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Lutto

«Sergio: un amico, un riferimento, un maestro»

Michele Colasanto ricorda il professor Zaninelli, scomparso a 96 anni lo scorso 23 settembre, che ha forgiato generazioni di studenti, in particolare in Cattolica, tra economia, lavoro e "Terza missione"

di Annamaria BRACCINI

24 Settembre 2025
Sergio Zaninelli

«Ho un debito morale nei confronti del professor Zaninelli, e sono legato a tanti ricordi di iniziative e cose fatte con lui». Michele Colasanto, già preside della Facoltà di Sociologia dell’Università Cattolica e direttore del Dipartimento, ricorda con emozione Sergio Zaninelli: «Un amico, un riferimento, un maestro». 

Un ricordo personale?

È difficile identificare un ambito preciso, ma posso dire che in una serie di occasioni importanti, la mia vita si è intrecciata con il professor Zaninelli. Il suo insegnamento ha forgiato generazioni di studenti e, infatti, amava definirsi come un educatore. Aveva un forte interesse per il tema della formazione dei più giovani ne ha indirizzati molti agli studi. Io mi sono orientato alla sociologia – non alla sua disciplina che era quella della storia economica – ma in qualche modo sono stato sostenuto da lui e di questo gli sono molto grato.

Un tratto della sua umanità?

Siamo stati amici nella misura in cui può essere amici di un maestro, ma, certamente, lui ha espresso amicizia nei miei confronti. Anzitutto, per me è stato un maestro e quindi, in questa luce, lo ricordo. Era una persona molto curiosa, interessata a tutto ciò che costituiva la vita sociale del nostro Paese. Aveva una visione complessiva dell’Università come cittadella del sapere. Ha fatto molto, in questo senso, sottolineando questo tipo di attività che poi sono confluite nella cosiddetta “Terza missione”, anche in rapporto con i territori. Inoltre, mi è rimasta impressa la sua preoccupazione per la sanità – è stato presidente dell’Istituto Auxologico -, per le attese a cui dovevano sottoporsi le persone bisognose di cure.  

È stato un antesignano nel contesto formativo?  

Senza dubbio è stato molto attivo nel coltivare il rapporto tra l’Università e la formazione permanente. Questi erano due interessi specifici legati al suo ruolo sia di Preside e, poi, di Rettore. È ciò che ci lascia come eredità. Voglio anche evidenziare che il professor Zaninelli è stato uno di coloro che maggiormente ha approfondito il tema del lavoro nel nostro Paese, anche perché sosteneva che il lavoro in Italia non è mai stato valorizzato: una convinzione che ha contribuito ad avvicinarlo agli studi sul sindacato. Non dimentichiamo che era stato allievo di Mario Romani e che diresse l’Istituto a lui intitolato per un trentennio dal 1975 al 2005.

Quale era la sua idea di sindacato?

Era molto legato alla persona, per il fatto che i lavoratori, per lui, erano, prima di tutto, persone. Una visione che derivava dalla sua appartenenza alla Chiesa che sentiva in modo particolare che si tradusse anche in un’intensa attività formativa del Clero e nel contributo offerto all’Isa, l’Istituto Sociale Ambrosiano. Mi ha sempre ricordato Giuseppe Lazzati, con cui ho avuto anche io il privilegio di lavorare. Mi rimangono in mente due termini ricorrenti che erano due punti di riferimento per entrambi: la Costituzione e il Concilio.  

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