«Condividiamo la necessità di affermare la legalità anche nei contesti più difficili della città. E comprendiamo che per farlo siano talora necessarie azioni di polizia di vasta portata, mirate a individuare e sgominare centri di delinquenza e forme di abusivismo che si annidano in quartieri segnati da diffuse forme di fragilità. Sono le persone anziane e le famiglie oneste a pagare maggiormente, nella loro quotidianità, la pervasività e il controllo del crimine. Ma le modalità seguite, negli ultimi mesi, per effettuare blitz e sgomberi che hanno interessato, a Milano, diversi luoghi di periferia non sono parse adeguate a contesti complessi, segnati da diverse forme di disagio sociale, bisognosi di un paziente e delicato lavoro di prevenzione, educazione, accompagnamento, affermazione di diritti fondamentali».
Don Paolo Selmi, direttore di Caritas Ambrosiana e presidente della Fondazione Angelo Abriani – Casa della Carità, esprime preoccupazione per quanto accaduto negli ultimi giorni in via Quarti, quartiere di Baggio, dove un massiccio spiegamento di forze ha preso di mira le occupazioni abusive di diversi appartamenti Aler e fenomeni criminosi di varia natura, causando però concreti e diffusi disagi anche a persone e famiglie in situazione di fragilità o legalmente residenti negli alloggi pubblici, così come era accaduto nelle settimane precedenti nei quartieri Giambellino-Lorenteggio e San Siro. Analoghe perplessità riguardano lo sgombero effettuato alla Stazione Tibaldi, dove l’intervento delle forze dell’ordine ha inteso cancellare (di fatto senza successo, come verificato già nelle ore successive) la presenza di decine di persone senza dimora.
«Le nostre riserve – spiega don Selmi – riguardano non l’oggetto e il merito degli interventi, ma il metodo seguito per realizzarli. Gli sgomberi e i blitz delle forze dell’ordine possono centrare alcuni obiettivi di pubblica sicurezza e ripristinare, almeno in parte e per un certo tempo, condizioni di vivibilità dei quartieri e il doveroso controllo del territorio da parte dello Stato. Ma a medio e lungo termine non hanno vera efficacia, né rispettano, nell’immediato, i bisogni e la dignità di chi li subisce e del contesto sociale in cui avvengono, se non sono intrecciati ad altre forme di intervento, di mediazione culturale, di presidio sociale».
Coinvolgere chi aiuta ogni giorno
In occasione dei blitz e degli sgomberi delle ultime settimane, come hanno segnalato tutti i soggetti sociali e sindacali che da tempo operano nelle comunità e nei territori coinvolti, questo coordinamento non si è verificato, «e nemmeno sono stati coinvolti, come si dovrebbe fare, servizi e soggetti sociali territoriali, pubblici e del terzo settore. Scuole, associazioni, cooperative e parrocchie, spesso lasciate a loro stesse, attente alle situazioni di fragilità e allo smarrimento di tanta brava gente che abita contesti difficili, fanno di tutto per animare, accompagnare, sostenere, incoraggiare, supplire, per garantire una vita dignitosa. Come si può pensare di affermare la legalità, se non si ascoltano e non si coinvolgono i soggetti che cercano di costruirla pazientemente, ogni giorno, operando in chiave educativa e preventiva?».
La realtà dei caseggiati di via Quarti è ben nota agli operatori della cooperativa Farsi Prossimo, che su mandato di Caritas Ambrosiana, e collaborando con la parrocchia locale e le suore Discepole del Vangelo, vi gestiscono Lo Stanzino, un piccolo ma vivace Centro di prossimità che dedica particolare attenzione a minori, famiglie, anziani e persone in difficoltà. Anche da loro è venuta la conferma di un clima non certo rasserenato dall’azione di settimana scorsa.
«In seguito all’intervento delle forze dell’ordine alcune persone saranno giustamente chiamate a rispondere delle loro azioni illegali – osserva don Selmi –. Ma molti che da anni sperimentano la negazione di diritti fondamentali ne ricaveranno l’impressione che lo Stato non intende occuparsi di loro. Intervenire e sgomberare con la forza, mettendo sotto pressione per diverse ore un intero quartiere, non preoccupandosi di situazioni diffuse di fragilità sociale, psichica, culturale, può essere lecito e per certi aspetti utile. Ma non può essere l’unica manifestazione dei poteri statali e pubblici, dopo anni di latitanza di risposte tangibili sui versanti della prevenzione dell’illegalità, del diritto alla casa, di una corretta e trasparente gestione del patrimonio immobiliare pubblico».
Appello al Prefetto: «Necessario confrontarsi»
In nome di tutte queste considerazioni, don Selmi ribadisce la «disponibilità di Caritas e Casa della Carità a continuare a lavorare al fianco di tante persone in difficoltà, per accompagnarle al godimento dei loro diritti di cittadini, in un clima di onestà, legalità e fiducia nelle istituzioni».
Incontrando le suore di via Quarti, nel fine settimana, don Selmi le ha ringraziate per la loro coraggiosa testimonianza di prossimità. «E non ho potuto fare a meno di pensare – aggiunge – al Vangelo ambrosiano della domenica, quello dell’Annunciazione: Dio che bussa alla Storia degli uomini, come le suore bussano alle porte di tante famiglie, senza invadere la loro libertà né marchiare chi sbaglia, con il desiderio invece di guardare alla vita in modo diverso».
La città e il quartiere si sono mossi, negli ultimi giorni, per far arrivare piccoli aiuti, stufette e torce ricaricabili, alle famiglie con minori o disabili rimaste senza luce e gas. Purtroppo, però, testimonianze raccolte in loco indicano che i soggetti malavitosi che in passato hanno imposto un prezzo per consentire di occupare appartamenti, non sono rimasti inerti nemmeno in questo frangente e stanno riallacciando abusivamente la corrente elettrica ad alcune famiglie.
Per valutare modalità di aiuto che restino nella legalità oggi, lunedì 22, Comune, parrocchia e Caritas Ambrosiana hanno in programma un incontro. «La nostra preoccupazione più immediata – conclude il direttore Caritas e presidente di Casa della Carità – è per le famiglie più fragili che, nella confusione generata dall’operazione di polizia, si sono viste presentare e hanno firmato, in alcuni casi senza capire esattamente cosa, documenti che prevedono l’obbligo di lasciare l’alloggio. In alcuni casi a partire da domani, 23 dicembre. Ci associamo dunque alla richiesta di incontro con il Prefetto e le amministrazioni pubbliche coinvolte, avanzata settimana scorsa da decine di sigle cittadine, e auspichiamo che possa concretizzarsi in tempi rapidi. Tutti avvertiamo e condividiamo, ciascuno con le proprie competenze, le proprie modalità operative e le proprie conoscenze e convinzioni, la responsabilità del bene comune. Lo si costruisce davvero, se ci si confronta per costruirlo insieme».





