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I credenti uniti in un pensiero di pace

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Intervista

Asfa: «Dobbiamo tutti pregare, ma anche lavorare per la pace»

Il presidente del Consiglio direttivo della Casa della Cultura musulmana di Milano sul messaggio dell’Arcivescovo, che la sua comunità ha ricevuto e illustrato pubblicamente: «Un invito importante, che conferma il rapporto con la Diocesi, basato su rispetto, fratellanza e dialogo»

di Annamaria BRACCINI

19 Dicembre 2023
L'Arcivescovo con Mahmoud Asfa (sesto da destra), in un incontro durante la visita pastorale al Decanato San Siro

Il messaggio per la pace dell’Arcivescovo (leggi qui il testo) è stato consegnato, tra le prime realtà che fanno riferimento ad altre fedi presenti nel territorio diocesano, alla Casa della Cultura musulmana di Milano, di cui Mahmoud Asfa è presidente del Consiglio direttivo. È lui a definire il significato di un gesto «molto apprezzato» e che è stato oggetto anche di una spiegazione pubblica presso la Casa stessa: «Prima di tutto vorremmo veramente ringraziare l’Arcivescovo di Milano per questo invito a unirci nell’invocazione della pace, che è importante in questi momenti tanto difficili. Dobbiamo tutti pregare, ma anche lavorare per la pace. Riceviamo questo messaggio con tanta felicità nel cuore e con tanto affetto per un pensiero che ci ricorda che dobbiamo sempre essere operosi al fine di realizzare una pace stabile, nella nostra città, nel nostro Paese, nel mondo».

Nella Casa della Cultura musulmana, tra i suoi amici e le persone che le sono intorno, sente questo anelito alla pace?
Certo. Noi, come Casa della Cultura, abbiamo organizzato un dibattito e un incontro proprio sul tema della pace in un momento drammatico come l’attuale, invitando personalità anche della Chiesa e della comunità civile. In questa guerra micidiale che si sta svolgendo in Palestina, fin dall’inizio stiamo pregando per la pace. Speriamo che questo messaggio da parte della nostra comunità, ma anche ovviamente della Chiesa – basti pensare agli appelli del Papa e dell’Arcivescovo -, arrivi a fermare un conflitto che davvero non risparmia nessuno, non solo tra i militari, esercito e miliziani, ma soprattutto tra civili innocenti, soprattutto donne e bambini. La situazione è drammatica e occorre porvi fine al più presto, se non vogliamo che si generino ulteriori catastrofi. Purtroppo, come in tutte le guerre, il prezzo più alto viene pagato dalla gente che in realtà, nel nostro caso, vuole realmente la pace, vuole vivere in pace, vuole la libertà e l’indipendenza per una popolazione palestinese che sta soffrendo da 75 anni.

I vostri rapporti con la Chiesa ambrosiana sono strutturati e ottimi da tempo e se ne è avuto spesso testimonianza. Anche il messaggio recapitato in questi giorni alle comunità e nelle moschee è un segno in questa direzione? 
Senza dubbio. Con l’Arcidiocesi abbiamo un rapporto molto forte basato sul reciproco rispetto, sulla fratellanza e il dialogo. Mi piace ricordare che monsignor Luca Bressan è un amico per la nostra comunità e per quelli che lavorano nel Forum delle Religioni di Milano a cui partecipiamo. Anche la presenza e la vicinanza del parroco di via Padova è molto preziosa e ne siamo onorati. Credo che sia importante che la lettera dell’Arcivescovo sia stata consegnata il venerdì, e che io l’abbia illustrata all’intera comunità della Casa delle Cultura musulmana, per far conoscere questo affetto, questa sensibilità, quest’amicizia della e con la Chiesa di Milano che dura da anni e che continuerà per sempre.

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