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Anniversario/1

«Tettamanzi, un pastore che amava le persone»

A cinque anni dalla morte (5 agosto 2017) il ricordo del Cardinale nelle parole del professor Alfredo Anzani, medico che gli fu amico e allievo in campo bioetico: «Non giudicava, ascoltava e comprendeva»

di Annamaria Braccini

31 Luglio 2022
Il cardinale Dionigi Tettamanzi

«Il mio è un ricordo pieno di affetto, di riconoscenza, di amicizia vera. Mi torna alla mente quando pubblicò il libro Custodi e servitori della vita, dedicato alla bioetica, e sulla prima pagina scrisse “al mio amico medico”. Mi ha insegnato cose profonde, a dire sempre di sì, rifacendosi al detto che, a sua volta, gli ripeteva la mamma Giuditta: “Un fiat è sempre fiat”». Alfredo Anzani, già presidente della Sezione di Milano dei Medici Cattolici Italiani dal 1995 al 2004 e poi, dal 2012, vicepresidente della Federazione Medici Cattolici, ha un’emozione particolare nella voce ricordando il cardinale Dionigi Tettamanzi, che dei Medici Cattolici fu assistente ecclesiastico nazionale dal 1998 al 2012, a cinque anni dalla sua scomparsa (5 agosto 2017).

C’è qualche altro insegnamento che il Cardinale le ha lasciato?
Sì: quello di usare sempre le particelle “e… e”, non “o… o”, perché con queste ultime si perde l’altro, mentre con le prime si mettono insieme le parti, in una visione conciliante di amore e di rispetto della verità.

Quando ha conosciuto Tettamanzi?
A Seveso, presso il Santuario di San Pietro, dove celebrava le prime Messe. Eravamo nel 1957, lui aveva 23 anni e io 13 e gli facevo da chierichetto. Da quel momento è sempre rimasto il mio sacerdote di riferimento. Poi per me c’è stato il maestro, perché aveva particolare attenzione a tutte le tematiche di carattere etico, soprattutto in campo antropologico: non dimentichiamo che è stato uno dei collaboratori di Giovanni Paolo II per la formulazione della Familiaris Consortio. A questo proposito, mi permetto di ricordare un episodio significativo. Eravamo andati a pregare con il Pontefice nella sua cappella privata. Al termine il Papa gli mise le mani sulle spalle e disse con la sua voce possente, «Dionigi Tettamanzi, colonna della Chiesa!».

In campo bioetico, quale era la sua prospettiva interpretativa?
Direi che la caratteristica principale è che desiderava comprendere le novità in campo biologico e scientifico non con un atteggiamento di presunzione giudicante, ma attraverso l’ascolto e la comprensione. Una visione antropologica fondamentale, perché alla base del suo giudizio non c’era mai la condanna, ma il rispetto della verità dell’uomo. La sintesi di questa visione sta in una frase che non ho più dimenticato: «Ci sono principi che non sono modificabili, poi ci sono le persone, le une diverse dalle altre, che vanno capite, ma prima ancora amate».

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La biografia

Dionigi Tettamanzi nasce a Renate (MB) il 14 marzo 1934. A 11 anni entra in Seminario e il 28 giugno 1957 viene ordinato sacerdote in Duomo dall’allora Arcivescovo di Milano, monsignor Giovanni Battista Montini. Pochi mesi dopo è inviato al Pontificio Seminario Lombardo di Roma - che reggerà dal 1987 al 1989 -, dove rimane per un biennio, frequentando la Pontificia Università Gregoriana. Nel 1959 consegue il dottorato in Sacra Teologia. Insegna Morale fondamentale per oltre 20 anni al Seminario di Venegono Inferiore.
L’1 luglio 1989 viene eletto Arcivescovo metropolita di Ancona-Osimo e il 23 settembre riceve l’ordinazione episcopale in Duomo per le mani del cardinale Martini. Nel giugno 1990 è eletto presidente della Commissione Cei per la Famiglia e il 14 marzo 1991 diventa segretario generale della stessa Cei. Il 20 aprile 1995 viene nominato Arcivescovo metropolita di Genova da Giovanni Paolo II. Il 25 maggio dello stesso anno diventa vicepresidente della Cei, incarico ricoperto fino al maggio 2000.
Il 21 febbraio 1998 è creato cardinale e l’11 luglio 2002 il Papa lo chiama a guidare l’Arcidiocesi di Milano, dove fa il suo ingresso solenne il 29 settembre. Il 28 giugno 2011 papa Benedetto accetta la sua rinuncia. Il 25 marzo 2017 appare per l’ultima volta in pubblico in Duomo per incontrare papa Francesco. Muore il 5 agosto 2017 a Villa Sacro Cuore di Triuggio, dove si era ritirato.