L’avvio del Giubileo e l’appello accorato dell’Arcivescovo in Basta. L’amore che salva e il male insopportabile (la sua Proposta pastorale) danno l’occasione anche alle parrocchie per fermarsi, mettere in pausa le consuete attività e riservare, come ha ricordato lo stesso monsignor Delpini, alcuni giorni a «raccogliersi in una preghiera più distesa», sapendo che «basta la grazia di Dio».
Un’indicazione presa alla lettera nella parrocchia milanese di San Gerolamo Emiliani. Dove il parroco, padre Antonio Ghidoni, ha intuito che proprio queste settimane di gennaio potessero aiutare tanto a prendere in mano seriamente il testo dell’Arcivescovo, quanto a riscoprire, soprattutto in famiglia, la dimensione della preghiera. Dunque in questo mese si ferma il catechismo, sono sospese le riunioni in oratorio e la Caritas mantiene solamente la distribuzione dei pacchi alimentari. Anche il Consiglio pastorale evita l’incontro mensile, in favore di una giornata di ritiro. Consiglio pastorale chiamato dal parroco a spiegare a tutta la comunità il perché di questo mese “sabbatico”: prendiamo sul serio la Proposta pastorale, e iniziamo tutti facendo “riposare la terra”, è stato l’invito ai fedeli.

La complicità dei “piccoli”
Allo stesso tempo, però, padre Antonio rilancia sulla preghiera, chiamando i genitori a proseguire il catechismo in famiglia. Alla Messa dei ragazzi, la domenica, viene distribuita una scheda per pregare una parte del Padre nostro: «Naturalmente cerco la complicità dei più piccoli, ma tutto il materiale viene presentato direttamente ai genitori», sottolinea il parroco. E poi, ogni domenica del mese, l’apertura simbolica di una porta, a partire da quella della chiesa: «La nostra è sempre aperta – ricorda -, così possono entrare anche molti che passano per andare al lavoro». Poi la porta della propria casa, e così via. «Certo, faremo i pellegrinaggi, ma la porta che apriamo deve essere legata a noi. Desidero infatti che ci siano il clima e lo spazio per la riflessione e la preghiera personale», prosegue il parroco.
Guardando ancora alla Proposta dell’Arcivescovo, padre Antonio approfondisce il senso di questo mese: «Lo immagino come il tempo dell’esame di coscienza, che si è un po’ perso nel catechismo di una volta. Pochi infatti sono abituati al sacramento della Riconciliazione. Ma non ci si può solo autoassolvere: bisogna capire il senso di questo sacramento, dell’amore gratuito di Dio che ci salva. E, dunque, bisogna sentire il bisogno di questo amore, attraverso l’esame di coscienza».
Come reagisce la comunità a questa pausa inconsueta? «C’è sempre la tentazione di prevedere subito una verifica di quanto fatto», osserva il parroco, riportando qualche commento tra chi era più dubbioso sul sospendere il catechismo. «Ma è meglio rischiare – rilancia -, pensando che qualcuno potrà cogliere il messaggio e iniziare a pregare in famiglia». Come sempre, poi, saranno poi i più piccoli, alla Messa della domenica, a fare da cartina di tornasole, raccontando quanto queste settimane li avranno coinvolti.




