Una città divenuta sinonimo di orrore. A luglio ricorreranno i 30 anni dal massacro di Srebrenica, l’evento più sanguinoso della guerra civile in Bosnia ed Erzegovina: tra il 9 e l’11 luglio 1995, nell’enclave “bosgnacca” (musulmana) 8 mila giovani e uomini furono uccisi dalle milizie serbo-bosniache. Il massacro è stato riconosciuto come “genocidio” dalla Corte internazionale di giustizia e dal Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia.
Dalla fine del conflitto, Caritas Ambrosiana e Ipsia (ong delle Acli) insieme ad altri soggetti hanno operato in diversi territori del Paese balcanico, conducendo progetti di ricostruzione, sviluppo e riconciliazione. Ora intendono ricordare la tragedia di Srebrenica, per rendere omaggio alle vittime, rievocare il percorso di solidarietà sviluppato in tre decenni e riflettere sulle strategie per consolidare un clima di pace in un Paese ancora lacerato da tante divisioni.
L’occasione sarà rappresentata dall’incontro «Srebrenica 30 anni dopo», in programma alla Triennale di Milano martedì 10 giugno (vedi qui la locandina). Dopo i saluti istituzionali e quelli dei promotori, la mattinata avrà il suo momento culminante nell’intervento di Azra Ibrahimovic, operatrice dell’Organizzazione internazionale delle migrazioni, ma soprattutto testimone diretta, quando era ragazzina, dei fatti di Srebrenica. Alla sua testimonianza, e a quella di Silvia Maraone (operatrice umanitaria da oltre vent’anni in BiH per conto di Ipsia Acli e di Caritas Ambrosiana), farà eco una riflessione sulla pace e la riconciliazione offerta dall’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini.
In serata, alle 20, la rievocazione del trentennale di Srebrenica avrà termine al cinema Santa Maria del Rosario (via Solari 22 Milano), con la proiezione del film documentario I diari di mio padre (iscrizione online obbligatoria) del regista Ado Hasanovic, che sarà presente in sala.



