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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Anniversario/2

«Al fianco di Tettamanzi, vivendo come in famiglia»

La semplicità e l'affabilità del Cardinale morto il 5 agosto 2017 nel ricordo di don Umberto Bordoni, suo segretario durante l'episcopato milanese: «Era capace di entrare in contatto con gli altri manifestando tenerezza e prossimità»

di Annamaria Braccini

31 Luglio 2022
Il cardinale Dionigi Tettamanzi

«Il primo ricordo privato del Cardinale riguarda la chiamata telefonica che ricevetti da lui: ero sulle spiagge siciliane, in vacanza con il gruppo giovani dell’oratorio di Assago, quando mi chiamò direttamente, chiedendomi se potevamo incontrarci. Iniziò così l’avventura che mi mise al servizio dell’Arcivescovo e che in qualche modo cambiò la mia vita. Fin dall’incontro che ebbi nei giorni successivi a Genova, il suo tratto che si rivelò in maniera immediata fu quello della familiarità: una persona molto semplice, che venne personalmente ad aprirmi la porta e ad accogliermi». A dire così è don Umberto Bordoni, segretario dell’arcivescovo Tettamanzi per tutto il suo episcopato milanese, oggi direttore della Fondazione Scuola Beato Angelico.

Questa semplicità fu confermata nella vostra frequentazione dal 2002 al 2011?
Certamente. La stessa semplicità che il Cardinale viveva negli incontri nelle parrocchie caratterizzava la vita quotidiana della famiglia arcivescovile, soprattutto nei momenti del pranzo e della cena, quando si poteva scambiare qualche battuta. Era un uomo dedito al lavoro, brianzolo in tutti i sensi: al ritorno dalle Visite pastorali si metteva subito alla scrivania per preparare l’omelia per il giorno seguente, non concedendosi quasi alcuno spazio per il riposo.

Tra le tante iniziative del Cardinale vi fu l’edizione del nuovo Evangelario ambrosiano, affidata ad artisti della transavanguardia. Una scelta coraggiosa per un Vescovo già avanti con l’età…
Il Cardinale era un uomo di straordinaria apertura. Quando incontrò gli artisti per iniziare l’avventura dell’Evangeliario, consegnando nelle loro mani il libro dei Vangeli, l’unica cosa che disse fu: «Coraggio!». Questo stesso atteggiamento l’ho constatato quando si trovava di fronte a qualche contestazione o fatica: era capace di sorridere, di ascoltare quello che veniva detto senza lasciarsi scuotere, ma guardando avanti con fiducia. Mi piace ricordare un particolare. Mancavano ormai pochi mesi al termine del suo mandato e mi permisi di dirgli: «Eminenza, forse questa questione può lasciarla al suo successore; adesso manca poco…». Rispose solo: «È mio dovere assumermi la mia responsabilità».

Fu chiamato il Cardinale «delle mani», che stringeva a centinaia in ogni sua uscita pubblica. Era davvero così profonda la sua attenzione per la gente?
Sì, aveva una capacità di ascolto, di memoria, di empatia umana, di entrare in contatto con gli altri, anche in pochi minuti, manifestando sempre un volto di tenerezza e di prossimità. Aveva anche una discrezione immensa, custodendo le confidenze ricevute e possedendo un grandissimo equilibrio nell’ascolto, nel dare pareri, nell’accogliere le varie istanze. Questo tema della pastoralità, che ripeteva spesso, non era semplicemente una maniera umana di accostarsi alle persone, ma un modo di vivere il Concilio Vaticano II. Si è visto nel passaggio dalla Familiaris Consortio ad Amoris Laetitia: entrambi documenti che riflettono in qualche modo il sentire del cardinal Dionigi, molto spesso, non a caso, consulente pontificio. Questo tratto di mitezza e di elasticità nel lasciarsi condurre dallo Spirito, che parla attraverso il Vangelo, le persone e le situazioni concrete, mi sembra un’eredità preziosa che ci ha lasciato e un’applicazione meravigliosa di quello che Ignazio chiamava il «sentire cum Ecclesia».

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La biografia

Dionigi Tettamanzi nasce a Renate (MB) il 14 marzo 1934. A 11 anni entra in Seminario e il 28 giugno 1957 viene ordinato sacerdote in Duomo dall’allora Arcivescovo di Milano, monsignor Giovanni Battista Montini. Pochi mesi dopo è inviato al Pontificio Seminario Lombardo di Roma - che reggerà dal 1987 al 1989 -, dove rimane per un biennio, frequentando la Pontificia Università Gregoriana. Nel 1959 consegue il dottorato in Sacra Teologia. Insegna Morale fondamentale per oltre 20 anni al Seminario di Venegono Inferiore.
L’1 luglio 1989 viene eletto Arcivescovo metropolita di Ancona-Osimo e il 23 settembre riceve l’ordinazione episcopale in Duomo per le mani del cardinale Martini. Nel giugno 1990 è eletto presidente della Commissione Cei per la Famiglia e il 14 marzo 1991 diventa segretario generale della stessa Cei. Il 20 aprile 1995 viene nominato Arcivescovo metropolita di Genova da Giovanni Paolo II. Il 25 maggio dello stesso anno diventa vicepresidente della Cei, incarico ricoperto fino al maggio 2000.
Il 21 febbraio 1998 è creato cardinale e l’11 luglio 2002 il Papa lo chiama a guidare l’Arcidiocesi di Milano, dove fa il suo ingresso solenne il 29 settembre. Il 28 giugno 2011 papa Benedetto accetta la sua rinuncia. Il 25 marzo 2017 appare per l’ultima volta in pubblico in Duomo per incontrare papa Francesco. Muore il 5 agosto 2017 a Villa Sacro Cuore di Triuggio, dove si era ritirato.