La messa per gli oratori di venerdì 31 gennaio 2020 si avvicina; ecco che don Stefano Guidi ci spiega il senso del nostro ritrovarci insieme.

Don Stefano Guidi
Direttore Fondazione Oratori Milanesi

La Messa per gli oratori in Duomo è un evento che non capita tutti gli anni. A conclusione della Settimana dell’educazione, sotto la benedizione di due grandi santi dell’oratorio, san Giovanni Bosco – che ha in un certo senso rivoluzionato il volto dell’oratorio, conferendogli quel carattere sociale e moderno che tutti conosciamo – e il beato Cardinale Andrea Carlo Ferrari (Arcivescovo di Milano dal 1894 al 1921) che ha fortemente voluto che l’oratorio diventasse per tutte le comunità cristiane la modalità abituale di prendersi cura dei ragazzi, ci troviamo a celebrare insieme l’Eucaristia per contemplare il Volto trasfigurato di Gesù, e per vivere insieme tre movimenti missionari.

 

Il primo movimento è guardare. Alla Messa in Duomo ci siamo per dire che il cuore dell’oratorio è Gesù! In un tempo che sempre più rapidamente sembra prendere le distanze dal Vangelo, noi vogliamo mettere Gesù al centro: non possiamo sopportare il pensiero che i ragazzi di oggi crescano senza conoscere Gesù, senza la bellezza affascinante della sua persona, la sua umanità coinvolgente, la forza rivoluzionaria del suo messaggio, soprattutto la sua presenza viva e intima nella vita di ciascuno, nessuno escluso. Per questo, tutti noi abbiamo bisogno di confermare e rafforzare la nostra passione per il Vangelo. Al nostro Arcivescovo Mario chiediamo una parola che ci incoraggi, che nuovamente ci appassioni, che continui a scaldare il nostro cuore e confermi la nostra passione missionaria. Questa Messa sarà il nostro Tabor.

 

Il secondo movimento è salire. Alla Messa in Duomo ci siamo per salire! Come i discepoli che salirono sul Tabor, anche noi faremo un po’ di fatica a raggiungere Milano. Ma non possiamo mancare! Il Duomo sarà pieno di tutti noi, del popolo dell’oratorio, con i catechisti, i ragazzi e gli adolescenti, i genitori e i nonni, gli allenatori e i volontari delle Società Sportive, i tanti adulti che si mettono a servizio della missione educativa delle nostre parrocchie. Ma vorremmo allargare il cerchio dell’amicizia e dell’invito: dalle scuole fino a tutto il mondo educativo e a tutti coloro che incontrano i ragazzi, che tutti vengano. Oggi l’oratorio è in salita. Sì: consideriamo anche la fatica, i limiti, i piccoli o grandi fallimenti educativi. La salita però non ci immobilizza, continuiamo a correre in avanti, verso la meta che è Gesù vivo che vive con noi. Saliamo insieme il Tabor. Alla Messa in Duomo ci siamo per dire che gli oratori guardano il Cielo e puntano verso l’Alto.

 

Il terzo movimento è scendere. Alla Messa in Duomo ci siamo per scendere. L’Arcivescovo Mario che ci chiama a salire ci chiederà anche di scendere dal Tabor: i nostri volti saranno luminosi, i nostri cuori caldi, lasceremo il Duomo con il sorriso, torneremo a casa ricchi di gioia spirituale, a tutti i ragazzi – nessuno escluso – sapremo regalare una scintilla di fede. Scendiamo dal Tabor per raccontare a tutti – nessuno escluso – quello che i nostri occhi hanno visto. Davanti a noi non abbiamo “autostrade”, che ci invitano a correre, senza guardare in faccia chi sta al nostro fianco. Piuttosto oggi lo Spirito ci prepara sentieri, per fermarci ad ogni incontro, ascoltare e chiedere indicazioni e aiuto, per costruire fraternità ecclesiali a partire dalla prossimità casuale che la vita ci offre ogni giorno.

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