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Cinema

«La Porta del Cielo» in dvd, nuova vita per il film di De Sica

Girato durante l’occupazione di Roma con il sostegno del Vaticano, è stato restaurato dal Centro di ricerca CAST di UniNettuno e digitalizzato dall'editore Mustang Entertainment con il coordinamento della Fondazione Memorie Audiovisive del Cattolicesimo

di Vittore DE CARLI

14 Aprile 2025

Opera rara e preziosa della cinematografia italiana, La porta del cielo di Vittorio De Sica, su sceneggiatura di Cesare Zavattini, torna finalmente accessibile al grande pubblico con la pubblicazione in dvd da parte dell’editore Mustang Entertainment grazie al coordinamento della Fondazione Memorie Audiovisive del Cattolicesimo e dopo un imponente lavoro di restauro e valorizzazione promosso dal Centro di ricerca CAST dell’Università UniNettuno.

Un evento culturale di portata storica, che restituisce visibilità a un film nato tra le macerie del secondo conflitto mondiale, testimone di una stagione drammatica ma anche ricca di speranza per l’Italia e per il Cinema.

Sotto i bombardamenti

Prodotto nel 1944 in piena occupazione nazifascista, La porta del cielo è stato realizzato in condizioni estreme tra bombardamenti, rastrellamenti e pericoli quotidiani. Girato tra marzo e giugno di quell’anno, il film fu portato a termine grazie all’impegno eroico della troupe, del cast e soprattutto del regista Vittorio De Sica, convinto a intraprendere il progetto dalla moglie Maria Mercader.

Secondo il racconto del figlio Christian De Sica, la realizzazione del film non solo salvò suo padre dalle insistenze del regime di Salò, che lo voleva al servizio della propaganda, ma offrì anche una via di fuga a numerosi attori, tecnici e famiglie ebree coinvolte nella produzione. Non è un caso che il set prescelto per le sequenze finali sia stato la Basilica di San Paolo Fuori le Mura, concessa eccezionalmente dal Vaticano. Questo luogo, simbolicamente e praticamente protetto dalla extraterritorialità, divenne rifugio per la troupe e per coloro che cercavano scampo dalle persecuzioni. Un fatto straordinario che aggiunge un ulteriore livello di profondità e umanità a un’opera già intrisa di spiritualità e dolore.

Il sostegno della Santa Sede e il ruolo di Montini

Fin dalla genesi del film, il coinvolgimento diretto della Chiesa cattolica fu cruciale. L’allora sostituto alla Segreteria di Stato Giovanni Battista Montini – il futuro Papa Paolo VI – sostenne con convinzione il progetto, individuandolo come esempio perfetto di quella strategia culturale promossa dal presidente del Centro Cattolico Cinematografico, Luigi Gedda, attraverso la casa di produzione Orbis Film. Un cinema in grado di parlare al grande pubblico con linguaggio profano, ma impregnato di valori cristiani.

Fu lo stesso Montini a proporre la concessione della Basilica romana come set, rendendo così possibile non solo il completamento del film, ma anche la salvezza di chi vi lavorava. In quelle settimane convulse, in cui Roma era ancora occupata dai nazisti, il cinema divenne rifugio, testimonianza e resistenza. La porta del cielo si fece così crocevia tra arte, fede e coraggio civile.

Persi da tempo i negativi originali, il film aveva rischiato di svanire nel nulla. Un primo tentativo di restauro analogico nel 1996 aveva permesso una proiezione al Festival di Venezia, ma con numerosi limiti tecnici che ne avevano impedito una reale riscoperta. Solo di recente, grazie all’interessamento della Fondazione MAC e al lavoro congiunto del CAST (Catholicism and Audiovisual Studies) dell’Università UniNettuno, della Cineteca Nazionale e del laboratorio di Cinecittà, La porta del cielo è tornato a vivere in una nuova versione restaurata digitalmente, con immagini più nitide e un sonoro più comprensibile.

L’operazione ha coinvolto anche l’Associazione Officina Cultura e Territorio, con il sostegno della AVL Cultural Foundation, di Fabio Varlese e Paolo Golini, oltre alla Presidenza Nazionale dell’Azione Cattolica Italiana, detentrice dei diritti dell’opera. Il supporto scientifico dell’Isacem (Istituto per la storia dell’Azione Cattolica e del movimento cattolico in Italia Paolo VI) ha permesso inoltre di contestualizzare storicamente e culturalmente il film, rafforzandone la portata educativa e spirituale.

Il racconto di un film, specchio di un’epoca

L’uscita in dvd di Mustang Entertainment è accompagnata da Argento puro, documentario diretto da Matteo Ceccarelli e prodotto da Officina della Comunicazione, che ricostruisce la storia del film, il contesto della sua produzione e il lungo percorso del restauro.

Tra le testimonianze raccolte spiccano quelle di Christian De Sica, dell’ideatore del progetto Dario Edoardo Viganò, Gianluca della Maggiore (presidente del CAST), del presidente dell’Azione Cattolica Giuseppe Notarstefano e degli esperti della Cineteca Nazionale coinvolti nel recupero. Presentato alla Festa del Cinema di Roma 2022 nella sezione “Storia del Cinema”, il documentario è uno strumento prezioso per leggere il film non solo come opera artistica ma anche come documento storico.

La trama de La porta del cielo, che racconta il viaggio di un gruppo di malati verso il santuario di Loreto alla ricerca di un miracolo, si intreccia fortemente con la vita vera dei suoi protagonisti e delle condizioni in cui fu girato. Il “treno bianco” dei personaggi diventa così simbolo di un’umanità dolente ma tenace, in cerca di salvezza e redenzione anche nel cuore della tragedia.

De Sica da riscoprire

A lungo considerato un’opera minore nella produzione di De Sica, La porta del cielo assume oggi nuova luce come anello di congiunzione tra I bambini ci guardano (1943) e Sciuscià (1946), veri capisaldi del neorealismo italiano. In realtà il film anticipa molti tratti distintivi di quello sguardo poetico e partecipe che avrebbe fatto di De Sica e Zavattini il binomio più acclamato del cinema italiano del dopoguerra.

Con questa nuova edizione in dvd di Mustang Entertainment si restituisce alla memoria collettiva un tassello fondamentale della nostra cultura audiovisiva, da conservare gelosamente nella propria videoteca e tramandare alle future generazioni. Un atto di giustizia verso un’opera che ha saputo unire arte e impegno, spiritualità e coraggio, memoria e resistenza.