Scalzi e Paolo Martinelli, da tutti i Vicari episcopali di Zona pastorale e da 200 presbiteri (come «pupilla degli occhi» per l’Arcivescovo, guardati con ammirazione e benevolenza) che operano negli oratori ambrosiani: passione educativa e fatiche che mettiamo in gioco per progettare l’oratorio del futuro per il bene delle nuove generazioni. Nel cuore ognuno porta con sé i volti e i nomi dei ragazzi, quelli che incontriamo abitualmente in oratorio e quelli che, nella libertà, restano fuori. «Chi accoglie la proposta e si incammina sulla via tracciata in oratorio, quali indicazioni riceve per rispondere alla domanda di vita, al desiderio di vita felice, al bisogno di bontà e di speranza che urge nel cuore?». Tre le parole che ci consegna l’Arcivescovo per indicare l’essenziale della proposta educativa oratoriana e della intera comunità cristiana, da custodire: Gesù (da cercare, da seguire, da ascoltare, con cui “stare”), correre (la speranza di una meta a cui tendere), opere di misericordia (la bellezza di una vita donata).

Don Stefano Guidi, direttore della Fondazione Oratori Milanesi, (la FOM, «uno strumento prezioso per la nostra Diocesi» secondo l’Arcivescovo Mario a cui segue un applauso), esprime, al termine, «la gratitudine che abbiamo nel cuore dopo questa celebrazione. Vogliamo dire grazie innanzitutto all’Arcivescovo Mario che ci ha chiamati in Duomo questa sera, grazie per la passione con cui ci ha parlato dell’oratorio, per il suo incoraggiamento costante, per aver dato un’attenzione prioritaria ai nostri oratori fin dall’inizio del suo ministero episcopale. Grazie alle istituzioni ecclesiali e civili presenti, al sindaco Sala, assessori regionali e comunali: la loro presenza qui con noi questa sera racconta la realtà dei nostri mille oratori, che, ogni giorno, vogliono essere animatori della vita dei ragazzi e lievito educativo nei nostri paesi e nelle nostre città. Infine grazie a tutti voi: avete partecipato alle Assemblee di Bollate e di Brugherio, e questa sera riempite il Duomo. Grazie per l’impegno e la passione che state dimostrando in questi mesi, lavorando sul progetto educativo, costituendo i consigli dell’oratorio perché tutta la comunità educante sia realmente coinvolta nell’annuncio del Vangelo ai più giovani».

«L’Arcivescovo – riflette ancora don Stefano Guidi – sembra chiederci di sintonizzarci ancora, nuovamente e seriamente, con la nostra domanda di vita! Sembra dirci che potremo fare oratorio solo a condizione di prendere sul serio la domanda di vita che abbiamo dentro, che forse abbiamo sepolto e che va ripresa… L’Arcivescovo lo afferma senza esitazione: il punto di contatto educativo tra l’oratorio e i più giovani, tra ogni educatore e i suoi ragazzi, è la domanda di vita che ci abita». L’oratorio è – come una scintilla – quel modo in cui la comunità risponde, da decenni, alle domande più profonde dei più giovani, orientando il cammino. Ognuno, nella propria realtà, piccola o grande che sia, si senta coinvolto per progettare, insieme, l’oratorio del prossimo futuro: l’aver vissuto insieme la Messa per gli oratori, nel Duomo, cuore della nostra Diocesi, possa conferire vigore alla propria opera educativa.

Le consegne che l’oratorio ha ricevuto
approfondimento di don Stefano Guidi

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