Nato dalla terra a Chicago, fattosi cristiano al servizio della Chiesa a Chiclayo: Felix Alberto Juarez, peruviano, dal 1991 diacono permanente nella diocesi di Milano, commenta così l’elezione di papa Leone XIV.
Proprio il passato missionario del nuovo Pontefice – primo statunitense, ma con passaporto peruviano -, è stato uno degli aspetti che ha più incuriosito negli ultimi giorni. Tra il 1985 e il 1999 Prevost ha svolto la sua missione in Perù, dove è ricordato ancora con affetto. Sentimento contraccambiato dal Pontefice, che nel suo primo discorso ha ricordato in spagnolo la sua antica diocesi: «E se mi permettete una parola – ha scandito, parlando per qualche secondo a braccio ai fedeli riuniti in piazza San Pietro -, un saluto a tutti e in modo particolare alla mia cara diocesi di Chiclayo, in Perù, dove un popolo fedele ha accompagnato il suo vescovo, ha condiviso la sua fede e ha dato tanto, tanto per continuare a essere Chiesa fedele di Gesù Cristo».

La diocesi di Chiclayo è nel nord del Perù. Juarez, nato a Nazca e cresciuto a Lima, non ha avuto modo di conoscere il Pontefice personalmente, ma ne ha sempre sentito parlare con particolare stima: «Ha saputo portare la concordia e mitigare il fuoco del disordine morale, politico ed economico che all’epoca, e ancora oggi, imperversa nel Paese». Un Paese in cui la tensione sociale è sempre stata un elemento di sottofondo, sia nel silenzio, sia con escalation di violenza (tre ex presidenti sono finiti in carcere). Juarez racconta che Leone XIV, quando era vescovo a Chiclayo, dialogava con entrambe le parti: «Anche dopo il suo ritorno mantenne un forte spirito missionario e divenne ancora più determinato – ricorda Juarez -. La sua elezione è sembrata a molti una sorpresa dello Spirito Santo: come un “asso nella manica” giocato al momento giusto».
Juarez paragona infatti il carattere e lo spirito del nuovo Pontefice alla personalità di Sant’Agostino: aperto alle novità, ma rigoroso con se stesso e coerente nell’azione: «Ha saputo accogliere il messaggio di Cristo senza tradire le radici della fede, mantenendo salda la verità del Vangelo. Ricordo che, quando arrivò come missionario, si schierò subito dalla parte dei deboli, incarnando la dottrina della Chiesa con un sentimento antico, ma sempre attuale: il rispetto per i poveri e la chiamata alla conversione. Parlava spesso della misericordia di Dio e della necessità di cambiare vita, soprattutto in un Perù segnato da corruzione e crisi morale. Denunciava i comportamenti lontani dalla fede cristiana e invitava a relazioni autentiche. Non prendeva posizione contro un singolo gruppo: parlava d’amore per tutti e, quando era necessario, “tirava le orecchie” a chiunque, dal politico alla venditrice al mercato. È riuscito a far emergere i problemi della società del nord del Perù, contribuendo al suo risveglio. Per tutte queste ragioni, credo che anche papa Francesco abbia riconosciuto in lui questa forza e autenticità. Ha sempre offerto di lui una visione di una persona semplice, riflessiva, calma».
Non appena saputo dell’elezione del nuovo Pontefice, Juarez ha auspicato che uno dei prossimi viaggi di Leone XIV, se non addirittura il primo, sia proprio nella sua amata seconda casa, il Perù: «Lo spero tantissimo. Anzi, sono sicuro che ci andrà. E quando lo farà, visiterà certamente la sua comunità del nord. Lo ha detto lui stesso dopotutto: porta sempre Chiclayo nel suo cuore».