Un incontro atteso, desiderato dall’intero Corpo docente, dagli studenti, dalla segreteria, dal Consiglio Accademico e Amministrativo e da tutti coloro che, a diverso titolo, hanno affetto e frequentano il Piams-Pontificio Istituto Ambrosiano di Musica Sacra. Nella nuova sede, presso i locali antichi della chiesa di Santa Maria Incoronata, arriva l’Arcivescovo che dell’Istituzione è Gran Cancelliere e, allora, si fa festa, ma si riflette anche sul passato, il presente e il domani dell’Istituto, nato nel 1931 come Scuola diocesana. Riconosciuto, nel 1940, dalla Santa Sede, come Università, attualmente il Piams conta 73 studenti e ha all’attivo 34 docenti; 7 i Corsi accademici, con titoli di studio riconosciuti a livello internazionale, 5 quelli professionalizzanti (detti «strutturati») e 3 i Corsi propedeutici.
«Il cardinale Alfredo Ildefonso Schuster e san Giovanni Battista Montini, futuro Paolo VI, ne accompagnarono, rispettivamente, la fondazione e il consolidamento, «con l’approdo, nel 1962, alla sede di via Gorizia, dove il Piams è rimasto fino al suo recente trasferimento», ricorda il preside, monsignor Claudio Magnoli, responsabile anche del Servizio per la Pastorale liturgica della Diocesi.
«L’incontro di oggi avviene, infatti, nella nuova sede inaugurata con i Corsi dell’Anno accademico 2016-2017 e sotto gli auspici di un Statuto rinnovato che se, da un lato, ha riorganizzato il piano degli studi, perché la proposta universitaria risulti sempre più qualificata e riconosciuta sia in ambito ecclesiale sia in ambito civile, in Italia come all’estero, dall’altro, ha allargato gli spazi di un servizio alle comunità cristiane in termini di promozione del culto liturgico mediante la musica e il canto».
Luci, quindi, ma anche ombre che il Preside non nasconde, come il poco interesse diffuso per la materia e un certo dilettantismo nel vivere l’esercizio della musica sacra.
«È utopia sperare in oratori estivi, affollati di ragazzi e ragazze, che, tra le principali attività di intrattenimento, contemplino anche una basilare educazione musicale che, mentre li attrezza culturalmente, li prepari a una migliore partecipazione alla liturgia domenicale? È utopia sperare di avere un organista, un cantore, un direttore di coro, diplomato al Piams in ogni Decanato? Di conseguenza, è utopia sperare nell’investimento di persone e di denaro per avere educatori in oratorio e operatori liturgici in parrocchia preparati sotto il profilo liturgico-musicale? E, a monte di tutto questo, è utopia pensare a una «politica» diocesana di lungo corso?», conclude monsignor Magnoli.
Parole cui fanno eco quelle della relazione dei docenti e dell’intervento di un rappresentante degli studenti (a lato, pubblichiamo le relazioni complete).
Interpretando la sua visita come conferma dell’operato del Piams per «incrementare e rilanciare il suo servizio, anche mediante l’attivazione di borse di studio», interviene poi, l’Arcivescovo che sottolinea «l’esigenza di mantenere alta la qualità del canto e della musica liturgica» e «invita tutte le realtà coinvolte – sia di base che istituzionali – a compiere una opportuna verifica dell’efficacia raggiunta».
Insomma, è fondamentale «promuovere la cura per il canto liturgico, in quanto finalizzato alla celebrazione dei santi Misteri», così come è necessario «avere attenzione alla spiritualità del servizio della musica per la liturgia».
La Celebrazione eucaristica
Dai locali di studio e di insegnamento ci si trasferisce nella attigua “Santa Maria Incoronata” dove la Celebrazione è presieduta dal Vescovo e concelebrata da alcuni sacerdoti tra cui il preside monsignor Magnoli e il Delegato arcivescovile per il Piams, don Norberto Valli.
Tra le letture, le belle sonorità sacre eseguite da un Coro misto di allievi Piams, la riflessione, nell’omelia, torna sulla preghiera: «Nella città secolare siamo tutti tentati di pensare alla preghiera come a una buona azione, ma di cui non abbiamo bisogno. Dio rimane una presenza sfumata, evanescente, non incisiva; la preghiera una pratica dimenticata. Se il profeta Geremia scrive: “I nostri padri ereditarono soltanto menzogna”, noi possiamo dire che l’uomo moderno sembra lasciare in eredità a questa generazione la menzogna che si può fare a meno di Dio e che, seppure Dio c’è, rimane un orizzonte lontano e una presenza enigmatica».
Oppure, suggerisce monsignor Delpini, la preghiera si può vivere «come un pretesa frustrata»
«Tante persone confidano di pregare, ma dicono: “il Signore non mi ascolta, si dimentica di me”. Loro pregano, ma con un animo che vive la frustrazione di essere disatteso, inascoltato».
E, ancora, «in certe età della vita, di fronte a certi problemi, si vive la preghiera come una delega infantile: non avendo risposte da dare agli altri si delega al Signore. Invece, il Vangelo ci dice che tutto quello che si chiede con fede si otterrà».
Ma cosa significa pregare con fede, per un’«umanità che fa tante cose, che è tanto appariscente, ma della quale, quando non ci sono frutti»?
«La preghiera con fede vuol dire non tanto il modo di mettersi davanti a Dio per pretendere qualcosa, o perché non se può fare a meno, ma è e la disponibilità a portare i frutti nel momento opportuno».
Infatti, fare la volontà del Signore, non è rassegnarsi, delegare, ma capire cosa Lui vuole, ossia «che tutti gli uomini siamo salvati e giungano alla sua conoscenza».
Infine, il pensiero va al Pontificio Istituto: «Il Piams è il luogo in cui la preghiera, fatta con fede, deve divenire canto. Può così essere il gesto di tutta la persona, perché muove emozione, dice parole, apre le labbra. La preghiera può essere vissuta con particolare intensità quando la si canta insieme con il cuore e la mente. Per tutti voglio chiedere al Signore e, in particolare, oggi per coloro che tengono vivo questo Istituto di cui la Diocesi può essere fiera, la grazia che ci si educhi insieme a quella preghiera fatta con fede, che si esprime nella bellezza e nella cura per il canto e che è veramente tale se porta frutto e fa di noi dei salvati».
Una bella visita e un incontro ricco di conferme e speranze per il futuro che si conclude come meglio non si potrebbe, con la benedizione delle persone e dei locali di antica bellezza – magnifica la Biblioteca agostiniana edificata nel 1487 -, ma di moderna funzionalità».