Un’iniziativa inedita e significativa. Il Giubileo diocesano degli Imprenditori è questo (leggi qui). In programma venerdì 13 giugno, avrà inizio in piazza San Babila alle 8 con un momento introduttivo di preghiera e riflessione con l’Arcivescovo, cui seguirà il pellegrinaggio comunitario fino in Duomo, dove chi lo desidera potrà accostarsi al sacramento della Riconciliazione; qui, alle 10, monsignor Delpini presiederà la solenne celebrazione eucaristica. Insomma, un Giubileo particolare che rivela tutto l’interesse e il coinvolgimento della Diocesi per il mondo del lavoro nelle sue diverse articolazioni, come testimoniano anche le ormai tradizionali visite dell’Arcivescovo ad aziende del territorio nei giorni della Festa del Lavoro.
Monsignor Luca Bressan, vicario episcopale per la Carità, la Cultura, la Missione e l’Azione sociale, che ha firmato la lettera di invito ai partecipanti, su questo punto non ha dubbi: «Interessarsi ai problemi del lavoro significa soprattutto interrogarsi sul bene comune, chiedendo a chi ha energie e lucidità – e, quindi, gli strumenti intellettuali, ma anche finanziari – di impegnarsi per dare e creare lavoro».
Da dove nasce questa idea?
Nel suo ultimo Discorso alla Città l’Arcivescovo ha preso spunto dalla ricorrenza del Giubileo «per immaginare e raccomandare – come ha scritto – l’attenzione della società civile, delle istituzioni e il coinvolgimento di tutti per cogliere l’occasione. Il convergere di uomini e donne di buona volontà può rendere possibili passi coraggiosi e interventi significativi per aggiustare il mondo». Questa è la logica con cui abbiamo voluto promuovere il Giubileo del 13 giugno, che infatti ha come titolo «Insieme per aggiustare il mondo».
Davvero questa alleanza – che l’Arcivescovo ha più volte auspicato, anche dopo il Discorso alla Città – può concretizzarsi oggi in un mondo così complesso, sfrangiato, individualista e particolarmente litigioso?
Sì, si possono realizzare sinergie concrete, sfruttando due possibilità che abbiamo a disposizione. Il primo è l’asse delle generazioni: non a caso l’apertura del pellegrinaggio, in piazza San Babila, vedrà tra i protagonisti giovani imprenditori che racconteranno il modo con cui scommettono sul futuro e quindi sperano, generando speranza. L’altro aspetto è quello di creare alleanze perché non ci si lasci attrarre dalle sirene della finanza e, quindi, il capitale venga drenato in giochi di borsa e finanziari che spostano ricchezza, ma non creano lavoro.
Secondo lei oggi manca qualcosa, anche a livello di riflessione, su questi temi?
Ciò che manca in Lombardia è ciò che abbiamo conosciuto sessanta, settant’anni fa e nel dopoguerra: ossia, gente che accetti di rischiare creando solidarietà e legami attraverso il lavoro, per una società più giusta.
In questo senso le testimonianze potranno aiutare a capire l’orizzonte in cui si muovono tali dinamiche, trovando magari esperienze virtuose?
Certamente vanno lette così le testimonianze dei giovani imprenditori di cui abbiamo già detto e, alla fine della celebrazione in Duomo, il ringraziamento che verrà da parte del decano del mondo dell’imprenditoria, Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio Imprese per l’Italia e Camera di Commercio Metropolitana di Milano, Lodi e Monza Brianza.





