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"Scarp de' tenis"

Sul mensile di strada viaggio tra le badanti straniere

14 Ottobre 2009

Badanti: sanate, ma non troppo. È quanto emerge dall’inchiesta realizzata sul numero di ottobre di Scarp de’ tenis, il mensile della strada edito dalla Cooperativa Oltre di Milano (tel. 02.67479017). Le domande dovevano essere almeno 600 mila. Sono state più o meno la metà. Così, molte straniere che potevano essere regolarizzate sono rimaste al palo. Alcune famiglie preferiscono rischiare. Altre non reggono i costi. In compenso, si sono infilati gelataie e imbianchini. E c’è chi ha speculato…
Da questo mese anche Flutura, 24 anni, albanese, è ufficialmente una colf. In realtà, continuerà a fare quello che ha sempre fatto, da quando è arrivata a Milano nell’estate 2005: servire gelati in un bar. Invece, Alina, 34 anni, ucraina, lavora per un famiglia a Milano. Fino a qualche tempo fa curava un ottantenne e la moglie non più autosufficiente. Poi l’uomo è morto. Nonostante le sue ore di lavoro siano rimaste le stesse, il figlio della coppia le ha ridotto lo stipendio, che è sempre in nero.
«Il lavoro di cura domiciliare è competitivo fintanto che rimane in nero – argomenta su Scarp de’ tenis Sergio Pasquinelli, sociologo e ricercatore dell’Irs, Istituto di ricerca sociale -. Quando emerge non è più conveniente». Badanti: sanate, ma non troppo. È quanto emerge dall’inchiesta realizzata sul numero di ottobre di Scarp de’ tenis, il mensile della strada edito dalla Cooperativa Oltre di Milano (tel. 02.67479017). Le domande dovevano essere almeno 600 mila. Sono state più o meno la metà. Così, molte straniere che potevano essere regolarizzate sono rimaste al palo. Alcune famiglie preferiscono rischiare. Altre non reggono i costi. In compenso, si sono infilati gelataie e imbianchini. E c’è chi ha speculato…Da questo mese anche Flutura, 24 anni, albanese, è ufficialmente una colf. In realtà, continuerà a fare quello che ha sempre fatto, da quando è arrivata a Milano nell’estate 2005: servire gelati in un bar. Invece, Alina, 34 anni, ucraina, lavora per un famiglia a Milano. Fino a qualche tempo fa curava un ottantenne e la moglie non più autosufficiente. Poi l’uomo è morto. Nonostante le sue ore di lavoro siano rimaste le stesse, il figlio della coppia le ha ridotto lo stipendio, che è sempre in nero.«Il lavoro di cura domiciliare è competitivo fintanto che rimane in nero – argomenta su Scarp de’ tenis Sergio Pasquinelli, sociologo e ricercatore dell’Irs, Istituto di ricerca sociale -. Quando emerge non è più conveniente».