L’allestimento della Mostra «Una matita per il grande gioco» al Wow Spazio Fumetto di Milano ci ha permesso di riscoprire la splendida figura di Renzo Maggi e ci ha portato a considerare con quale incisività l’oratorio sia capace di intervenire nella vita delle persone , imprimendo spesso una svolta decisiva.
L’incontro tra Renzo e l’oratorio accade molti anni fa nel 1936, al cancello dell’oratorio di Santa Maria Annunciata in Chiesa Rossa, quando Renzo viene invitato a entrare da un educatore. Questa è la magia dell’oratorio. Sono gli incontri più normali e quotidiani, senza accenti straordinari, che lasciano un segno buono nella nostra vita. Ma forse questa è anche la magia del Vangelo: come ci viene raccontato, Gesù è uno che si avvicina senza fare rumore, senza attirare l’attenzione.
Quel giorno Renzo entrò in oratorio e non ne uscì più. Nella sua vita Renzo è stato un grande fumettista e disegnatore. Scorrendo le pagine della sua storia, ci accorgiamo di come l’oratorio sia stato capace di plasmare generazioni di uomini e di donne come Renzo, che hanno imparato un certo modo di stare al mondo e di vivere la vita.
Provo a raccogliere qualche tratto dello stile di vita oratoriano. La prima cosa che noto è questa: fare il bene è una cosa normale. L’oratorio ci aiuta a scoprire che la nostra inclinazione spontanea è verso il bene e che tutti possono farlo. Fare il bene, voler bene, cercare il bene non è una cosa difficile. È una cosa normale. Per fare il bene non servire immaginare una vita diversa. Fare il bene è possibile sempre, a tutte le età e in tutte le condizioni di vita.
Un secondo aspetto è questo: la creatività e la fantasia come modo particolare di vivere la vita. Renzo ha disegnato migliaia di pagine, facendoci sognare a occhi aperti. Ha immaginato il mondo da diverse prospettive. Ci ha lasciato a bocca aperta con i suoi colori, con la bellezza del suo tratto, con le sfumature che ha saputo cogliere. L’immaginazione, la fantasia e la creatività non ci servono per evadere dalla vita, ma per coglierne il mistero presente in ogni cosa. La creatività, imparata all’oratorio, mentre allena la testa a pensare e le dita a modellare, ci rende curiosi, attenti, aperti e quindi più capaci di accogliere il mistero della vita che ci avvolge.
Il terzo aspetto che mi sembra di poter cogliere sta in quel modo particolare di giocare che, in oratorio, chiamiamo animazione. Non si tratta di una tecnica, ma di uno stile. È un modo di essere che si esprime in un particolare modo di fare, tutto orientato a rendere effettivamente i ragazzi protagonisti di quello che sta accadendo. Il gioco diventa educativo. Non è mai solo puro divertimento, né esibizione di abilità. Rimanda alla vita vissuta. Con l’animazione, l’oratorio ci aiuta a scoprire che vivere significa giocarsi ogni giorno con responsabilità. La bella testimonianza di Renzo Maggi ci convince ancora una volta – se mai ce ne fosse bisogno – che l’oratorio ha la capacità di toccare il cuore delle persone e cambiarlo. A volte può bastare aspettare sul cancello dell’oratorio e invitare qualcuno a entrare…