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Strasburgo

Mattarella: «Opporre alla guerra la decisa volontà della pace»

Lungo discorso del Presidente della Repubblica nell’emiciclo del Consiglio d’Europa

27 Aprile 2022
Sergio Mattarella a Strasburgo (foto di Francesco Ammendola - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica) Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Strasburgo a Palais de l’Europe,durante il suo intervento all'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa
(foto di Francesco Ammendola - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

«La guerra è un mostro vorace, mai sazio. La tentazione di moltiplicare i conflitti è sullo sfondo dell’avventura bellicista intrapresa da Mosca. La devastazione apportata alle regole della comunità internazionale potrebbe propagare i suoi effetti se non si riuscisse a fermare subito questa deriva». È un passaggio del lungo discorso tenuto dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nell’emiciclo del Consiglio d’Europa a Strasburgo.

Il capo dello Stato ha affrontato diversi temi: il ruolo del Consiglio d’Europa come “casa degli europei”, la tutela della democrazia e dei diritti nei 46 Stati membri, e, naturalmente, ampio spazio ha assegnato al conflitto innescato dalla Russia in Ucraina, per il quale Mosca è stata estromessa dal CdE.

«Dobbiamo saper opporre» alla guerra, ha detto Mattarella, «la decisa volontà della pace. Diversamente ne saremo travolti. Quanto la guerra ha la pretesa di essere lampo, e non le riesce, tanto la pace è frutto del paziente e inarrestabile fluire dello spirito e della pratica di collaborazione tra i popoli, della capacità di passare dallo scontro e dalla corsa agli armamenti, al dialogo, al controllo e alla riduzione bilanciata delle armi. La pace è frutto di un’ostinata fiducia verso l’umanità e di senso di responsabilità nei suoi confronti».

Imperialismo e neo-colonialismo

«Il registro della storia ci ricorda come stabilità e pace non siano garantite una volta per sempre. La pace non si impone automaticamente, da sola, ma è frutto della volontà degli uomini – ha affermato Mattarella -. Come ci ricordava Robert Schuman, “la pace non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano”. Se perseguiamo obiettivi comuni, per vincere non è più necessario che qualcun altro debba perdere. Vinciamo tutti insieme. Viviamo oggi, nuovamente, l’incubo – inatteso perché imprevedibile – della guerra nel nostro continente»; eppure, ha sottolineato il capo dello Stato, «imperialismo e neo-colonialismo non hanno più diritto di esistere nel terzo millennio, quali che siano le sembianze dietro le quali si camuffano… Non è più il tempo di Paesi che pretendano di dominarne altri».

Poi ha specificato: «La responsabilità della sanzione adottata» nei confronti di Mosca, che ha escluso la Russia dal CdE, «ricade interamente sul Governo della Federazione Russa. Desidero aggiungere: non sul popolo russo, la cui cultura fa parte del patrimonio europeo e che si cerca colpevolmente di tenere all’oscuro di quanto realmente avviene in Ucraina».

I diritti umani e dei popoli

«Non si può arretrare dalla trincea della difesa dei diritti umani e dei popoli. La ferma e attiva solidarietà nei confronti del popolo ucraino e l’appello al Governo russo perché sappia fermarsi, ritirare le proprie truppe, contribuire alla ricostruzione di una terra che ha devastato, è conseguenza di queste semplici considerazioni». Mattarella ha aggiunto che occorrono «distensione: per interrompere le ostilità; ripudio della guerra: per tornare allo statu quo ante; coesistenza pacifica, tra i popoli e tra gli Stati; democrazia come condizione per il rispetto della dignità di ciascuno». Il presidente ha affermato: «Helsinki e non Yalta: dialogo, non prove di forza tra grandi potenze che devono comprendere di essere sempre meno tali».

Mattarella ha prospettato una «sede internazionale che rinnovi radici alla pace», che «restituisca dignità a un quadro di sicurezza e di cooperazione, sull’esempio di quella Conferenza di Helsinki che portò, nel 1975, a un Atto foriero di positivi sviluppi». Si tratta di «affermare con forza il rifiuto di una politica basata su sfere di influenza, su diritti affievoliti per alcuni popoli e Paesi e, invece, proclamare, nello spirito di Helsinki, la parità di diritti, la uguaglianza per popoli e persone».

La casa comune europea

Il presidente Mattarella si è soffermato anche sul ruolo e il valore del CdE: «Il Consiglio d’Europa ha sempre avuto la vocazione a essere la “casa comune europea” e ha saputo svilupparla nei decenni che hanno fatto seguito alla sua istituzione, come testimonia anche la sua attuale ampia rappresentatività. Una casa che, se è stata specchio fedele delle divisioni e delle difficoltà manifestatesi fra le diverse comunità nazionali, ha saputo essere anche, e soprattutto, espressione del coraggio di unità dell’Europa, spesso prefigurando quanto si è potuto successivamente costruire, sotto altri profili e in altri ambiti, come l’Unione europea». Tanti i «traguardi di civiltà conseguiti dal Consiglio d’Europa. Sul terreno della abolizione della pena di morte, della lotta al razzismo, della libertà di espressione, della tutela della diversità culturale, della protezione dei diritti dei bambini, dello sviluppo di politiche per la gioventù».

Passando poi ad altri temi d’attualità, il capo dello Stato ha dichiarato: «Abbiamo vissuto una lunga fase di difficoltà a causa della pandemia, con momenti drammatici. Il virus non è ancora debellato, ma abbiamo imparato a combatterlo. Desidero, in questa sede, rendere omaggio a tutti coloro che, a costo di rischi personali, che talvolta hanno comportato il sacrificio della vita, hanno contribuito a conseguire i risultati di cui oggi ci possiamo giovare».

E, ancora, sulla guerra: «Se la voce delle Nazioni Unite è apparsa chiara nella denuncia e nella condanna ma, purtroppo, inefficace sul terreno, questo significa che la loro azione va rafforzata, non indebolita. La sicurezza, la pace – è la grande lezione emersa dal secondo dopoguerra – non può essere affidata a rapporti bilaterali – Mosca versus Kiev -. Tanto più se questo avviene tra diseguali, tra Stati grandi e Stati più piccoli. Garantire la sicurezza e la pace è responsabilità dell’intera comunità internazionale. Questa, tutta intera, può e deve essere la garante di una nuova pace».

Il dialogo interreligioso

«Il dialogo interreligioso è elemento prezioso per la pace e la convivenza tra i popoli», ha affermato Mattarella rispondendo a una domanda postagli da un componente dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. Il prossimo 2 maggio, infatti, il CdE ospiterà una giornata di lavoro sul tema del dialogo interculturale e interreligioso a favore della pace e della tutela dei diritti. Mattarella ha citato due esempi: il documento sulla “Fratellanza umana”, firmato nel febbraio 2019 da papa Francesco e dal grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb, e l’incontro interreligioso tenutosi a Roma lo scorso ottobre. Il Presidente ha indicato il valore del dialogo al fine di «ragionare insieme per le migliori sorti dell’umanità». Dialogo intessuto per il «rispetto dei diritti umani, di ogni idea, dei credenti e dei non credenti», e inteso anche a superare ogni radicalismo. «L’Italia», ha aggiunto, Paese che distingue i piani dello Stato con quello delle fedi religiose, «riconosce alle fedi religiose un importante contributo sul piano civile».

Nelle risposte alle domande dei deputati del CdE Mattarella ha inoltre affrontato il tema della libertà di stampa, ricordando anche i giornalisti che stanno morendo in Ucraina, definendoli «testimoni di verità».