Una grande festa del mondo del lavoro, in cui gli imprenditori lombardi si sono stretti attorno all’altare insieme alle autorità e hanno celebrato insieme il proprio Giubileo, per riflettere sulla responsabilità sociale d’impresa e sulla speranza come elemento necessario dell’imprenditorialità. Al Santuario regionale di Santa Maria del Fonte di Caravaggio circa duecento persone hanno preso parte questa mattina al Giubileo regionale degli Imprenditori, organizzato dall’associazione “Amici di Pensare Cristiano”, presieduta dal commendator Francesco Maffeis, in collaborazione con altri enti e organizzazioni.

Momento centrale è stata la Messa celebrata alle 11 dall’Arcivescovo di Milano monsignor Mario Delpini e concelebrata da diversi altri sacerdoti. A introdurre la celebrazione è stato don Leonardo Zenoni, assistente ecclesiale dell’associazione “Amici di Pensare Cristiano”, che ha spiegato: «Questa celebrazione giubilare nasce dal suggerimento dato dall’Arcivescovo metropolita alla nostra associazione a riunire imprenditori e lavoratori, insieme alle autorità, per vivere insieme l’incontro con Cristo e l’indulgenza che riapre continuamente nuovi cammini». Ha augurato poi che «la grazia giubilare possa rinnovare le nostre menti, così che il pensiero di Cristo abiti in noi».
Il richiamo dell’Arcivescovo
Nel corso dell’omelia, monsignor Delpini ha sottolineato: «La straordinaria intraprendenza che ha segnato la storia di questa nostra terra ha bisogno della speranza. Lo sguardo intimorito, confuso, spaventato verso il futuro rischia di spegnere lo slancio. L’intrapresa ha bisogno della promessa di una meta raggiungibile, di un risultato possibile. Senza speranza l’intraprendenza rischia di rinchiudersi su un presente da godere, di una ricerca dell’originalità e della stranezza».

E ha aggiunto: «La ammirevole laboriosità che ha segnato la storia di questa nostra terra ha bisogno della gioia. Lavorare giorno e notte senza contare le ore, districarsi nelle complicazioni della burocrazia, affrontare la sfida di organizzare il lavoro, cercare lavoro, cercare mercato per il proprio lavoro rischia di logorare e stancare, se non c’è la gioia. La fierezza dei risultati conseguiti che ha segnato la storia di questa nostra terra ha bisogno di vigilanza. La fierezza rischia di deformarsi in presunzione, di indurre a scelte temerarie, di lasciarsi sedurre dalla tentazione del grande affare, del denaro sporco, dell’astuzia disonesta. Il benessere ben meritato che ha segnato la storia di questa nostra terra ha bisogno di solidarietà. Le tentazioni dell’individualismo, del godersi i frutti del proprio lavoro senza pensare a coloro che hanno contribuito alla ricchezza restando poveri, inducono allo sperpero scandaloso e semina rabbia, risentimento, invidia. Le risorse disponibili, i talenti personali e di gruppo, la creatività e capacità organizzativa che configurano le aziende che hanno segnato la storia di questa nostra terra hanno bisogno della consapevolezza della responsabilità sociale dell’impresa».
Ha parlato poi del Giubileo come di una «occasione di conversione»: «Il bene che possiamo fare, infatti, non è un po’ di beneficenza, un gesto isolato di generosità, ma una impostazione del modo di lavorare, di mettere a frutto gli utili, di mantenere vivo e di correggere un sistema organizzativo che contenga in sé il principio della solidarietà». E riprendendo le parole del Magnificat ha sottolineato che «Maria canta la gioia della grazia e la gioia di essere sorgente di grazia per gli altri. Così anche l’imprenditore riceve il dono della gioia di dare gioia agli altri, ai suoi familiari, ai suoi collaboratori, alle loro famiglie».

Il dibattito
La celebrazione è stata seguita da un incontro intitolato «L’intrapresa del Bene», in cui la dottoressa Ilaria Ugenti (direttrice della divisione delle ricerche di Ipsos sulla Corporate reputation) e il professor Mauro Magatti (sociologo ed economista dell’Università Cattolica di Milano) hanno riflettuto sulla responsabilità sociale d’impresa. Ad aprire questo secondo momento è stata la lettura delle lettere inviate da Raffaele Cattaneo, sottosegretario di Regione Lombardia, e dal ministro dell’Economia e delle Finanza Giancarlo Giorgetti, che si è rivolto ai presenti con «profonda stima e gratitudine per il ruolo che da Imprenditori svolgete nel tessuto economico e sociale del Paese».
Ugenti ha sottolineato come «in un contesto di difficoltà delle famiglie italiane, per tre Italiani su quattro è necessaria una presa di responsabilità delle aziende, concetto collegato con il rispetto nei confronti dei cittadini, dei consumatori, della comunità locale e dei dipendenti».
Mauro Magatti ha parlato della generatività sociale come «espressione della propria libertà per accrescere quella degli altri, dei propri talenti perché quelli degli altri possano esprimersi», sottolineando che «il nostro Paese, pur avendo problemi a livello demografico, di debito pubblico, di istruzione, ha ancora un punto forte: la ricchezza privata, che si stima ammonti a 10 mila miliardi. L’Italia ha ancora la ricchezza per voltare pagina, ma bisogna creare le condizioni, senza passare dallo Stato, per attivare un nuovo circuito di crescita». Una sfida che deve tener conto di come oggi «viviamo nel paradosso per cui così tanta ricchezza privata si trovi in un sistema bancocentrico, dove si fanno soldi con i soldi». E ha concluso: «Nei prossimi dieci anni la ricchezza si assottiglierà e sarà tutto più difficile. Pensando ai giovani, prima che se ne vadano, alle donne, che sono poco valorizzate, e ai bambini che verranno, è tempo di voltare pagina».




