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Percorsi ecclesiali

Proposta pastorale 2025-2026

Sirio dall'8 al 14 settembre 2025
Radio Marconi cultura
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In Duomo

«Chi vuole affermare se stesso si metta al servizio del camminare insieme»

Con il Pontificale nella festa della Natività di Maria l'Arcivescovo ha aperto il nuovo anno pastorale all'insegna della sinodalità. Al termine della celebrazione ribadita l’idea di un pellegrinaggio dei vescovi lombardi a Gerusalemme a fine ottobre

di Annamaria BRACCINI

8 Settembre 2025
L'Arcivescovo durante il Pontificale (foto Andrea Cherchi)

«Camminare insieme, animati da stima vicendevole e avendo stima di noi stessi, costruendo insieme una comunione più evidente e più lieta nelle nostre comunità. La partecipazione all’eucaristia, l’ascolto dalla parola di Dio ci insegnino le vie per una pratica sinodale delle decisioni, per un ardore condiviso per la missione. Ci offrano gli strumenti per resistere alla tentazione di sottovalutarci e di disprezzare gli altri, preferendo il cammino del protagonista». All’inizio dell’anno pastorale 2025-2026, nel Pontificale in Duomo che ne segna l’apertura ufficiale, l’8 settembre, solennità della Natività della Beata Vergine Maria, l’Arcivescovo delinea lo stile con cui vivere quanto ha scritto nella proposta pastorale Tra voi però non sia così. Per la ricezione diocesana del cammino sinodale.

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Concelebrata da oltre 150 sacerdoti, tra cui 6 Vescovi, i membri del Consiglio Episcopale Milanese e del Capitolo metropolitano, la Messa vede anche lo svolgersi del rito di ammissione tra i candidati al diaconato e al presbiterato. Accanto all’Arcivescovo in cattedra, infatti, ci sono il rettore del Seminario, don Enrico Castagna, e al Diaconato permanente, don Filippo Dotti, insieme al Moderator Curiae monsignor Carlo Azzimonti e all’arciprete della Cattedrale, monsignor Gianantonio Borgonovo. Cinque i seminaristi che iniziano la III Teologia, seconda parte della loro formazione sacerdotale e di 7 candidati al diaconato permanente, di cui 4 coniugati, che vengono ammessi alla presenza di parenti e amici e dei loro 22 parroci di riferimento.

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Sconosciuti, ma chiamati per nome

A tutti si rivolge l’omelia (leggi qui), che prende avvio dal Vangelo di Matteo con la genealogia di Gesù e dai molti nomi – alcuni famosi e altri sconosciuti ai più – che la compongono. Sconosciuti come Abiùd Eliachim Azor Sadoc, ignoti anche agli «eruditi, alla gente, ai predicatori», presenti nella Genealogia solo perché «“figli di…” e “padri di…”» e che pure portano fino a oggi il loro messaggio: «Non sottovalutatevi mai. La vita di ciascuno è una vocazione a scrivere la storia della salvezza, il desiderio di Dio di salvare tutti, di ogni generazione, persino di questa generazione che si aggira smarrita sulla terra. Nella mentalità del mondo conta il prestigio, la fama, la ricchezza, la notorietà. Tra voi però non sia così: quello che conta è abitare quel frammento che è la vita di ciascuno perché viva la propria vocazione a rendere presente Gesù, chiamato Cristo, figlio di Maria.

Nella mentalità del mondo ci sono rivalità e discussioni su chi sia più importante, ci sono pretese di sedere alla destra e alla sinistra del Signore nel suo regno. C’è l’ambizione di farsi riconoscere, di farsi fotografare con i più importanti della storia. Tra voi però non sia così».  

Il rito di ammissione (foto Andrea Cherchi)

Camminare insieme

Chiarissimo il riferimento alla Proposta pastorale di cui l’omelia sintetizza la logica: «Camminate insieme, sentitevi parte di un corpo, di un popolo, perché la storia è confusa, la strada appare spesso tortuosa e aspra, ma tutto comincia nella comunione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo e tutto si compie nella comunione dei santi. Nella mentalità del mondo i solisti si sentono più importanti del coro, chi vuole affermare sé stesso corre avanti e lascia indietro gli altri. Ma tra voi però non è così: chi si fa avanti si faccia avanti per servire e chi vuole affermare se stesso sia quello che si mette a servizio del camminare insieme. Noi che abbiamo ascoltato la pagina del Vangelo, vorremmo in questo anno pastorale, e sempre, recepire il messaggio degli sconosciuti della genealogia di Gesù», conclude l’Arcivescovo, ringraziando gli ammittendi.

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«Camminare insieme sia il convenire di persone libere che si fanno avanti per essere un servizio alla Chiesa, a questo mondo, a questa terra. Perciò ringraziamo questi nostri fratelli che chiedono di essere ammessi tra i candidati al ministero ordinato di diaconi e di presbitero: anche per loro è effusa la grazia di essere dentro la genealogia di Gesù perché sia formato il Cristo in tutti. Siamo, forse, gente qualsiasi, ma chiamati per nome dal Signore, entriamo nella salvezza».

Dopo il rito di ammissione – dove il «sì, acconsento» è detto anche dalle mogli dei candidati diaconi permanenti coniugati -, la liturgia eucaristica – che inizia con un commosso scambio della pace – e i riti di comunione, il saluto finale è portato dal Vicario generale, monsignor Franco Agnesi che richiama alcuni dei prossimi appuntamenti diocesani.

Lo strazio per la guerra

A suggellare la celebrazione è monsignor che richiama la propria gioia per la canonizzazione di Carlo Acutis e Piergiorgio Frassati (per l’ambrosiano Acutis sarà celebrata in Duomo una Messa di ringraziamento il 13 ottobre alle 21), ma soprattutto «lo strazio per il dramma delle guerre in atto, di cui non si vede né il senso né la fine». Il pensiero dell’Arcivescovo va allora al progetto del pellegrinaggio dei vescovi lombardi in Terra Santa a fine ottobre, che «vorrebbe essere, oltre che una occasione di preghiera, un segno di vicinanza».

I diaconi permanenti e i presbiteri dall’undicesimo anno di Ordinazione in avanti, vi si recheranno, invece, se sarà possibile, all’inizio di febbraio 2026, mentre dal 12 al 17 aprile prossimi è già previsto il pellegrinaggio che porterà i sacerdoti Ismi in Giordania.