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Preti “normali”, desiderosi di avere come unica “norma” la santità!

S. Carlo fonda le sue congregazioni _ Cesare Nebbia

La terza famiglia è composta da sacerdoti diocesani che attraverso l’oblazione di vita si mettono a completa disposizione dell’Arcivescovo per qualunque servizio egli stimerà opportuno affidare loro. Non hanno pertanto dei compiti definiti a priori, ma prestano il loro servizio nelle parrocchie, in seminario, negli oratori, negli ospedali, negli uffici di curia, nelle missioni estere come “fidei donum”, a seconda di quanto il Vescovo di volta in volta chiede loro.

Gli Arcivescovi Montini e Martini hanno inteso rilanciare la spiritualità tipicamente diocesana degli Oblati, offrendola come via per tutti quei presbiteri “che dalla sorgente spirituale della tradizione ambrosiana e dai precetti di vita ecclesiastica di S. Carlo vogliono trarre forza interiore per rispondere con piena adesione alla grazia della loro vocazione e con l’impegno totale di se stessi al servizio del Vangelo del nostro tempo”.

Strumenti quotidiani per la santificazione dell’Oblato Diocesano sono il breviario e la liturgia eucaristica ambrosiana, celebrati con amore e competenza, la meditazione e la lettura spirituale, il santo Rosario, l’esame di coscienza e la recita delle Sallende proprie della Famiglia. Inoltre gli Oblati si radunano mensilmente per vivere insieme i ritiri spirituali della Famiglia e annualmente partecipano agli Esercizi Spirituali e fanno visita alle tombe dei Santi Patroni Ambrogio e Carlo.

L’oblazione, cioè l’offerta di sé nella fedeltà al servizio della propria Chiesa e del proprio Vescovo, aiuta il sacerdote a “unirsi a Cristo nella scoperta della volontà del Padre e nel dono di sé per il gregge” (Presbyterorum Ordinis n. 14), come tensione verso la meta alta e impegnativa della santità.

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