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Arte, Storia & Cultura

Sirio 8 - 14 dicembre 2025
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Una Adorazione del ‘400 alla Collegiata di Castiglione Olona

In mostra fino al prossimo 6 febbraio, nell’antica sacrestia eccezionalmente aperta ai visitatori, è una deliziosa opera di Bartolomeo di Giovanni, che fu discepolo e collaboratore di alcuni dei più importanti pittori del Rinascimento a Firenze, da Ghirlandaio a Botticelli.

di Luca FRIGERIO

12 Dicembre 2025

Fedele alla sua tradizione, la Collegiata di Castiglione Olona in questo tempo natalizio ci propone un altro piccolo, delizioso capolavoro: una rinascimentale Adorazione del Bambino Gesù, con Maria e san Giovannino Battista, per la prima volta esposta al pubblico, perché appartenente a una collezione privata. Un’opera che, presentata nel cuore dell’«isola di Toscana in Lombardia» (secondo la celebre definizione di Gabriele D’Annunzio), non poteva che essere toscana, appunto: si tratta, infatti, di una tavola attribuita a Bartolomeo di Giovanni, pittore fiorentino di una certa fama, attivo nell’ultimo ventennio del Quattrocento.

Il dipinto può essere ammirato fino al prossimo 6 febbraio, all’interno della sacrestia cinquecentesca della Collegiata: un luogo anch’esso da scoprire, perché di norma non accessibile ai visitatori.

Nato a Firenze poco prima del 1460, Bartolomeo di Giovanni fu uno dei principali collaboratori di Domenico Bigordi detto il Ghirlandaio.

Dotato di una tavolozza dai colori brillanti e dal tratto aggraziato ed elegante, come si osserva anche nell’opera oggi in mostra a Castiglione Olona, Bartolomeo partecipò a diverse imprese «firmate» dal Ghirlandaio, compresa la spedizione a Roma per la decorazione della Cappella Sistina, nel 1481.

Nella Città eterna, peraltro, Bartolomeo tornò con il Pinturicchio per la decorazione dei sontuosi appartamenti di papa Borgia. Mentre a Firenze fu cercato per la sua professionalità anche dal Botticelli.

L’«Adorazione» esposta a Castiglione Olona appare tipica della produzione di Bartolomeo di Giovanni, mostrando tratti botticelliani e del Ghirlandaio, e rivelando la predisposizione del pittore per i dettagli miniaturistici.

Iconograficamente, la Vergine in adorazione del Figlio neonato, insieme al piccolo Giovanni, rimanda a immagini ben note in terra toscana, che vogliono evocare non solo il Mistero dell’Incarnazione, ma anche quello del sacrificio di Cristo per la redenzione dell’umanità. L’infante Battista, infatti, contemplando il cugino Gesù, sembra già annunciare la venuta dell’«Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo»: motivo per cui un presagio doloroso vela il volto di Maria. Un soggetto ripreso da Leonardo da Vinci al suo arrivo a Milano, nel 1483, per la celebre «Vergine delle rocce», e che infatti rappresentò una novità assoluta in terra ambrosiana.

L’idea del sacrificio, del resto, è richiamata anche nelle figure sul fondo, dove si vede un pastore consegnare a un altro uomo un agnello legato per le zampe. Una piccola scena di grande forza narrativa e simbolica, che rappresenta senza dubbio l’espressione più felice della pittura di Bartolomeo di Giovanni.

Per informazioni, costi e orari www.museocollegiata.it

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