Dal 1° maggio la scritta «Non di solo pane» che accoglie i visitatori di Caritas Ambrosiana è accompagnata da una nuova opera artistica. Di fronte all’entrata della sede di via San Bernardino 4 a Milano è apparso infatti un nuovo murales, che raffigura papa Francesco con un saio francescano, simbolo di povertà, e un giubbotto di salvataggio arancione, emblema della speranza per i migranti. Ai suoi piedi, il corpo senza vita del piccolo Alan Kurdi, il bambino siriano divenuto simbolo della crisi migratoria degli ultimi 15 anni.
L’opera, realizzata dall’artista aleXsandro Palombo, omaggia la figura del Pontefice la sua attenzione per i migranti e la loro tragedia. Intitolato Franciscus – The Hope, è apparso senza alcun preavviso, ma sarebbe stato accolto con entusiasmo dall’organismo diocesano.
Un regalo inaspettato
«È stata una bella sorpresa. Una bella opera che Caritas Ambrosiana accoglie come un regalo inaspettato e un riconoscimento per tutti i volontari e operatori che lavorano con i migranti vicini e lontani – commenta Luciano Gualzetti, direttore della Caritas Ambrosiana -. L’accostamento dei segni illustrano in modo fedele e commovente diversi aspetti dell’insegnamento spirituale e pastorale che papa Francesco ci ha lasciato, a cominciare dalla sua insistenza ad accogliere, proteggere, promuovere, integrare. Insegnamento che nella nostra azione quotidiana cerchiamo di onorare».
Il murale è apparso sulla stessa parete che è sovrastata dalla scritta che, insieme ad altre in diverse lingue, campeggiava sul Padiglione Vaticano a Expo Milano 2015. «Anche questa coincidenza ci fa molto piacere. A dieci anni da Expo – osserva Gualzetti -, è opportuno continuare a raccontare alla città, come può constatare chi passa per via San Bernardino e come ha sempre fatto papa Francesco, che l’uomo in difficoltà ha bisogno di un pane materiale che dobbiamo prodigarci per procurargli. Ma insieme e come tutti
noi, ha altrettanto bisogno di sperimentare il gusto della fraternità, pane spirituale che Dio ci dona e che è compito di ogni uomo e ogni donna, credenti e non credenti, ricchi e poveri, cercare di spezzare e condividere nella vita di ogni giorno».
La rivendicazione dell’artista

Nel post su Instagram con cui ha rivendicato la paternità dell’opera, Palombo ha riportato anche alcune delle dichiarazioni più significative di papa Francesco sul tema dei migranti che hanno ispirato la sua opera. «Alan Kurdi – è una delle frasi estrapolate da un discorso del Pontefice dell’8 marzo 2021 – è un simbolo che va oltre quello di un bambino morto durante una migrazione: è simbolo di civiltà che muoiono, che non riescono a sopravvivere, simbolo dell’umanità. Servono misure urgenti affinché le persone abbiano lavoro nei propri Paesi e non siano costrette a migrare. E poi misure per preservare il diritto a migrare. È vero che ogni Paese deve studiare bene la propria capacità di accoglienza, perché non si tratta solo di accogliere e lasciare le persone sulla spiaggia. Si tratta di accogliere, accompagnare, promuovere e integrare. L’integrazione dei migranti è la chiave».
Anche l’enciclica Fratelli tutti è ricordata da Palombo: «Le migrazioni saranno un elemento fondante del futuro del mondo, ma oggi sono colpite da una perdita di quel senso di responsabilità fraterna su cui si basa ogni società civile».
Palombo stesso ha dichiarato successivamente che la scelta di realizzare il murales sull’edificio della Caritas Ambrosiana «racchiude in sé un profondo messaggio di speranza, nel luogo che da decenni incarna l’impegno verso gli ultimi, promuove accoglienza, sviluppo umano, giustizia sociale, il luogo dove il messaggio di Francesco ha sempre trovato eco e continuità».





