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La storia

Domenica, da 38 anni a Corvetto: «La mia giornata tra amicizie e nostalgia»

«Quando sono arrivata qui non c’era niente, ora ci sono vetrine, negozi, il supermercato - racconta -. Però prima ci conoscevamo tutti ed eravamo una grande famiglia»

di Annamaria BRACCINI

23 Novembre 2025
Uno scorcio del quartiere   (Foto IPA-agency.net)

«Mi chiamo Domenica e abito a Milano da 57 anni, qui al Corvetto da 38». Ha una voce giovane, squillante e senza incertezze, nel raccontare tutto d’un fiato la sua «piccola storia» che, da quasi 4 decenni, si intreccia con quella del quartiere dove vive in una delle vie più famose della zona, tra i palazzoni grigi alti 16 piani e l’erba che, pur in modo disordinato, cresce nonostante tutto.     

«Mio suocero ha preso tutta la nostra famiglia e siamo andati in Piemonte, a Borgosesia, in provincia di Vercelli. Tuttavia, mio marito non si è trovato bene con il lavoro e pensavamo di tornare a Taranto, ma avendo un fratello a Milano siamo venuti in città. Mio marito lavorava in viale Cassala – lo ha fatto per 40 anni – e abitavamo in via Solari. Poi, dopo lo sfratto, abbiamo trovato casa al Corvetto e oggi sono sempre qui», dice Domenica, indicando le tante foto incorniciate alle pareti che ritraggono le due figlie, i quattro nipoti e i due pronipoti.

Il pensiero torna al suo amato quartiere che, però, «non è più quello di prima, quando ci conoscevamo tutti ed eravamo una grande famiglia», spiega buttando uno sguardo al piccolissimo terrazzino da cui si vede il profilo lontano della Milano del moderno skyline. «Quando siamo arrivati qui non c’era niente, con la metropolitana da anni si va in centro in pochi minuti, ci sono vetrine, negozi, il supermercato. Da questo punto di vista va meglio, ma oggi c’è anche troppa sporcizia sui marciapiedi e per le strade che non vengono disinfettate: questo mi spiace. Oltre via dei Cinquecento – una delle lunghe arterie che attraversano il quartiere – non tagliano nemmeno l’erba. La Milano di prima, dicevano e avevano ragione, era un gran Milan, ora meno».

E sono diminuite anche le amicizie che Domenica ricorda con la nostalgia nella voce e avendo accanto «la Rosetta che ho conosciuto il primo giorno che sono arrivata in questo caseggiato»: «Un po’ di amici sono morti: siamo rimasti in pochi, tanti sono stranieri e non li conosco, altri sono andati via perché l’affitto, che qui si paga rispetto al reddito, è troppo aumentato. Pagavo 400 euro al mese di affitto quando era ancora vivo mio marito e ora, con una pensione di reversibilità, pago lo stesso, ma entrano in casa meno soldi. Comunque vado avanti…». 

E così torna il sorriso sul viso di Domenica, che porta i segni di una vita intensa vissuta senza risparmiarsi, crescendo la famiglia, stando accanto al marito, fino all’ultimo suo periodo di vita trascorso sulla sedia a rotelle, dopo due ictus. «Le amicizie sono sincere: qui mi conoscono tutti e mi piace chiacchierare. Che devo fare? Oggi sono sola. Mia figlia lavora, torna la sera e va al lavoro la mattina presto. Allora io mi alzo, mi lavo, faccio colazione e infilo la porta, vado al bar con le amiche, bevo il caffè e torno a casa quando voglio. Ogni mattina, ma in fondo è bello così». 

 

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