Vi fu un tempo in cui di politica si parlava nelle sezioni di partito e i comizi in piazza erano i luoghi principe per cercare di raccogliere consensi attorno ai programmi. Una stagione che oggi alcuni ricordano con nostalgia, soprattutto per la bellezza dei legami che si creavano tra le persone. Dai racconti su quegli anni possiamo trarre una semplice considerazione: la politica è questione non solo di idee, ma anche di luoghi e di volti.
Vi fu un tempo nel quale la Diocesi di Milano iniziò a organizzare le scuole di formazione socio-politica: fu in seguito al grande Convegno “Farsi prossimo”, che diede a tutti la consapevolezza della necessità di formare persone che potessero vivere la carità anche attraverso l’impegno nelle istituzioni pubbliche. Fu una stagione di grandi attese e di enorme partecipazione.
Poi arrivò l’epoca di Tangentopoli, della fine della cosiddetta Prima Repubblica e di una nuova fase sociale e politica che precedette di qualche anno l’era di internet e di nuove forme di comunicazione. In pochi anni molte cose mutarono e il modo d’immaginare la società venne travolto dalla forza dei nuovi media.
Oggi viviamo decisamente un tempo inedito, dove la comunicazione avviene con ritmi accelerati e i social divengono sempre più la piazza principale d’incontro e scontro tra le persone.
In mezzo a così tanti cambiamenti non è forse anacronistico continuare a proporre un percorso di formazione sociale e politica? La nostra risposta è che – paradossalmente – questo tempo mendica luoghi dove pensare il bene della città e delle persone, un posto che però sia libero dalla tentazione di strumentalizzare i ragionamenti per capitalizzare consensi.
Anche i partiti politici organizzano percorsi, ma spesso sono progettati a misura di leader, fatti apposta come vetrina per lanciare messaggi elettorali. Spesso i partecipanti sono attivisti in cerca di ruoli dentro il partito. Questo non toglie la bontà di tali iniziative, ma le connota in maniera decisamente diversa da quella che è la vera carenza del nostro tempo.
La proposta diocesana ha una sola finalità: aiutare i partecipanti ad avere un metodo e una grammatica per elaborare pensieri e azioni socio-politiche in un contesto di ascolto e di confronto.
In questi anni abbiamo visto come tanti giovani, e non solo, cercano un luogo dove pensare insieme su temi che non smettono di appassionare il cuore dell’uomo. Uno dei valori non secondari del percorso è anche il favorire legami di amicizia e collaborazione tra i partecipanti.
Per questo la proposta diocesana inizierà subito con un primo appuntamento residenziale, volto anche a favorire la conoscenza tra quanti hanno scelto d’investire tempo ed energie per approfondire il senso dell’impegno sociale e politico.
Il tema scelto – “Autorizzati a pensare” – intende approfondire, con l’ausilio di linguaggi interdisciplinari, il messaggio lanciato dall’Arcivescovo nel suo ultimo Discorso di Sant’Ambrogio. Economia, ecologia, politica, arte, architettura, filosofia, pedagogia e sociologia dialogheranno tra loro e col Magistero sociale della Chiesa. Attraverseremo la città per scorgere dietro alle forme architettoniche quale idea di uomo e di società si cela.
L’incontro finale vedrà la partecipazione dell’Arcivescovo e sarà occasione per dialogare con lui a partire dalle intuizioni che, si spera, sorgeranno lungo il percorso.
Siamo autorizzati a pensare e ci piace poterlo fare col desiderio che le parole aprano a processi virtuosi che portino a costruire nei territori un ambiente propizio a vivere l’arte del buon vicinato e i poveri abbiano spazio e ascolto.
Siamo autorizzati a pensare anche per coloro che spesso restano ai margini della città e non hanno la possibilità di esserci e per portare il loro appello di giustizia e dignità.