Si terrà a Milano lunedì 9 giugno, alle 18, la presentazione del volume Nell’attesa di un nuovo inizio. Riflessioni sulla vecchiaia del cardinale Angelo Scola, Arcivescovo emerito di Milano, con la prefazione di papa Francesco (Libreria Editrice Vaticana). L’evento si svolgerà nella Sala Convegni della Curia arcivescovile (piazza Fontana 2). Dopo i saluti del responsabile editoriale di Lev Lorenzo Fazzini, sono previsti gli interventi di monsignor Mario Delpini, Arcivescovo di Milano, e del filosofo Massimo Cacciari. Modererà l’incontro la giornalista di Radio24 Catia Caramelli. È previsto un videomessaggio del cardinale Scola (vedi qui la locandina).

Diventare vecchi è cosa naturale, secondo l’ordine della vita. Il problema è in che modo questo passaggio avviene: se con rabbia o con accettazione, se con animo lieto o con risentimento. E, ancora, a cosa guarda la vecchiaia: se a un dopo che sfocia nel nulla oppure se nella certezza di una nuova vita, quella inaugurata da Gesù Cristo con la sua vittoria sulla morte. Angelo Scola, teologo, vescovo e cardinale, riflette in queste pagine, brevi, ma ricchissime di pensiero e sapienza, sul significato umano del diventare vecchi e del concludere i propri giorni in terra. Attingendo a una vasta e sorprendente schiera di autori, da Dino Buzzati a Giacomo Leopardi, da Julian Barnes a Michel Houellebecq, Scola tratteggia una fenomenologia dell’anzianità che si apre, quasi per osmosi, all’eternità. L’escatologia di Joseph Ratzinger e Hans Urs von Balthasar, cioè la riflessione teologica sul mistero della morte e dell’eternità, diventano i poli di approfondimento per indagare il significato sempre rivoluzionario dell’annuncio cristiano, ovvero la resurrezione dai morti: «Ogni giorno prego Dio che il desiderio di vedere il suo volto sia più forte della mia paura di morire. Perché so che non mi aspetta “qualcosa” ma “Qualcuno”».
Nella prefazione, il Papa descrive «pagine molto dense, da leggere e rileggere». Le pagine di conclusione sul prepararsi all’incontro finale con Gesù, scrive Francesco, «ci restituiscono una consolante certezza: la morte non è la fine di tutto, ma l’inizio di qualcosa. È un nuovo inizio, come evidenzia saggiamente il titolo, perché la vita eterna, che chi ama già sperimenta sulla terra dentro le occupazioni di ogni giorno, è iniziare qualcosa che non finirà. Ed è proprio per questo motivo che è un inizio “nuovo”, perché vivremo qualcosa che mai abbiamo vissuto pienamente: l’eternità».




