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Roma

Delpini ai ragazzi ambrosiani: «Incontrate Gesù per vincere la paura»

La Messa nella Basilica di San Pietro nel contesto del pellegrinaggio post-pasquale. Ai preadolescenti della Professione di fede l’Arcivescovo ha raccomandato di non farsi prendere dal timore di non essere all’altezza, di non essere abbastanza amati e della morte

di Annamaria BRACCINI

2 Aprile 2024

Lo splendido colpo d’occhio della Basilica di San Pietro, coloratissima tra bandane e felpe, gremita di ragazzini e ragazzine per la Messa che l’Arcivescovo presiede all’altare papale del Bernini, un poco irriconoscibile per i restauri, come primo momento corale del tradizionale pellegrinaggio dei preadolescenti della Diocesi a Roma nei giorni immediatamente successivi alla Pasqua.

Un momento solenne, come lo definisce l’Arcivescovo avviando il rito, accompagnato dal Coro del Collegio Rotondi e dagli animatori della Fom, concelebrato dal vicario episcopale di settore monsignor Giuseppe Como, dal direttore della Fondazione degli Oratori Milanesi don Stefano Guidi, dal neoresponsabile del Servizio nazionale di Pastorale giovanile don Riccardo Pincerato, da don Fabio Riva del Settore Giovani di Azione Cattolica Ambrosiana e da 200 sacerdoti impegnati nella pastorale giovanile. Presenti anche i diaconi.  

«Siamo qui accolti e ospitati da papa Francesco che ringraziamo. Siamo qui per una professione di fede che vogliamo cominciare con il gesto ordinario, ma molto impegnativo, del segno della croce che si fa con la mano destra. Questo segno professa la nostra fede nella Trinità e avvolge tutto il corpo. Impariamo a farlo bene». Un gesto che definisce l’incontro con il Signore e la fede che libera da ogni paura, come monsignor Delpini sottolinea più volte.   

La paura non vincerà

Infatti, è attorno all’invito «Non temete», rivolto da Cristo risorto alle donne nella pagina di Matteo al capitolo 28 – Vangelo del giorno secondo il Rito ambrosiano in cui viene officiata la Messa -, che si annoda la sua intera omelia con il sapore di una sorta di dialogo paterno con i ragazzi.: «Si sa che le paure inquietano la vita, sono presenti come quegli incubi infantili che spaventano i sogni, si fanno sentire come quei rumori inquietanti che abitano nel buio della casa e, soprattutto, delle nostre anime e menti. Le paure paralizzano quando incroci un prepotente, un bullo, che ti può minacciare: le paure abitano in ogni parte della città e della vita dei ragazzi e delle ragazze, dei vecchi, dei prepotenti e dei deboli, dei poveri e dei ricchi, dei personaggi famosi e invidiati e della gente qualsiasi. Non meravigliarti se, qualche volta, hai paura, tutti ne hanno», scandisce monsignor Delpini. Ma proprio per questo siamo qui, «per celebrare l’incontro che vince le paure», suggerisce.

Il richiamo è alla vicenda di San Pietro.

La vicenda di Pietro

«Pietro si racconta che è stato vinto dalla paura perché annunciare Gesù a Gerusalemme come a Roma era pericoloso. Perciò – dicono – ha preso la via Appia antica per fuggire, ma sulla strada ha incontrato Gesù. Pietro ha chiesto: “Domine, quo vadis?” E Gesù ha risposto: “Sono qui per essere di nuovo crocifisso al tuo posto. E, così, Pietro è tornato a Roma, è stato catturato, crocifisso e sepolto in questo luogo in cui stiamo celebrando. L’incontro con Gesù gli ha consentito di vincere la paura». Come quella, tipica dell’età adolescenziale, di non essere adatti e di non valere.

Essere amati per amare

«La vita – nota l’Arcivescovo, rivolgendosi direttamente ai preado – è troppo impegnativa e hai l’impressione di non essere all’altezza, di non farcela, di non valere niente. Lo dice il mio papà, i professori che mi squalificano, i miei amici che non mi stimano e mi cercano solo quando interessa a loro. Io vi dico, invece, che incontrando Gesù potete vincere la paura. Con il battesimo e la cresima avete ricevuto lo Spirito Santo, siete stati arricchiti dei doni della parola e della conoscenza. Adesso hai un altro passo da compiere, una missione: vincere la paura di non essere adatto alla vita».

E, ancora, la paura di essere soli e di non essere abbastanza amati: «Vi dico che se ciascuno di voi incontra Gesù, si sente ripetere: “Io sono con te tutti i giorni, ti ho chiamato amico, ti amo al punto che do la mia vita per te”. Smettete di aver paura di non essere abbastanza amati, piuttosto cominciate ad amare».  

Infine, la paura della morte: «L’abisso del nulla è come un mostro che apre le sue fauci orribili e sembra che voglia inghiottirci. Questa paura non lascia scampo, ma noi siamo qui a celebrare la Pasqua: le fauci della morte non ci tratterranno mai, come non hanno trattenuto Gesù. Lo spirito di Dio ci convince a non avere paura, l’incontro con Gesù ci convince che siamo fatti per la vita e chi crede in Lui non morirà in eterno».   

Alla fine della Messa, dopo i ringraziamenti di don Stefano Guidi e tanti applausi, è ancora l’Arcivescovo a dire: «Che il Signore vi benedica e che questa benedizione vi accompagni sempre durante il tempo che vivete. Essa non rende più facile la vita, incontrerete qualche difficoltà – magari, l’inizio delle scuole superiori, l’ambiente in cui vi troverete, la fatica di diventare adulti -, ma potete vincere le paure. È facile incontrare Gesù, non si nasconde: cercatelo nella Messa domenicale, nella preghiera quotidiana, nella partecipazione al gruppo degli adolescenti della vostra comunità. Siate benedizione per quelli che vi incontrano».  

Le testimonianze

Parole, queste, che tornano nell’emozione dei preadolescenti e dei loro accompagnatori, uscendo dalla Basilica tra sprazzi di sole e nuvole scure. «Mi ha colpito molto il racconto dell’incontro tra Simon Pietro e Gesù, perché mi ha fatto capire che la vita può cambiare», spiega Giacomo, degli oratori riuniti di Jerago, Orago, Besnate.

Mattia, 13 anni, da Marcallo con Casone è rimasto colpito dalla sottolineatura iniziale del segno della croce: «Sembra banale, è un gesto che faccio sempre, invece ho capito che è importante e devo viverlo meglio». Emma, 14enne, invece viene da Inveruno e riflette: «È un’esperienza bella perché fa vivere delle emozioni che penso ricorderò per sempre. Il fatto di essere qui in così tanti mi fa sentire parte di un unico grande gruppo dentro una grande Chiesa».

«Accompagnare i ragazzi per me significa molto, perché rappresenta l’occasione per riconfermare il compito che ho deciso di assumere, avendo anch’io vissuto la professione di fede nel 2018», aggiunge Maddalena, educatrice dell’oratorio San Luigi di Busto Arsizio, alla quale fa eco suor Mafalda di Castellanza: «La professione di fede è un rito di passaggio ed è importante viverlo in modo comunitario».   

È la volta dei diaconi don Patrick Pescialli da Cinisello Balsamo e Gioele Asquini di Gallarate, che diventeranno sacerdoti il prossimo 8 giugno e che esprimono entrambi la loro emozione per essere stati presso l’Arcivescovo nel servizio liturgico: «Davvero abbiamo potuto sperimentare cosa sia essere Chiesa insieme al nostro Vescovo, insegnando a noi stessi e ai ragazzi a pregare meglio. L’Arcivescovo ci ricorda di non avere paura di essere felici».

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