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Olimpiadi

Delpini: «Lo sport è un bene per tutta la comunità»

Nel teatro dell’Oratorio Sant’Antonio Maria Zaccaria si è tenuta con l'Arcivescovo l’ultima tappa di «Orasport on fire tour», il percorso ideato dalla Fom per promuovere i valori olimpici

di Annamaria BRACCINI

25 Ottobre 2025
Agenzia Fotogramma

«Vinceremo le Olimpiadi e le Paralimpiadi? Vincerà Milano, Vincerà Cortina, ma la vittoria dovrà essere la dimostrazione che l’attività sportiva dei Giochi è nei fatti, non solo nelle dichiarazioni, nel bene per tutta la comunità». 

A scandirlo, di fronte a campioni, operatori e allenatori, dirigenti e praticanti dello sport di base nelle società del territorio della Diocesi, è l’Arcivescovo che, accolto da una standing ovation, si rivolge così ai tanti che lo attendono.

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L’incontro con il mondo sportivo 

È l’incontro tradizionale del vescovo Mario Delpini con il mondo, appunto, dello sport che si svolge nel cuore della collina della “Samz”, presso l’oratorio della parrocchia milanese di “Sant’Antonio Maria Zaccaria”, per l’inagibilità del “Centro Asteria”, allagato, in origine pensato come luogo dell’incontro e, quindi, senza (purtroppo) l’animazione a cura dei Comitati provinciali del Csi Prevista inizialmente.

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Ma il clima rimane comunque “caldissimo”, con la conduzione della serata affidata al direttore della Fom e responsabile del Servizio per l’Oratorio e lo Sport, don Stefano Guidi che è accanto all’Arcivescovo accompagnato dal vicario episcopale di Settore, don Beppe Como e dal responsabile della Comunità pastorale ospitante, don Davide Milanesi.

E, d’altra parte, non potrebbe essere altrimenti per questa ultima tappa di “Orasport on fire tour”, il percorso ideato dalla Fom per promuovere i valori olimpici che, iniziato nel 2022, ha portato la fiaccola che ricorda quella olimpica in tutte le Zone pastorali della Diocesi (nel primo anno, la IV e la VII, nel secondo,la II e la V, nel terzo, la VI e la II). A poche settimane ormai dall’appuntamento di Milano-Cortina 2026, come a riassumere il cammino intrapreso «ispirandosi alla Carta olimpica», spiega don Guidi, è la volta della Zona I-Milano, ponendo al centro della riflessione e degli eventi, il rapporto tra oratorio e sport, tanto che per lo sport in oratorio il motto è “It’s your time” parafrasando quello oratoriano 2025-2026, “Fatti avanti”. 

Le testimonianze 

E, allora, si fanno avanti sul palco i campioni, raccontando le loro storie di vittorie e di sconfitte, di speranze e realtà vissuta. A prendere la parola per primo è Massimo Achini, presidente del Comitato provinciale Milano che ricorda la Lettera al mondo dello sport di monsignor Delpini Dedicata all’eccellenza. «È stato un percorso bello: l’eccellenza ci ha accompagnato per un intero anno pastorale, nel 2022-2023, e nei Decanati delle Zone di Rho e Sesto San Giovanni, abbiamo realizzato 79 eventi. Abbiamo incontrato tante eccellenze che non hanno mai vinto niente, ma che lo sono veramente, come a Rho una realtà ha marciato per la pace, come il Csi farà ancora il 15-16 novembre prossimo», sottolinea Achini. 

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Gli fa eco Gabriele Di Martino, di Alzano San Paolo (Bergamo), centrale della “Powervolley Milano”, con un ingaggio in Superlega e poi in Nazionale a soli 17 anni. «È stata la mia gioia più grande – racconta -, mentre la cosa più brutta è stato l’infortunio che, comunque, ti costruisce come persona, perché aiuta ad affrontare le difficoltà». Insomma, un campione vero così come Matteo Staforini, romano, sempre della “Powervolley”, campione internazionale, miglior libero giovane nel 2021-2022. 

Per la successiva Lettera del vescovo Delpini “Friendship” parla Diego Perì, presidente della delegazione del Csi-Varese, che ha accolto la fiaccola nei 56 eventi organizzati per i 18 decanati delle Zone di Varese e Monza.

Si prosegue con Franz Pinotti, un mito, allenatore per la pallacanestro femminile con la “Sanga”, una realtà di vertice del basket milanese e con la nazionale Beatrice Barberis, stella della squadra. Narra Pinotti: «Noi siamo qui grazie a don Attilio Perego, che nel 1976, ha iniziato con me e con 4 bambine, mentre oggi contiamo 1450 ragazze. È evidentemente la provvidenza che ci ha messo lo zampino. Dopo 50 anni che alleno, ho ricordi bellissimi, basta creare occasioni di relazione sapendo che il valore della sconfitta è immenso, perché insegna». 

Tra giochi, premiazione dei campioni e video si arriva alla Lettera “Respect” che ha accompagnato lo scorso anno, quando la fiaccola ha raggiunto le Zone di Melegnano e Lecco, secondo quanto aggiunge Pietro Gatto, presidente del Csi lecchese che ha vicino Pierluigi Marzorati.  

Il rispetto e i valori

«Il rispetto è una disciplina del cuore e il cuore è un muscolo che va allenato, come diciamo noi sportivi. Abbiamo fatto tanti eventi nei nostri territori, ma indimenticabili restano quelli ai reparti pediatrici degli ospedali di Lecco e Merate a fine febbraio scorso, con l’espressione di stupore dei piccoli pazienti a vedere la fiaccola. Il rispetto è guardare l’altro, seppure differente, con un valore di umanità e di fraternità». 

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Infine, Andrea “Zorro” Zorzi, classe 1965, membro della generazione dei fenomeni della pallavolo, argento olimpico, tanti premi, oggi commentatore sportivo, e Federico Morlacchi, affetto da ipoplasia congenita fin da bambino, oro olimpico nel nuoto, con all’attivo 55 medaglie, di cui 22 ori.

«La vita ha tante stanze – osserva Zorzi- e quando sei in quella dello sport non ci sono mediazioni, ma le relazioni non sono rapporti a somma zero, la vita non è una partita che si vince o si perde, bianco o nero. Se non ripensiamo lo sport come portatore di valori, non riusciremo mai a capire il danno che deriva».

«Mi sono buttato in piscina, come mi avevano chiesto i medici per il mio femore più corto dell’altro. Ai giovani vorrei dire di vivere gli attimi di bellezza che prima o poi arrivano: la nascita dei miei figli batte qualsiasi oro che ho vinto e potrei vincere in futuro», dice un emozionatissimo Morlacchi. 

A Marco Riva, presidente del Coni Lombardia, è affidato un pensiero in vista delle Olimpiadi. «Oggi nel Coni sentiamo l’oratorio un ambiente nostro, perché tanti di noi sono cresciuti lì. Quello che conta di più sono i valori: l’amicizia, il rispetto, costruire legami, avere dei sogni, ma il percorso non è sempre lineare, ha momenti bui, in cui non c’è luce. Ci sono cadute, ma bisogna sapersi rialzare e questo deve essere il cammino verso Milano-Cortina: costruire un mondo migliore attraverso lo sport che rimane un luogo di storie belle soprattutto sul territorio. Dobbiamo raccontare queste storie belle». 

«Vincerà Milano, vincerà Cortina»

A concludere la serata è l’Arcivescovo con la sua quarta Lettera agli sportivi “Winners-Vincitori”, che guida questo anno. 

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«La comunità cristiana si sente parte dell’entusiasmo delle nostre città per l’evento prossimo di Milano-Cortina, perché ha una lunga tradizione di integrazione dell’attività sportiva nella proposta educativa. Mi rivolgo agli sportivi e a tutti coloro che tengono vivo lo sport nella moltitudine delle discipline, nella gestione delle risorse, nella coltivazione di prospettive promettenti, per dire che abbiamo bisogno di altre vittorie, ci aspettiamo risultati più duraturi della gioia effimera delle giornate dei Giochi». 

Proprio perché – e lo ripete più volte il vescovo Delpini – lo sport è un bene per tutta la comunità,«perché può favorire lo sviluppo armonico delle persone, e sarà invece una sconfitta se l’esasperata ansia da prestazione mortifica la vita, sottopone a sforzi che rovinano la salute, diventa un’ossessione per gli atleti, le loro famiglie, i preparatori atletici. Lo sport è un bene per tutta la comunità, perché è inclusivo, accoglie atleti da ogni parte del mondo, senza discriminazione di condizione economica, di appartenenza politica, cultura, lingua, religione. Accoglie atleti e paratleti, riconoscendo le possibilità di ciascuno e accettando i limiti. Sarà una sconfitta se le differenze diventano motivo di disprezzo, discriminazione, di prevaricazione di chi è più potente e forte». 


La vittoria più difficile e necessaria 

Da qui, dopo la benedizione, ancora un monito. «La comunità cristiana sente la responsabilità di essere voce critica e di lucida denuncia di quelle degenerazioni che rovinano lo sport nel culto idolatrico del successo, del denaro, dell’esibizionismo e della competizione esasperata. Vincerà Milano, vincerà Cortina se tutto quello che precede, accompagna e segue l’evento, confermerà che lo sport è un bene. È la vittoria più difficile, la vittoria più necessaria».  

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