È un passaggio forte, quello che l’arcivescovo Delpini dedica al tema della sanità nel Discorso alla città 2025: «Le liste di attesa, la dilatazione insopportabile dei tempi, il privilegio accordato a chi ricorre alla sanità privata a pagamento sono aspetti inquietanti», ha sottolineato monsignor Delpini. E ancora: «Il privato profit fa della salute un affare. Il privato non profit in ambito socio-sanitario si sente spesso ignorato e mortificato. Gli ospedali pubblici e le loro eccellenze rischiano di essere screditati».
Di questi “tre livelli” (pubblico, privato profit e privato non profit) parliamo con Giovanni Lucchini, presidente del Consorzio Farsi Prossimo e della cooperativa Farsi Prossimo Salute, che gestisce una rete di tre poliambulatori, autorizzati dal sistema sanitario anche se non accreditati, aperti a tre tipologie di pazienti: solventi, lavoratori del Consorzio e della rete Caritas e persone fragili. «A questi ultimi – spiega Lucchini – sono destinate una serie di prestazioni gratuite sostenute dalle sovvenzioni di Fondazioni, di Caritas e delle cooperative stesse del Consorzio».
Un modello di sanità privata non profit, insomma, come se ne vedono pochi, e che l’Arcivescovo lamenta sia poco valorizzato: «Ci siamo sempre dichiarati un privato con una funzione pubblica – conferma Lucchin -, con la mission di andare incontro alle persone, per molte delle quali, e sono sempre di più, anche pagare un ticket nella sanità pubblica sta diventando un problema». Secondo Lucchini è proprio il tema della disuguaglianza nell’accesso alle cure la “crepa” più importante nel sistema sanitario nazionale, tra quelle che monsignor Delpini elenca, più ancora delle liste di attesa. Inoltre, secondo il Presidente del Consorzio, è assolutamente vero quanto l’Arcivescovo afferma sul privato sociale: «È mortificato e subisce la concorrenza di competitor molto agguerriti: i soggetti del privato profit per i quali la salute rischia di essere solo un grosso affare», sostiene Lucchini. Che però è ottimista, e pensa che sia comunque ancora possibile, oggi, garantire una certa equità nell’accesso alle cure. Il modello del privato sociale, a suo parere, sta in piedi, anche se un po’ a fatica.
Lo conferma proprio l’esperienza di Farsi Prossimo Salute: «Dobbiamo confrontarci con persone che sempre più spesso ci chiedono sconti o la dilazione dei pagamenti: penso soprattutto a prestazioni essenziali, ma costose, come quelle di odontoiatria, che anche nel pubblico hanno costi non indifferenti. Inoltre, paghiamo tutti i professionisti, che non sono volontari, e cerchiamo di avere i materiali più sicuri. Tutti costi importanti, eppure, nonostante le difficoltà, stiamo in piedi da 12 anni, durante i quali abbiamo fornito 2 milioni di prestazioni, circa il 10% delle quali gratuite». «Rispetto ad altre realtà sociali solidaristiche, come l’Opera San Francesco – precisa Lucchin -, che garantiscono prestazioni gratuite a fronte di medici che prestano servizio gratuitamente, la nostra sfida è diversa: riuscire a proporre una soluzione sociale, ma nello stesso tempo assolutamente sostenibile».
L’altra grande sfida di Farsi Prossimo Salute è l’attenzione alla persona: «I pazienti ci scelgono non solo per la convenienza, ma perché cercano strutture dove sentano di non essere considerati solo dei numeri», dice Lucchini. Un’attenzione che monsignor Delpini richiama nel suo Discorso quando invita a distinguere tra cura e guarigione: «Ci sono alcune patologie per cui le cure non sono risolutive, ma possono comunque aiutare il paziente a stare meglio. Al centro della nostra azione ci devono essere le persone e non la loro malattia», conclude.





