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Un Seminario di formazione per riflettere su come comunicare quando si parla di disabilità

di don Mauro Santoro
Responsabile della Consulta diocesana «Comunità cristiana e disabilità»

Cop-disabilita

Le parole hanno un peso, e non solo quando sono davvero “pesanti”, cioè offensive, violente, spiazzanti. Hanno un peso anche quando vengono usate maldestramente, in un contesto non adeguato.

Che le parole siano da maneggiare con cautela, quando si parla di persone con disabilità, è stato recentemente ribadito da chi di parole dovrebbe intendersene abbastanza, l’Ordine nazionale dei giornalisti, in un documento uscito alla fine di febbraio 2024, dal titolo «Comunicare la disabilità. Prima la persona», a cura di Claudio Arrigoni, Lorenzo Sani e Antonio Giuseppe Malafarina, purtroppo scomparso poco prima della pubblicazione, l’11 febbraio 2024. In questo documento si legge: «Il linguaggio cambia la cultura, la cultura influenza il linguaggio: un gioco di parole tutt’altro che gioco. Le riflessioni su comunicazione, linguaggio e comportamenti sono importanti per migliorare il rapporto che si ha in particolare con persone e gruppi che possono vivere discriminazioni sociali e personali in modo da eliminarle». È questa la grande responsabilità del giornalista nei confronti delle persone con disabilità, secondo l’Ordine dei giornalisti. La divulgazione ha un peso enorme sulla formazione dell’opinione pubblica. Diffondere certe parole, piuttosto che altre, può contribuire a creare certi stereotipi o, viceversa, ad aprire nuovi orizzonti di dialogo. Perché l’inclusione non può nascere solo da un insieme di buone pratiche, per quanto efficaci e rivoluzionarie, ma ha bisogno di un cambiamento culturale, che solo sul cambiamento del linguaggio può viaggiare.

Sarà proprio questo il tema del seminario di formazione che nasce dalla collaborazione tra il mensile diocesano Il Segno, LEDHA e la nostra Consulta diocesana (scarica la locandina). L’invito non è rivolto solo ai professionisti della comunicazione, ma anche a tutti coloro che intuiscono di come sia importante nella vita pesare le parole prima di utilizzarle, soprattutto quando si trattano ambiti molto delicati come quello della disabilità, in cui sono implicate sempre delle persone.

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