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Angelus

Leone XIV e la guerra: fermare la tragedia prima che diventi una voragine irreparabile

Accorato appello dopo il bombardamento Usa su tre siti nucleari iraniani e l'immediata risposta missilistica di Teheran contro città israeliane. Il Pontefice avverte dal rischio che cada nell'oblio la sofferenza di Gaza e altri territori: «L'umanità grida e invoca la pace»

di Salvatore CERNUZIO

22 Giugno 2025
Papa Leone XIV

da Vatican News

Le parole sono accorate e mirate, la fronte corrugata, le mani strette sul foglio bianco. Il richiamo è a chi detiene ruoli di governo, ma anche a ogni membro della comunità internazionale perché usi «ragione e responsabilità» prima che si imbocchi una via senza ritorno per l’umanità. Papa Leone XIV, affacciato questa mattina, 22 giugno, dalla finestra del Palazzo Apostolico per l’Angelus, lancia il suo appello in un momento di massima tensione in Medio Oriente, da cui – dice – «si susseguono notizie allarmanti, soprattutto dall’Iran» (leggi qui il testo integrale).

La notte è stata buia, la più buia finora nella guerra tra Israele e Iran. Intorno alle 2 (ora italiana) gli Stati Uniti hanno annunciato il lancio di 12 bombe “Bunker-Buster” contro tre siti nucleari iraniani: Fordow, Natanz e Isfahan. Pronta la risposta di Teheran che ha fatto piombare missili sulle città israeliane di Tel Aviv, Gerusalemme e Haifa, provocando quasi 90 feriti. Il premier Nethanyau ringrazia gli Usa, l’Iran minaccia reazioni ancora più dure, l’Aiea conferma che, per il momento, non è stato rilevato alcun aumento dei livelli di radiazioni al di fuori degli impianti.

L’umanità grida pace

Notizie «allarmanti», appunto, e uno «scenario drammatico», lo definisce il Pontefice, il quale avverte dal rischio che tutto questo faccia «cadere nell’oblio la sofferenza quotidiana della popolazione, specialmente a Gaza e in altri territori dove l’urgenza di un adeguato sostegno umanitario si fa sempre più pressante. Oggi più che mai l’umanità grida e invoca la pace».

Responsabilità e ragione

Di questo grido il Vescovo di Roma si fa portavoce. Un grido, afferma, che «chiede responsabilità e ragione e non deve essere soffocato dal fragore delle armi e da parole retoriche che incitano al conflitto». Il monito è a fermare la spirale violenze prima che si allarghino fino a diventare «una voragine irreparabile». Tutti sono chiamati in causa, perché «non esistono conflitti lontani, quando la dignità umana è in gioco», chiosa il Papa: «La guerra non risolve i problemi, anzi li amplifica e produce ferite profonde nella storia dei popoli, che impiegano generazioni per rimarginarsi».

La diplomazia faccia tacere le armi

Lo sguardo del Pontefice si posa sulle singole persone, spesso derubricate a numeri di morti e feriti per aride cronache. A farne le spese di questa guerra sono, invece, donne, madri, bambini, famiglie, intere generazioni di giovani dal destino già segnato: «Nessuna vittoria armata potrà compensare il dolore delle madri, la paura dei bambini e il futuro rubato», sottolinea papa Leone.
Da qui un ultimo, vigoroso, appello a mettere in pratica gli strumenti diplomatici: «Che la diplomazia faccia tacere le armi, che le nazioni traccino il loro futuro con opere di pace non con la violenza e conflitti sanguinosi».

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