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Acutis, da beato a santo

Sirio dal 17 al 23 novembre 2025
Radio Marconi cultura
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Monza

Le croci e la croce di Acutis in mostra al San Gerardo

All’Ospedale dove il Beato morì giovanissimo, lasciando un’impronta indelebile su chi lo conobbe, fino al 31 maggio è allestita un’esposizione dedicata ai Crocefissi artistici, simboli di una sofferenza che si fa dono

di Veronica CATTANEO

7 Maggio 2025

Rimarrà esposta fino al 31 maggio la mostra dal titolo «Segni di sofferenza, segni di umanità. Dai Crocifissi dell’arte alla Croce di Carlo Acutis». L’esposizione, allestita nell’area antistante al Centro congressi dell’Ospedale San Gerardo di Monza (Palazzina Accoglienza, piano -1, via Pergolesi 33), è stata realizzata in occasione delle festività pasquali e della prevista canonizzazione di Carlo Acutis (1991-2006), che avrebbe dovuto tenersi domenica 27 aprile a Roma in piazza San Pietro, a conclusione del Giubileo degli adolescenti (vedi qui la locandina).

La Fondazione Irccs San Gerardo dei Tintori ha deciso così di ricordare la figura del nuovo santo, morto presso il nosocomio monzese. Carlo, colpito improvvisamente da una leucemia fulminante, è stato ricoverato all’Ospedale San Gerardo il 9 ottobre 2006. Dopo soli tre giorni, il 12 ottobre, è deceduto, affrontando la malattia con una serenità straordinaria e lasciando una profonda impronta in ospedale e in chi lo ha assistito e ancora vi lavora. Anche prima della malattia, Carlo era noto per la sua dedizione alla carità, al sostegno dei più fragili e alla vicinanza a chi è solo.

Riflettere sulla sofferenza

La Fondazione Irccs San Gerardo dei Tintori, facendo propri questi valori, ha voluto offrire un’occasione di riflessione sulla sofferenza e la malattia che vengono affrontati, come da Carlo, da chi vive ogni giorno questi spazi: i medici, gli operatori sanitari, tutto il personale, i pazienti, le famiglie, i caregiver.

«L’ospedale è un luogo di relazione, cura e sacrificio – sottolinea il presidente della Fondazione Irccs San Gerardo dei Tintori Claudio Cogliati -. Il Crocifisso, nella storia dell’arte, è stato spesso il simbolo e la sintesi di tutto questo: testimonianza di un amore capace di empatia, dono totale di sé e condivisione del dolore. Carlo lo guardava così, e appena ricoverato disse ai suoi genitori che era pronto a offrire le proprie sofferenze. Questa mostra vuole essere l’occasione per tutti, come spesso Carlo ripeteva, di spostare lo sguardo dal basso verso l’alto. Basta un semplice movimento degli occhi».

La mostra

L’esposizione, realizzata grazie all’Associazione Don Giulio Farina, con la curatela artistica di Maddalena Mongera, dipendente dell’Irccs e dell’Advisory Board culturale della Fondazione, raccoglie una serie di pannelli tratti dalla mostra «La civiltà del crocifisso» gentilmente offerta da Giuseppe Colombo (ex sindaco di Cernusco sul Naviglio).

Alcuni crocifissi esposti sono connessi a istituzioni ospedaliere e di carità, altri facilitano l’immedesimazione grazie alla presenza di persone comuni coinvolte nelle scene, e altri ancora, più moderni, mostrano come il soggetto sia stato affrontato anche da artisti del Novecento. Tra le riproduzioni si possono trovare il Crocifisso di San Domenico ad Arezzo di Cimabue, il Crocifisso di Padova di Giotto, o ancora la Crocifissione di Andrea del Castagno, del Beato Angelico, ma anche «Il Cristo giallo» di Paul Gauguin o la «Crocifissione bianca» di Marc Chagall.

Una croce moderna

Chiude l’esposizione un dono fatto alla parrocchia dell’ospedale: la «Croce di Carlo», realizzata dall’artista contemporanea Nicoletta Staibano come dono e atto di devozione verso Carlo Acutis. Una croce, come sottolinea l’artista, «nuova, moderna, non statica: infatti non ha un braccio uguale all’altro perché Carlo ci insegna a essere originali e non fotocopie». È una semplice croce lignea, che ha come centro l’Eucaristia, il cuore della vita del Beato. Le righe nascono dai bassorilievi che stanno intorno al sarcofago di Carlo, collocato nel Santuario della Spogliazione di Assisi, dove il ragazzo andava spesso. La lettera M, evidenziata in basso, è l’iniziale di Maria Santissima. Anche l’azzurro, il colore preferito di Carlo, richiama la Madre di Gesù.