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I ministeri istituiti

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Catechesi e liturgia

Ministeri istituiti: un rinnovamento della responsabilità dei laici nella Chiesa

A Milano si è svolto il Convegno regionale “Ministeri al servizio di una Chiesa missionaria”, promosso dalla Conferenza Episcopale Lombarda e aperto da un videomessaggio dell’Arcivescovo di Milano

di Annamaria BRACCINI

17 Settembre 2023

«Le nostre Chiese hanno bisogno di uno slancio missionario. È la finalità missionaria che tiene viva la Chiesa. Non si tratta di tamponare delle mancanze». È questo il punto di partenza imprescindibile di cui si avvia l’intensa giornata di convegno regionale, “Ministeri al servizio di una chiesa missionaria”, promosso dalla Conferenza Episcopale Lombarda, dalle Consulte regionali per la Catechesi e la Liturgia e dedicato ai ministeri istituiti dal Papa nel 2021, con le Lettere apostoliche in forma di Motu proprio, “Spiritus Domini”, circa l’accesso delle donne al lettorato (coloro che proclamano la Parola di Dio) e all’accolitato (a servizio dell’Eucaristia), e “Antiquum Ministerium” per l’istituzione dei catechisti, quali animatori della comunità. Realtà sulle quali si va intensificando e approfondendo la riflessione, a livello italiano con la nota della Cei dell’anno scorso e, per quanto attiene alla Lombardia, con il documento dei Vescovi lombardi Lettori, accoliti e catechisti istituiti. Orientamenti per le Diocesi lombarde .

E proprio nel presentare questo pronunciamento e le sue prospettive pastorali si è articolato, attraverso diverse voci, il convegno, al quale hanno preso parte in presenza presso l’Istituto salesiano Sant’Ambrogio, oltre 150 persone tra membri delle Consulte regionali per la Catechesi e per la Liturgia, dell’équipes di discernimento e formazione e degli Uffici pastorali coinvolti, mentre molti si sono collegati da remoto per la diretta sul portale della Cel.

In prima fila, il delegato, appunto, Cel per la Catechesi e la Liturgia e vescovo di Crema, Daniele Gianotti. Per la Diocesi di Milano, presenti, tra altri rappresentanti, i responsabili del Servizio per la Pastorale liturgica, monsignor Fausto Gilardi e per la Catechesi, don Matteo Dal Santo. In Diocesi sono già previsti tre appuntamenti, a partire dal prossimo ottobre, di approfondimento sul tema e per dare avvio al cammino.

Il videomessaggio dell’Arcivescovo 

«Questo è un evento che merita l’incoraggiamento di tutti Vescovi e delle comunità di Lombardia, perché esprime una coralità nel costituire percorsi formativi nelle nostre Chiese locali riguardo ai nuovi ministeri istituiti». Questa la convinzione che ha espresso, l’arcivescovo, in un suo videomessaggio che ha aperto l’assise. «Le diocesi lombarde hanno deciso di partire insieme verso l’istituzione di questi ministeri». Ma quale, l’obiettivo di questi stessi? «Il loro scopo è motivato dalla sollecitazione del Papa che vuole risvegliare una Chiesa un poco assopita e rassegnata, per provocare un rinnovamento della responsabilità dei laici affinché si facciano carico di questi settori», ha notato il vescovo Mario.

«Mi sembra – ha aggiunto – che nelle nostre Chiese vi sia la necessità di uno slancio missionario e per questo, ad esempio, il «lettore dovrà farsi carico, non solo di una lettura della Parola di Dio nell’ambito della celebrazione eucaristica che possa essere apprezzata e compresa, ma di una diffusione della Parola e così farà anche il catechista per la catechesi e gli accoliti con l’Eucaristia». E tutto perché «è la finalità missionaria che tiene viva la Chiesa. Non si tratta di colmare mancanze o scarsità di persone di riferimento o di un coordinamento, ma di una specifica dimensione missionaria». Dimensione sulla cui necessità hanno concordato tutti gli interventi, attenti, a sottolineare l’importanza di un cammino dei candidati pienamente inserito nella comunità e nel territorio.

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L’identità

Con la conduzione e la moderazione di don Francesco Vanotti, delegato regionale per la Catechesi e membro della Consulta dell’Ufficio catechistico nazionale, la prima parte della mattinata ha visto la restituzione del lavoro svolto da rappresentanti di diverse Diocesi di Lombardia e membri delle équipes, nell’anno trascorso dal precedente convegno, svoltosi il 3 settembre 2022, i cui Atti sono confluiti nella pubblicazione “Una Chiesa in cambiamento. Le diocesi lombarde in cammino verso i ministeri istituiti” (edito da Centro ambrosiano).

«I ministeri non sono qualcosa in più da organizzare, ma segnano una rinnovata ministerialità nel contesto della chiamata missionaria della Chiesa», è stato più volte ripetuto definendo l’identità dei ministeri istituiti. «Un segno per l’intera comunità», anche perché «vorrebbero – devono – essere una indicazione per la formazione e la crescita nel cammino di fede di altri. E tutto questo, naturalmente, a partire dalla natura battesimale dell’intero popolo di Dio».

Interessante anche l’interrogativo, emerso nella presentazione, sulla effettiva necessità di questo cambiamento. «Sì – la risposta – è necessario perché significa tornare all’annuncio primario che vuole accompagnare e coordinare la vita delle comunità. Semmai il problema è chi istituire in questi ministeri, nella consapevolezza che il criterio base è l’annuncio alla comunità. Non si tratta di persone adatte o non adatte, ma di mettere al centro la cura delle persone. Partiamo da ciò che già c’è, dalle competenze che già esistono in chi svolge questi servizi. La catechesi non è un contenuto, ma una relazione che si approfondisce nella conoscenza di Cristo e della Chiesa perché si possa vivere una fede adulta che sappia essere discepola e annunciatrice all’interno di un territorio. Una Chiesa capace di incontrare le persone là dove vivono».

Il discernimento

Del discernimento hanno parlato Roberta Casoli, ausiliaria diocesana e don Dal Santo, entrambi nella consulta regionale per la Catechesi.

«È uno sguardo di fede che riconosce il passaggio di Dio nella vita delle persone. Ma come guardiamo? Chi guardiamo? Cosa guardiano e cosa cerchiamo? La prima domanda è decisiva e papa Francesco ci consegna la prospettiva vocazionale per cui alcuni possono essere chiamati a compiere un passo ulteriore per assumere una responsabilità appassionata, stabile, ecclesiale e formata. I Vescovi italiani, nel documento Cei, ci consegnano invece la prospettiva ecclesiale, per cui la questione ministeriale può essere un’occasione di rinnovamento di una Chiesa che sia fraterna missionaria e sinodale. La Conferenza Episcopale Lombarda ci consegna, a sua volta, la prospettiva spirituale, per cui i ministeri non sono un nuovo organigramma, ma germogli da riconoscere. Quello che si vuole discernere non sarà solo l’identità del candidato, ma il suo rapporto con la comunità». Questo per quanto riguarda chi guardiamo, ma che cosa guardiamo? «Una testimonianza di vita cristiana riconosciuta dalla comunità, la disponibilità a intraprendere un cammino formativo mettendosi gratuitamente a disposizione. Occorre conoscere, interpretare e scegliere secondo i verbi indicati da papa Francesco: “essere, sapere, saper fare, sapere essere con” che possono orientare la scelta dei candidati, sapendo che una Chiesa che accoglie nuovi ministeri cambia».

La formazione e il rito di istituzione

Ovvio, in tale contesto, il richiamo alla formazione di «uomini e donne con la loro storia, unicità, bagaglio di esperienze e vita di fede. Ci piacerebbe formare tutti e ciascuno».  

Tre i soggetti della formazione: «i candidati, con il loro gruppo, la comunità che diviene una palestra formativa e la comunità diocesana. C’è bisogno di formazione, perché abbiamo bisogno di ministri che si inseriscano in una comunità da vivere come famiglia di famiglie che agiscono nel servizio e nella corresponsabilità».

In questo senso, significativo approfondire, come è stato fatto, il rito di istituzione di questi ministri, che si raggiunge dopo il cammino biennale di preparazione. «Un rito molto essenziale, ma ricco di risonanze e che aiuta a comprendere quello che si è chiamati a mettere in atto. Rito che deve avvenire normalmente all’interno di una celebrazione eucaristica (pur ammettendo anche una liturgia della Parola), presieduta dal Vescovo (pagine 97-103 degli Atti).  

La prospettiva

Sulla questione di una Chiesa autenticamente missionaria in riferimento al tema della ministerialità, si è soffermata la relazione centrale dell’assise, affidata a don Luciano Meddi, sacerdote della diocesi di Roma, ordinario di Catechetica missionaria alla Pontificia Università Urbaniana. «La Chiesa e sempre una, ma sempre nuova. La ministerialità non è questione di numero di preti o organizzativa, ma è questione ecclesiologica: per questo abbiamo bisogno di un’idea di missione. Ma con quale immagine di Chiesa missionaria?  Con che concetto di missione? E quale è la svolta missionaria per la Pastorale?» Problemi aperti, approfonditi nel capitolo dedicato dalla pubblicazione “Una Chiesa in cambiamento” a “Ministeri al servizio di una Chiesa missionaria. Prospettive e orientamenti”, a firma dello stesso don Meddi.

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