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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Testimonianza

«Così ho dovuto “fare i conti” con Dio»

«La matematica, l’oratorio e la missione erano tre poli della mia vita che procedevano insieme - racconta Marco Della Corna, uno dei preti 2020 -. Poi ho compreso che Gesù mi chiedeva per lui a tempo pieno»

di Ylenia SPINELLI

30 Agosto 2020
Marco Della Corna

«La mia non è stata una chiamata improvvisa, ma un cammino in cui Gesù si è fatto spesso presente e mi ha chiesto di dargli ascolto». Descrive così la sua vocazione Marco Della Corna, classe 1986, originario di Besana in Brianza. Una vocazione nata e cresciuta nel tempo, anzitutto in famiglia, che lo ha educato alla fede e gli ha insegnato a pregare e poi in parrocchia, dove ha prestato servizio come chierichetto e cerimoniere e in seguito come animatore ed educatore. «Poi ho incontrato i Missionari della Consolata di Bevera – racconta -, che mi hanno introdotto alla bellezza e alla gratuità della missione e mi hanno accompagnato nel cammino».

Laureato in Matematica, a un certo punto della sua vita, ha infatti dovuto “fare i conti” con Dio, che gli chiedeva qualcosa di più. «Avere un Dna matematico non è mai stato in competizione con il fatto di sentirmi amato e chiamato a vivere il Vangelo. Del resto il Dio in cui crediamo non può essere rinchiuso nei nostri schemi e nelle nostre logiche – tiene a precisare Marco -. La matematica, l’oratorio e la missione erano tre poli della mia vita che procedevano insieme, accomunati dalla possibilità di fare diverse esperienze insieme a giovani come me e di dedicarmi ai ragazzi. Nel tempo, però, rileggendo le cose che mi davano gioia piena e aiutato dal confronto con la guida spirituale, ho compreso che Gesù mi chiedeva di essere per lui a tempo pieno. Tutto il resto non perdeva valore, ma lo acquistava in relazione al primato da dare a lui».

Marco ha anche insegnato per tre anni e mezzo Matematica e Fisica alle superiori: all’istituto d’arte Cimabue in centro a Milano, al liceo classico San Raffaele di Segrate, al liceo classico-scientifico FAES di Milano. «Un’esperienza molto bella – ricorda -, che mi ha dato modo di mettermi in gioco con una professione che mi appassionava e mi ha portato a interrogarmi su cosa significasse per me stare in mezzo ai ragazzi. Partendo da qui, sono giunto a comprendere che questa passione era anzitutto una passione educativa e cristiana, ma Gesù mi stava chiedendo qualcosa di più».

Le settimane estive Marco le ha trascorse tra Lecco, dove ha iniziato a fare qualche conoscenza presso la Comunità pastorale Madonna del Rosario cui è stato destinato, e Paderno Dugnano, nella comunità che lo ha accolto e accompagnato durante l’anno del diaconato. «Sono contento di questo tempo inedito e inaspettato – confessa -, perché mi ha permesso di vedere tanta gratuità nei giovani e negli adulti e di riallacciare relazioni belle che, iniziate nei primi mesi dell’anno, erano state interrotte dal lockdown a causa del virus».

Quanto al ministero conclude: «Non so esattamente cosa aspettarmi, se devo essere sincero, mi piacerebbe “stare al gioco di Dio, fare la volontà di Dio nell’attimo presente”, come direbbe una figura a cui sono molto legato. Vorrei essere un sacerdote innamorato di Cristo, vicino alla gente che mi verrà affidata e a cui sarò affidato».

 

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