Domenica 25 aprile si celebra la 58ª Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni. I Servizi diocesani per la Pastorale giovanile e Pastorale scolastica propongono un momento speciale di preghiera e incontro. I 18/19enni, i giovani e i loro educatori potranno porsi in ascolto del professor Franco Nembrini e poi in dialogo con l’Arcivescovo. In particolare i maturandi potranno confrontarsi sulla vocazione quale esperienza che si vive insieme, «a due a due» appunto: per scoprire se stessi è infatti importante essere accompagnati da adulti significativi: un sacerdote, un professore, un educatore.
«Diventare adulti non è facile. Le persone intorno a te si fanno delle aspettative e man mano che cresci alzano il tiro, a volte sfiorando l’impossibile. Questo spesso porta a stress e insicurezza, in particolare quando si parla del proprio futuro».
“Il problema che ho sempre portato avanti, sin da quando ero piccola, è quello di non riuscire a prendere delle decisioni in determinate situazioni, i miei genitori spesso parlavano per me, si esprimevano al posto mio come se sapessero cosa volevo dire. Parlare di futuro per me è molto difficile, non ho mai voluto rifletterci. Dante per fortuna era accompagnato da Virgilio, io per ora non ho ancora scoperto la persona che possa davvero accompagnarmi».
«A questo punto degli studi la domanda che si pongono tutti i miei coetanei è: “Cosa farò dopo la maturità?”, la risposta che mi sorge spontanea è: “Non lo so!”. Questa risposta, che può sembrare frettolosa, può essere invece una provocazione. Il momento difficile che stiamo vivendo non mi aiuta ad avere le idee chiare su come organizzare il mio futuro».
Questi alcuni frammenti tratti dagli scritti dei maturandi provocati da alcuni passi della Divina Commedia e dalla domanda su “Chi ci accompagna nelle nostre scelte?”. A scuola, come nei cammini di fede nelle parrocchie, i giovani si sono interrogati a partire dal rapporto speciale tra Dante e Virgilio. «Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita»: in questa selva oscura Dante si è perso, comincia il suo viaggio tentando di uscire da solo dall’impaccio, vede una luce dietro una collina e cerca di salire. Il suo cammino però è impedito da tre animali selvatici, tre fiere, che rappresentano la cupidigia, la superbia, la lussuria: sono tre ostacoli che lo fanno di nuovo cadere in basso. Proprio mentre precipita, Dante intravede la figura di una persona: è Virgilio. A lui si affiderà per farsi guidare nel suo viaggio, per salire «il dilettoso monte ch’è principio e cagion di tutta gioia».