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Causa

Sonzini, un autentico modello di credente da proporre a tutti i fedeli

Il significato del riconoscimento delle virtù eroiche che ha reso il sacerdote varesino “Venerabile”, denominazione che conserverà fino a quando sarà riconosciuto il miracolo necessario per poterlo proclamare “beato”

di monsignor Ennio APECITIResponsabile Cause dei Santi - Diocesi di Milano

13 Dicembre 2019
Monsignor Carlo Angelo Sonzini

«L’11 dicembre 2019, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in udienza Sua Eminenza Reverendissima il Signor Cardinale Angelo Becciu, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Durante l’Udienza, il Sommo Pontefice ha autorizzato la medesima Congregazione a promulgare i Decreti riguardanti: […] le virtù eroiche del Servo di Dio Carlo Angelo Sonzini, Sacerdote diocesano, Fondatore della Congregazione delle Suore Ancelle di San Giuseppe; nato il 24 giugno 1878 a Malnate (Italia) e morto a Varese (Italia) il 5 febbraio 1957».

Questo il sobrio – e insieme solenne – comunicato della Sala Stampa del Vaticano, pubblicato poi su L’Osservatore Romano.

In forza di tale decisione di Papa Francesco, ora mons. Carlo Sonzini è “Venerabile” e così sarà indicato d’ora in poi, almeno sino a quando sarà riconosciuto un miracolo, concesso da Dio per sua intercessione. Occorre, infatti, ancora questo passo – il miracolo, appunto – per poter proclamare mons. Sonzini “beato” e poterlo così pregare solennemente durante una Celebrazione Eucaristica.

Papa Francesco ha ribadito la “necessità” di un miracolo proprio il giorno dopo la promulgazione del decreto, ricevendo in Udienza tutti i membri della Congregazione delle Cause dei Santi: «Ci vuole un miracolo – ha detto il Papa – perché è proprio il dito di Dio lì. Senza un intervento del Signore chiaro, noi non possiamo andare avanti nelle cause di canonizzazione».

In effetti, con la proclamazione di mons. Sonzini a “Venerabile” si compie un lungo cammino, cominciato 18 gennaio 1991, quando la Commissione d’Inchiesta, un tempo detta Tribunale, presieduta da Mons. Riccardo Pezzoni, allora Prevosto di Varese, e avendo come Promotore di Giustizia l’attuale vescovo emerito di Reggio Emilia, mons. Adriano Caprioli, cominciò a interrogare i testimoni necessari per conoscere la vita e la fama di santità di mons. Sonzini.

Un lavoro rapido, coordinato dal Responsabile delle Cause dei Santi della nostra Diocesi, che si concluse in appena tre anni: il 23 marzo 1994, il cardinale Martini dichiarava conclusa l’Inchiesta e ordinò di inviare tutti i documenti e le testimonianze raccolte alla Congregazione delle Cause dei Santi in Roma.

Qui iniziò la cosiddetta fase romana, che consiste nel riassumere le migliaia di pagine raccolte a Milano in una Positio, un libro che deve illustrare la vita e le virtù, la fama di santità e la convenienza della canonizzazione del “Servo di Dio”, come era allora chiamato mons. Sonzini. Tale complessa stesura fu affidata – è ben giusto ricordarlo – a Padre Gianfranco Barbieri, degli Oblati Diocesani Missionari di Rho, che era già stato il Postulatore – una specie di avvocato difensore – nella fase diocesana dell’Inchiesta.

Compiuta l’impresa, ovvero stesa la Positio, si è fatto il consueto lungo e minuzioso esame da parte degli esperti della Congregazione delle Cause dei Santi. Ed ecco ora quella che potremmo definire la sentenza: mons. Carlo Sonzini ha vissuto in modo eroico tutte le virtù cristiane e, dunque, può essere un autentico modello di credente da proporre a tutti i fratelli e le sorelle, che formano la grande Chiesa cattolica, a partire da quelli e quelle di Varese, che ne hanno custodito la memoria e hanno voluto che la sua salma fosse custodita nella Basilica di San Vittore, nella quale mons. Sonzini svolse per decenni l’assiduo ministero del sacramento della Riconciliazione. Molti ricordavano, durante il Processo, la fila ininterrotta di persone che si accostava al suo confessionale.

Mons. Sonzini, infatti, fu un tipico modello di sacerdote ambrosiano e può essere proposto anche oggi alla riflessione dei preti della sua diocesi.

Era nato a Malnate (Varese) il 24 giugno 1878; entrato in Seminario ancora ragazzo – come allora accadeva – ebbe tra i suoi insegnanti un Beato, mons. Luigi Talamoni, impegnato nell’agone politico e fondatore tra l’altro delle Suore Misericordine, dedite ai poveri, agli ultimi della città di Monza, da dove hanno esteso ora il loro carisma nel mondo. Anche da questo maestro Sonzini imparò l’importanza dell’impegno sociale e dell’attenzione agli emarginati, che si manifestò sin dal giorno della sua ordinazione sacerdotale, il 1° giugno 1901 per mano di un altro Beato, il cardinale Andrea Carlo Ferrari.

Per alcuni anni fu insegnante in Seminario, sino a che il cardinale Ferrari nell’ottobre 1913 lo nominò canonico a San Vittore (Varese) e gli affidò il settimanale cattolico Luce, del quale fu di fatto il fondatore e il redattore per 37 anni, nel periodo drammatico della Prima guerra mondiale e del fascismo, contro il quale levò sempre coraggiosa la sua voce, subendo spesso le ritorsioni. Ma non se ne fece intimorire, convinto del suo ideale: «Noi vorremmo che anime veramente apostoliche ef­fondessero in questi nostri fogli (il Luce) tutto uno spirito ardente di amore per la verità e la giustizia, per Dio e per le anime che suscitasse onde potenti di fede e di entusiasmo e attraesse le moltitudini sollevandole dal pantano di quaggiù verso orizzonti luminosi della cristiana virtù e della vita soprannaturale».

Tempra di un mite coraggioso, che si rese conto di un altro problema allora vivo, quello dello sfruttamento delle domestiche, le ultime di quel tempo, che nelle case dei signori, erano spesso sottoposte a soprusi e violenza.

Per loro e con loro fondò le Ancelle di S. Giuseppe, che ancora oggi continuano il loro impegno al servizio dei più bisognosi, compresi i preti anziani o non più autonomi, tra i quali fu egli stesso: assistito e curato dalle sue Ancelle, morì il 5 febbraio 1957, circondato da vera fama di santità.

Il suo segreto, quello che può provocare anche noi? Lo ritrovo in due suoi pensieri, ambedue relativi a quello che per lui era l’unicum necessarium, Gesù: «Quando un prete vive il suo ministero in convinzione, in gioia, in generosa dedizione, diventa incarnazione del suo ideale – che è Cristo amato e seguito in esclusività -, si fa perciò testimone di Lui, con la totalità della sua propria esistenza, oltre quello che dice e fa, si costituisce punto di riferimento per tutti, soprattutto per chi – come i giovani – cerca un modello che aiuti a costruire un progetto di vita degno di essere vissuto».

Un pensiero che fu ripreso da mons. Bernardo Citterio, nel fare commemorazione del nostro nuovo Venerabile.

Non meno bello il secondo pensiero: «Gesù è buono, è soave, ma la Sua misericordia è infinita! Oh! Non vi sono parole per descrive­re la sua misericordia! Egli ce la fa comprendere con quelle delicate e squisite parabole che tro­viamo nel Vangelo: quella della donna che ha trovato la dramma dopo aver frugato per tutta la casa e, felice, chiama le donne del vicinato e dice loro la sua gioia; quella della pecorella smarri­ta e ritrovata, che il buon pastore si è caricata sulle spalle; quella soavissima del figliuol prodigo che ritorna pentito al padre suo e questi lo abbraccia, lo bacia e vuole che si faccia grande festa. […] Ed ancora, a confermare la sua misericordia, Egli dice che è venuto non per i sani, ma per gli am­malati, ed ancora al ladrone pentito che gli sta vicino sulla croce e che gli dice: Ricordati di me quando sarai nel tuo regno. Egli risponde: Oggi sarai con me in Paradiso».

Ora papa Francesco ce lo conferma: mons. Carlo Sonzini è Venerabile, perché presso Dio si fa per noi esempio e intercessore.

 

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