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Ucraina

Scaglione: «Nessuna svolta decisiva per la pace»

«Considerati gli elementi di forte e crescente tensione anche sul fronte diplomatico, viene da pensare che l’unica svolta vera possa venire dal campo di battaglia»

di Alberto Baviera Agensir

19 Aprile 2022
Foto Ansa / Sir

«In questo momento, non solo essendo falliti tutti i tentativi diplomatici – anche quelli esterni alle parti in causa – ma considerati anche gli elementi di forte e crescente tensione su questo fronte, viene da pensare che l’unica svolta vera possa venire dal campo di battaglia. Forse solo di fronte a un progresso significativo sul campo di una delle due parti il meccanismo della trattativa potrebbe rimettersi in moto. Al momento, purtroppo, non si vede altro che una soluzione militare al conflitto; all’orizzonte non vedo svolte così decisive da imporre la pace». Così Fulvio Scaglione, per anni corrispondente da Mosca, commenta la fase attuale dell’invasione russa in Ucraina, che ormai ha superato i 50 giorni.

Le sorprese

Il giornalista individua alcuni elementi di sorpresa analizzando le oltre sette settimane di conflitto: «Siamo tutti abbastanza sorpresi dal fatto che la guerra stia durando da così tanto tempo e le previsioni che vengono fatte, essendo ormai palesemente tramontate le ipotesi di un accordo tra russi e ucraini, sono di un prolungamento del conflitto. Fonti americane parlano di tutto l’anno», spiega Scaglione, tracciando «un bilancio pessimistico».

La seconda sorpresa è dovuta al fatto che «la Russia resiste alle sanzioni, ma l’Ucraina resiste alla Russia. In molti avevano pensato che i provvedimenti contro la Russia avrebbero avuto un effetto maggiore e rapido. Allo stesso tempo si pensava che la potenza militare russa avrebbe messo maggiormente in crisi le difese ucraine». Inoltre, meraviglia il cambio di strategia dei russi che «all’inizio hanno optato per una guerra di movimento per poi riorientare i propri schieramenti per una fase di maggiore staticità con bombardamenti rivolti più alle infrastrutture produttive, agli aeroporti e alle stazioni che alle installazioni militari».

Attacco al Donbass

«Pare sia in vista un’offensiva massiccia nel Donbass», conferma Scaglione, sottolineando che «viene annunciata dando all’avversario tempo e modo di organizzarsi e preparare le difese». In questo «tempo di attesa», prosegue il giornalista, «l’affondamento dell’incrociatore missilistico Moskva ha aggiunto surrealismo a una situazione già abbastanza surreale». Scaglione ribadisce che «della realtà profonda di questa guerra sappiamo molto poco, meno di altre, per esempio di quella in Siria». Ciò riguarda, per esempio, lo stesso affondamento dell’incrociatore che «nasconde qualche aspetto che le parti non dichiarano per evidenti ragioni. Sembra abbastanza difficile che gli ucraini abbiano potuto affondarlo con i loro mezzi antinave, con missili Neptune che sono considerati vecchi e poco efficaci tanto che qualche giorno fa il premier britannico Boris Johnson aveva promesso agli ucraini degli armamenti antinave più moderni e insidiosi». «Dentro a questa guerra – continua nell’analisi – ci sono dei movimenti di intelligence, di fornitura di armi, di contatti tra l’intelligence ucraina e quella dei Paesi occidentali di cui non siamo a conoscenza». «Esattamente come non conosciamo quello che succede nella “pancia” del Cremlino”, aggiunge. Il riferimento è alle «voci del siluramento del ministro della Difesa, Šojgu, un intoccabile fino all’inizio della guerra» e all’istituzione del «coordinamento unico per tutta l’operazione militare che è stato affidato al generale Alexander Dvornikov, un veterano della guerra in Siria». Per Scaglione «è strano che non ci fosse un comando unificato della spedizione russa e che sia stato istituito dopo un mese e mezzo di guerra».

Insomma, «dopo 50 giorni dall’inizio, di questa guerra sappiamo molto meno di quello che crediamo di sapere dei suoi meccanismi reali». Sul terreno diplomatico, infine, «l’ingresso che sembra ormai prossimo di Svezia e Finlandia nella Nato è destinato sicuramente a buttare benzina sul fuoco tra Russia e Occidente».

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