«Oggi l’oratorio deve confrontarsi con una situazione di percepita assenza di fede, in un contesto culturale e sociale dove le appartenenze religiose si sono moltiplicate e non c’è più soltanto il ragazzo cattolico di famiglia cattolica. Tutto questo avviene in una cultura occidentale caratterizzata da una secolarizzazione spinta, che si traduce non in un atteggiamento di contrasto o di pregiudizio all’esperienza credente, ma di sostanziale indifferenza». Così don Stefano Guidi, direttore della Fondazione Oratori Milanesi (Fom), ritrae il contesto nel quale sabato 22 febbraio, al Teatro delle Arti di Gallarate, si svolgerà l’assemblea annuale degli oratori ambrosiani (iscrizioni online entro il 20 febbraio). Nell’anno giubilare il tema dell’assemblea è «Oratori e Fede», con un’attenzione particolare ai giovani per «rivedere le modalità della testimonianza, i linguaggi della comunicazione e fare in modo che l’oratorio continui a essere l’espressione di un’esperienza religiosa».

La mattinata si aprirà con un dialogo tra esperienze, con l’arcivescovo monsignor Flavio Pace, segretario del Dicastero vaticano per la Promozione dell’unità dei cristiani, e due giovani catecumeni. Come spiega Guidi, «vogliamo dare spazio non a quello che abbiamo perso, ma a quello che sta nascendo di nuovo. L’oratorio si sta rivelando un’esperienza che consente di riprendere un cammino di fede e favorire percorsi personali in coloro che prima d’ora non l’avevano considerato».
A seguire ci saranno quattro laboratori di gruppo, dove i partecipanti potranno condividere riflessioni ed esperienze sulla fede nell’età dell’iniziazione cristiana, nei preadolescenti, negli adolescenti e negli educatori. La particolare attenzione ai giovani è giustificata dal profondo malessere che essi vivono nella loro quotidianità. «I giovani mostrano una sofferenza che è l’esito di una società estremamente individualista. Se l’individualismo sfrenato diventa un valore, non dobbiamo stupirci se i giovani soffrono la dispersione educativa, scolastica, sociale», sottolinea Guidi evidenziando il clima tossico generato da «una società sempre meno autocritica, che propone senza la minima remora un modello di vita che esalta la forza, il successo e l’essere vincente a ogni costo».

Ci sarà però spazio anche per la speranza, con la testimonianza di vita e di fede di Laura Lucchin e Amerigo Basso, i genitori di Sammy Basso, scomparso lo scorso ottobre. La sua storia è il racconto di una vita vissuta appieno senza lasciare che la sua malattia (la progeria, ndr) la influenzasse, anzi prodigandosi fino alla fine nel compiere ricerche sulla sua patologia e portando ovunque il suo sorriso. Guidi descrive la testimonianza di Sammy Basso «assolutamente straordinaria sotto il profilo umano, culturale e scientifico. Ma soprattutto dalla lettura del suo testamento si scopre un uomo con un vissuto spirituale molto profondo. Dal racconto dei suoi genitori sarà interessante capire come la famiglia possa favorire le condizioni perché nella vita di un giovane si colga la presenza del mistero di Dio».
Una giornata che vuole ricordare ai suoi partecipanti che la fede «non è solo preghiera per curare un malessere. È anche prendere posizione contro le ingiustizie, protestare, soccorrere e agire sulle cause che generano situazioni di bisogno».




