Il Museo Diocesano «Carlo Maria Martini» di Milano si prepara ad accogliere un nuovo, straordinario capolavoro: la «Deposizione di Cristo dalla Croce» di Tintoretto, in prestito dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia, che sarà esposto dal 4 marzo.
Un’opera meravigliosa ed emozionante, che accompagnerà il tempo di Quaresima e di Pasqua, fino al prossimo 25 maggio, offrendo molteplici spunti di riflessione e di meditazione, spirituale e artistica, anche attraverso iniziative collaterali e momenti di approfondimento (per informazioni, orari, costi, eventi clicca qui)
Tintoretto dipinge questa grande tela attorno al 1560, quando ha circa 40 anni e si trova quindi all’apice della sua entusiasmante carriera. L’opera viene realizzata per la chiesa di Santa Maria dell’Umiltà, il primo insediamento a Venezia dei gesuiti. Con la soppressione della chiesa in epoca napoleonica, il telero entrò a far parte delle collezioni dell’Accademia, rimanendo tuttavia come nell’ombra. Ma il recente restauro ha finalmente attirato l’attenzione su questa «Deposizione», che gli studiosi hanno così inserito tra i massimi capolavori del Tintoretto.
Talento prodigioso e abile imprenditore, Jacopo Robusti è una leggenda della pittura italiana del Cinquecento. Figlio di un tintore (da cui il soprannome), il nostro seppe imporsi nella Serenissima affollata d’artisti, e persino di autentici maestri, per il suo approccio originale, per la felicità d’invenzione, per quella sintesi di colorismo veneziano e di classicismo romano che ne fece autore ricercato e acclamato. Il tutto unito a una proverbiale rapidità d’esecuzione, grazie anche al prezioso aiuto di figli e allievi, così che i committenti sapevano di non dover penare per la consegna dei lavori richiesti, anche ingenti.
La «Deposizione» delle Gallerie dell’Accademia è un’opera emblematica, dunque, nel percorso del Tintoretto. Vi si legge, innanzitutto, l’omaggio a Michelangelo, per quelle figure possenti e vigorose, come «strappate» alla volta della Cappella Sistina. Ma nei personaggi che si stagliano nell’oscurità del Golgota, c’è anche molto della luminosità e del colore di Tiziano, a cominciare dal manto scarlatto di Maria.
Ci sarà tempo e occasione, dunque, per ammirare questo capolavoro in tutti i suoi dettagli al Museo diocesano. Magari lasciandoci aiutare anche dalle opere di quattro artisti contemporanei, che, come già accaduto l’anno scorso per il meraviglioso «Compianto» di Giovanni Bellini, faranno da «corona» alla tela di Tintoretto, lasciandosi provocare e reagendo, ognuno secondo la propria storia e la propria sensibilità.