«Si può dire, si deve dire, che l’adolescenza è un tempo adatto per diventare santi». Anche se «l’adolescenza è un’età difficile», e anche se le nostre città, il nostro tempo sono «un groviglio di contraddizioni». Venerdì 31 ottobre, a pochi giorni dal 13 ottobre – nella Messa di ringraziamento per la canonizzazione di Carlo Acutis – l’Arcivescovo ha pronunciato queste parole, il suo invito sarà raccolto realmente da circa 1200 adolescenti della Diocesi, che si riuniranno in piazza Duomo a Milano, e poi in Cattedrale, per vivere l’appuntamento ormai tradizionale della Notte dei Santi.
«Quella che ci ha rilanciato monsignor Delpini è una provocazione folgorante», riflette don Stefano Guidi, responsabile degli Oratori della Diocesi. L’Arcivescovo, infatti, non ha taciuto le questioni di fondo, i problemi e i disagi che toccano da vicino i ragazzi. Quelli di una città che allo stesso tempo «attrae con le sue promesse e respinge con la sua durezza», delle «pericolose solitudini, o delle pericolose compagnie», «della rabbia, della fragilità che si dice gli adolescenti portino dentro di sé», ricordava sempre l’Arcivescovo. Ma, prosegue nell’analisi don Guidi, questa è anche «una retorica del disagio da cui ci sentiamo sommersi; una sorta di narcisismo depressivo, quasi che ci piacesse raccontarci come deboli e malati, con l’attesa di ricevere sempre più attenzioni dagli altri. Al contrario il Vangelo – rilancia il responsabile degli Oratori – ci provoca nella nostra capacità di “prenderci cura” degli altri, prima che di noi stessi; ci dice che l’amore offerto ai bisogni del prossimo è la migliore cura anche per i nostri bisogni».
È, questo, anche l’invito a “farsi avanti” che scandirà tutto il cammino oratoriano di quest’anno. Un invito che venerdì sera verrà proposto ai ragazzi, nella prima parte della serata, in piazza Duomo, attraverso piccole prove di santità. Spiega ancora don Guidi: «Giocheremo sugli spazi e sul movimento, per lanciare agli adolescenti il messaggio che la santità non è una condizione statica. La proposta di Gesù attende la nostra risposta personale: questo significa che tutta la nostra persona è coinvolta nell’esperienza della fede. Non è possibile, quindi, localizzare la fede solo in qualche luogo, o in qualche momento. La realtà così com’è, non come vorremmo che fosse, è il vivaio in cui cresce e radica la santità della nostra vita».
Dopo questo primo momento dedicato a cercare l’incontro con gli altri per capire che, in fondo, la vita li aspetta, e che insieme possono fare la differenza, gli adolescenti entreranno in Duomo a piccoli gruppi, così da poterne ammirare al meglio la bellezza delle luci e delle vetrate, ma, soprattutto, da potersi ritagliare uno spazio di silenzio, o scambiare qualche parola di speranza: lo saranno anche le parole che i ragazzi ascolteranno e le domande che potranno rivolgere ai vescovi ausiliari della Diocesi Franco Agnesi, Giuseppe Vegezzi e Luca Raimondi, in un dialogo in cui i ragazzi potranno incontrare il volto di una Chiesa non burocratica, ma che accompagna nella vita concreta. Meditazione e incontro, semplici gesti di carità e una serata da condividere, dunque. Don Guidi torna infine all’esempio di Carlo Acutis: «La sua vita di preghiera non lo separava dalla vita concreta. Gli ha permesso, anzi, di restare sempre pienamente “connesso” con la vita».




