Una società più giusta e libera è intrinsecamente legata al rispetto della legalità. È questo il filo d’unione che, al Palazzo di Giustizia di Milano, ha caratterizzato gli interventi dei relatori alla presentazione del libro Più giusti più liberi» (In Dialogo, 112 pagine, 12 euro). Il volume racchiude una serie di discorsi e interventi dell’arcivescovo Mario Delpini tenuti tra il 2019 e il 2023, che descrivono alcuni tratti della società: dai fenomeni economici ai temi della giustizia e della politica. Una serie di sollecitazioni all’impegno personale e collettivo, per il miglioramento della società e della città.
Nella Biblioteca intitolata a Giorgio Ambrosoli – assassinato da un sicario ingaggiato dal banchiere Michele Sindona, sulle cui attività l’avvocato stava indagando come commissario liquidatore della Banca Privata Italiana – monsignor Carlo Azzimonti, Moderator Curiae e Vicario episcopale per gli Affari Generali, ha sottolineato il lavoro incessante di Delpini nel costruire un dialogo sempre fecondo e aperto con ogni realtà di Milano: «Il nostro Arcivescovo ha sempre cercato di mantenere un proficuo rapporto istituzionale tra Stato e Chiesa. Proprio come stabilito nel Concordato, giunto a quarant’anni dalla stipula, sottolineo il suo spirito di collaborazione attiva per il bene dell’uomo e del Paese. In questo caso, la sua cifra interpretativa è stata l’attenzione alla persona: con rispetto delle istituzioni, monsignor Delpini è entrato quasi in punta di piedi in questi luoghi per mostrare come abbia a cuore la persona del magistrato, dell’avvocato o della vittima o autore del reato».
Una rivoluzione morale
Ai saluti istituzionali si è unito anche il Presidente Corte d’Appello di Milano, Giuseppe Ondei: «Delpini è sempre stato molto attento alla costruzione del bene comune, che si costruisce attraverso la legalità, intesa come il rispetto delle leggi e procedure. Criteri che in questo libro definisce con forza e sottolinea come la legalità sia anche maggior libertà, perché significa poter governare in modo più giusto per garantire a tutti di essere più liberi. Questo passaggio è possibile grazie a una rivoluzione morale che ci porti a una evidenza semplice, cioè che l’opera onesta sia più redditizia di quella disonesta. La fede è infatti consapevolezza concreta dell’umanità: orienta il diritto su un più ampio e profondo orizzonte di senso».
Le sfide della giustizia
La presentazione è stata scandita dagli interventi di testimoni autorevoli, come il presidente del Tribunale di Milano, Fabio Roia: «Oggi è una giornata simbolica perché cade nell’anniversario dell’assassinio del giudice Falcone. L’approccio dell’Arcivescovo è stato umile e allo stesso tempo profondo, proprio per comprendere la difficoltà di “fare giustizia” da parte dei magistrati. La giustizia codicistica a volte non coincide con le aspettative dei cittadini, portando a ulteriore sofferenza delle vittime e dei familiari. Per questo è necessario che ci trasformiamo in sentinelle di una comunicazione attenta a tutte le persone».
L’attenzione raggiunge un ulteriore livello di delicatezza quando si tratta dei minori, i cui diritti sono spesso i più calpestati. In questi processi entrano in gioco infatti anche le dinamiche familiari, come ricorda Maria Carla Gatto, presidente del Tribunale per i minori di Milano: «Questo libro ci esorta a un esercizio della giurisdizione calato nel contesto sociale. Con i minori abbiamo per esempio il dovere di aiutare i genitori a saper recuperare le loro potenzialità. Una missione non sempre semplice, e resa ancora più complessa nel caso dei minori non accompagnati. Vicende come quelle del “Beccaria” (leggi qui, ndr) inoltre ci hanno amareggiato e generato un senso di impotenza e sconfitta, mitigato solo dalle parole dell’Arcivescovo, a far prevalere la proposta di un futuro di terra promessa, che nutra una speranza affidabile».
Un’aspettativa errata di giustizia
Umberto Ambrosoli, avvocato e presidente della Fondazione Bpm, ha sottolineato come il confronto con il sistema giudiziario obblighi le persone ad affrontare la loro natura e le loro azioni. Ha descritto il percorso legale come un cammino di dolore, angoscia e sofferenza, in cui avvocati e magistrati accompagnano le persone: «Questo libro aiuta a fare i conti con alcuni aspetti della nostra professione, che non sono percepiti dall’opinione pubblica. Cosa sia la giustizia è un quesito complesso, ma come mi insegnò un mio professore è soprattutto una aspirazione, secondo la quale il diritto non è sacrificabile. E questa consapevolezza è diversa rispetto a quella dei cittadini, che non hanno il tempo e la pazienza. Rischiamo di creare un’aspettativa di giustizia che non può offrire soddisfazione. Oggi, ieri e domani, il cittadino ha un’aspettativa di un arresto equivalente alla colpevolezza. Ogni cosa viene strumentalizzata nella sua immediatezza, e spesso diventa un pregiudizio. I tempi della giustizia però sono diversi, necessariamente lunghi».