Sirio 13 -19 maggio 2024
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Milano

Burgio: «Sono gli adulti che devono mutare sguardo sui giovani»

Il cappellano del Beccaria dopo gli episodi di maltrattamenti all’interno dell’Istituto penale per minori: «Ora è difficile per l’autorità apparire come credibile tutor della sicurezza. I ragazzi hanno diritto di essere pensati come tali, al di là dello stigma e dei pregiudizi»

di Annamaria BRACCINI

7 Maggio 2024
Don Claudio Burgio

«Il “Beccaria” è sempre stato un istituto, proprio per la sua specificità minorile, teso e complesso. Tuttavia, ora maggiormente perché i ragazzi che arrivano sono davvero difficili, molto aggressivi e, quindi, le tensioni sono all’ordine del giorno». Don Claudio Burgio, cappellano di una delle strutture penitenziarie più note in Italia – da molti anni vicino al mondo del disagio giovanile, anche per aver fondato nel 2000 la Comunità Kayròs – non nasconde che la situazione non sia semplice. Ancor più adesso, dopo l’emergere del grave fatto di cronaca relativo ai maltrattamenti perpetrati su alcuni ospiti. «In questi giorni in modo particolare – aggiunge – è chiaro che è difficile per l’autorità mantenere una certa credibilità ed essere visti come tutor della sicurezza in un presidio educativo quale dovrebbe essere un carcere minorile». Quello che, a oggi, conta 80-90 ragazzi, tutti maschi, molto spesso alle prese non solo con i reati, ma anche con «fragilità evidenti».

«Sono ragazzi poco empatici perché fanno fatica a sentire l’altro e a entrare in una visione della vita diversa», prosegue il cappellano che evidenzia le complessità derivanti dalle migrazioni: «Abbiamo molti ragazzi che arrivano da Paesi stranieri e registriamo, in questo momento, un sovraffollamento di minori stranieri non accompagnati. Non parlando ancora bene l’italiano, si trovano in una condizione di ansia continua».

Ma comunque – don Claudio ne è convinto -, “non esistono ragazzi cattivi” come si intitola un suo famoso libro, «perché i ragazzi hanno diritto di essere pensati come ragazzi e basta, al di là dello stigma e dei pregiudizi. Sono gli adulti che devono mutare sguardo sui giovani, anche perché, sempre più allarmati e assediati da paure sociali, sono cambiati più di loro».